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Rinnovabili: dal fotovoltaico all’eolico un altro anno sprecato

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Fonti rinnovabili: il paradosso italiano è servito. Basta pensare a ‘O sole mio oppure a ‘O paese d’ ‘o sole, grandi classici della canzone napoletana: quello che nel mondo è considerato per antonomasia “il Paese del sole” arranca nell’installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.

Il quadro europeo

Secondo il report 2021 di SolarPower Europe (Spe), l’Italia ha attivato nuovi impianti fotovoltaici per 0,8 GigaWatt (GW), mentre altri grandi Paesi europei hanno fatto molto di più. La Germania, per esempio, l’anno scorso ha messo in produzione 5,3 nuovi GW e la Spagna 3,8. Meglio di noi hanno fatto anche anche Paesi Bassi (3,3 GW), Polonia (3,2), Francia (2,5) Grecia (1,6) e Danimarca (1,2).

L’Italia rischia così di perdere il secondo posto europeo per potenza fotovoltaica installata. Oggi con 22 GW il nostro Paese è dietro solo alla Germania, che non ha il sole italiano ma con 59,9 MW è uno dei big del settore. Nello scenario di Spe, basato sui progetti in fieri, entro il 2025 saremo superati infatti da Spagna, Paesi Bassi, Francia. E già oggi per capacità fotovoltaica pro-capite il nostro Paese è solo decimo in Europa (364 Watt per abitante). 

Anche gettando lo sguardo sull’andamento degli impianti basati su altre fonti rinnovabili, come eolico o idroelettrico, le cose non vanno per il verso giusto. In complesso, stavolta per il report dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, nel 2021 sono stati installati 1,351 GW di nuova capacità rinnovabile. Di questi, 0,935 GW di fotovoltaico (qualcosa in più dello 0,8 di Sep), 0,404 GW di eolico (per WindEurope l’Italia non è nemmeno nei primi 10 Paesi europei) e solo 0,11 GW di idroelettrico.

Dati deludenti

La capacità totale di energia rinnovabile italiana è arrivata così a 60,58 GW, il 2,2% in più rispetto al 2020. Si tratta di un andamento deludente, tanto che gli esperti di Energy&Strategy parlano senza timori di “un altro anno sprecato per l’Italia”.  Le fonti rinnovabili rappresentano “una grande opportunità per la competitività del nostro Paese”, ha affermato Davide Chiaroni, condirettore di Energy&Strategy. Porterebbero l’Italia a “una drastica riduzione della propria dipendenza energetica”, emersa drammaticamente con la guerra in Ucraina. E il nostro Paese “potrebbe anche raggiungere livelli molto competitivi del costo dell’energia, grazie alla disponibilità di risorse come sole e vento”.

Obiettivi ambiziosi

Nel Piano per la transizione ecologica il governo si è dato l’obiettivo di arrivare ad almeno 125 GW di capacità rinnovabile entro il 2030, più del doppio dell’attuale. Per riuscirci, secondo Energy&Strategy serve un tasso di crescita su base annua almeno quadruplo per l’eolico (dagli 0,38 GW del 2021 a circa 1,75 GW) e moltiplicato per sette nel fotovoltaico (da 0,73 a 5,6 GW).

Il Pnrr non basta

In questo caso gli investimenti necessari sono nell’ordine dei 40-50 miliardi di euro nei prossimi otto anni, senza considerare quelli necessari per gli accumuli di energia e per potenziare le infrastrutture di rete. Il Pnrr può dare un contributo, ma più sul piano delle regole che economico: le risorse messe a disposizione per le rinnovabili sono 6 miliardi di euro complessivi, spiegano da Energy&Strategy, di cui 2,2 miliardi per lo sviluppo delle comunità energetiche e poco meno di 2 per il biometano.

L’ostacolo burocrazia

Per rendere possibili i 125 GW al 2030 occorre poi semplificare nettamente gli iter burocratici: da un lato per le autorizzazioni dei nuovi progetti, e dall’altro per l’accesso agli incentivi. Il tutto anche per creare le condizioni affinché il settore finanziario sia disponibile a investire nelle rinnovabili in Italia come sta facendo a pieno ritmo nel resto d’Europa. E allora sì che potremo tornare ad essere a pieno titolo ‘O paese d’ ‘o sole.

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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