Referendum dell’8 e 9 giugno senza quorum: l’affluenza si ferma a poco più del 30%, dopo la seconda giornata di votazione per i cinque quesiti abrogativi su lavoro e cittadinanza. I 61.591 seggi in tutta Italia sono stati riaperti questa mattina alle 7 e chiusi alle 15. Tra l’altro, ricorda l’Agenzia Dire, si è votato anche nei 13 Comuni sopra i 15mila abitanti per i ballottaggi e nei 7 Comuni al primo turno in Sardegna.
Oltre 50mila sezioni scrutinate
I dati relativi a oltre 50mila sezioni scrutinate parlano già chiaro. E certificano il fallimento del referendum 2025, visto che appunto si è recato alle urne poco più del 30% degli aventi diritto e non il 50% +1, minimo necessario a sancirne la validità. Lo si apprende dal sito del ministero dell’Interno, dove i numeri sull’affluenza arrivano in tempo reale.
Al centro della consultazione c’erano i quattro quesiti relativi alla disciplina del lavoro e il quinto sulla cittadinanza per stranieri residenti. Nonostante la portata dei temi, il traguardo del quorum appare così molto distante ben prima della fine dello scrutinio delle schede. Oltretutto, per la prima volta è stato introdotto il voto fuori sede per chi si trova lontano dal Comune di residenza per studio, lavoro o motivi di salute, a condizione che fosse stata fatta richiesta entro le scadenze previste.
Polemiche in arrivo
Adesso aspettiamoci una serie di nuove polemiche politiche sul risultato fallimentare del referendum dell’8 e 9 giugno, che però mostra ancora una volta tutte le difficoltà dell’istituto in sé a far breccia nel cuore degli italiani, anche quando si tratta di temi sensibili come in questo caso. Fermo restando che la richiesta del quorum prevista dalla Costituzione attesta di fatto la possibilità per i cittadini di non recarsi alle urne, manifestando a priori il proprio disinteresse per i quesiti proposti dal referendum.
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