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Reggi in Fondazione è un problema alle soglie del ballottaggio? Caro Foti, chi è causa del suo mal…

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Roberto Reggi e nel riquadro Tommaso Foti

Roberto Reggi non è uno che passa inosservato già di suo. Personalità prorompente, gestione del potere da master politico di altissimo livello. E se dopo anni di governo locale (sindaco dal 2002 al 2012, grande elettore di Dosi, primo cittadino fino al 2017) e di incarichi nazionali (direzione del Demanio fino al 2018), lo metti a fare il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, oppure comunque avalli o accetti che lì vada, il problema te lo sei creato tu.

Foti e l’aquila reale

“L’idea di qualche anima bella del centrodestra era che se Reggi avesse avuto la presidenza della Fondazione a un anno dalle elezioni comunali, si sarebbe accontentato. Se ne sarebbe stato tranquillo nei lussuosi salotti di palazzo Rota Pisaroni, fuori dai giochi politici cittadini. Niente di più sbagliato. È stato come pretendere di chiudere un’aquila reale in un gabbia dorata per canarini. Dopo un secondo la gabbia non c’era già più, divorata fino all’ultimo bullone. E l’aquila reale volava famelica sui tetti di Piacenza. Insomma, svegliarsi adesso forse è un po’ tardi…”. Commenta così un attento osservatore della politica piacentina il post dal titolo “Piacenza. Elezione sindaco: giochi pericolosi”, che ieri mattina l’onorevole Tommasi Foti, deputato di Fratelli d’Italia e leader del centrodestra ha pubblicato su Facebook.

 

Qualcosa in più…

Forse nella lettura di Foti c’è qualche smagliatura propagandistica, magari pure nel tentativo di auto-assolvere se stesso e Patrizia Barbieri su questa nomina di Reggi. Ma soprattutto manca un passaggio chiave. È stato proprio grazie al suo insediamento in Fondazione, che Reggi è tornato il padrone del Pd piacentino. La presidenza in via Sant’Eufemia quantomeno l’ha riaccreditato agli occhi dei maggiorenti del Partito democratico, che poi avrebbero dato il via libera all’ambizioso disegno Fondazione-Pd-Comune di Piacenza.

Un disegno che ricorda qualcuno nel febbraio scorso è passato con disinvoltura attraverso la celebrazione del congresso locale con l’elezione alla segreteria provinciale e cittadina dei fidi Carlo Berra e Renza Malchiodi. Senza dimenticare l’incidentale, concomitante e rocambolesca scelta di Katia Tarasconi al posto di Massimo Castelli candidato in pectore del Pd prima del terremoto giudiziario che l’ha messo fuori gioco. “Il risultato di questa operazione oggi è alla luce del sole. Senza Reggi in Fondazione, senza il suo appoggio, probabilmente Katia Tarasconi non sarebbe la candidata a sindaco di Piacenza giunta al ballottaggio per il centrosinistra”, riflette un’altra esperta di cose piacentine.

Da Sforza a Cugini

Ma il post di Foti ha anche un altro scopo oltre a dire che il re è nudo. Quello di provare a innescare un domino che porti a far cadere in pezzi il progetto di Reggi nelle urne del ballottaggio del 26 giugno per mano degli elettori piacentini. La manovra è articolata, alla luce dei mancati apparentamenti formali di Liberali-Terzo Polo e di Alternativa per Piacenza, per sostenere rispettivamente Patrizia Barbieri e Katia Tarasconi con tutti i crismi dell’ufficialità.

Nella serata di ieri è stato divulgato infatti dai lidi del centrodestra un lungo comunicato di Patrizia Barbieri che punta il dito contro Corrado Sforza Fogliani, reo di non essere disponibile al dialogo con il centrodestra. Secondo il sindaco uscente, sarebbe stato il candidato dei Liberali-Terzo Polo a non averle mai concesso un appuntamento, ponendo ogni volta nuovi ostacoli al dialogo. Sforza ha già risposto con un tweet altrettanto duro.

Come sottolineato, stasera si terrà l’assemblea dell’Associazione Luigi Einaudi. In sostanza dovrà decidere se dare un’indicazione di voto agli oltre 3mila elettori che il 12 giugno hanno dato a Sforza l’8,3% dei consensi. E il combinato del post di Foti e del comunicato di Barbieri è un chiaro tentativo di stoppare le simpatie per Tarasconi e indirizzare il voto verso il centrodestra, facendo balenare davanti agli occhi dei liberali il drappo rosso del Pd tenuto ben saldo nelle mani di Reggi, che come si sa è comunque uomo ben stimato da Sforza.

D’altro lato, il post di Foti e il comunicato di Barbieri guardano anche al mondo del centrosinistra. Ai vertici di Alternativa per Piacenza, guidati dal candidato sindaco Stefano Cugini (10,7%, più di 4mila voti) che a loro volta, dopo il no di Tarasconi all’apparentamento formale, non hanno ancora dato indicazioni di voto ufficiali ai loro elettori per il ballottaggio. Insomma, anche in questo caso la speranza è che sventolare la bandiera di Reggi sopra i vessilli della Tarasconi possa avere effetti negativi per quest’ultima nelle urne di domenica prossima.

Bevitori e poeti

E Reggi come ha risposto al post di Foti? Colui che non più tardi di un mese fa per celebrare il suo primo anno alla presidenza della Fondazione si è auto-definito un potere forte, naturalmente non poteva stare zitto. Interpellato dal quotidiano Libertà sulla tesi che il Pd attraverso di lui controlli la Fondazione (nell’articolo si sottolinea come “per statuto deve essere gestita salvaguardandone l’indipendenza dai partiti”) e su chi la sostiene, Reggi gli ha consigliato “di bere di meno”. Un modo caustico, scrive il giornalista Marcello Pollastri, “di negare categoricamente che la sua gestione dell’ente di via S. Eufemia possa essere catalogata con la targa di un partito (al quale, per la cronaca, non è più iscritto dal 2018)”.

Che dire, accendere i riflettori al massimo sul rapporto tra Reggi e il Pd a tre giorni dal voto sarà stata una mossa azzeccata o disperata? L’unica cosa certa è che la risposta anche a questa domanda arriverà dal responso delle urne. Se Patrizia Barbieri si confermerà alla guida di palazzo Mercanti, a Foti andrà riconosciuto il merito di aver sollevato il problema ad alta voce. Se invece il 26 giugno vincerà Katia Tarasconi col sostegno di Reggi, al deputato piacentino si potrà recitare solo l’adagio ispirato dai versi danteschi “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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