Sui colli piacentini c’è un locale che fa sentire a casa, accolti in una dimora curata e dall’ospitalità d’altri tempi: il Ristorante Da Giovanni. Un luogo dove la cucina è quella della tradizione e della festa, ma anche della ricerca incardinata su prodotti straordinari. E dove varcata la soglia torna alla mente il grande Mario Soldati, quando scriveva: «Si avvicina l’epoca in cui soltanto pochi privilegiati cucineranno da sé, e mangeranno in casa», nel classico Vino al vino, più che un libro di enogastronomia un capolavoro di antropologia culturale, costume e critica enologica del Bel Paese.
Un buen retiro
A Cortina di Alseno non si passa per caso, e se si fa tappa nel buen retiro della famiglia Besenzoni si va a colpo sicuro. Un “fuoriporta” anche per le festività pasquali, complice il contesto bucolico per piacevoli passeggiate e tappe nei vicini borghi di Vigoleno e Castell’Arquato.
60 anni di storia e innovazione
Il prossimo anno il Ristorante Da Giovanni festeggia il 60° anniversario: un’avventura giunta alla terza generazione, partita come osteria e rivendita con Giovanni e Carolina, i genitori del patron e vero anfitrione di casa Renato Besenzoni.
Lo stile dissimula raffinatezza con un’accoglienza cerimoniosa ma non ingessata, cordiale, pronta alla battuta e all’ironia. Eleganza e discrezione non impediscono ai titolari – insieme a Renato, in sala il figlio Nicola – di far sentire gli ospiti coccolati dall’inizio alla fine. Encomio meritato per il rodatissimo gruppo di camerieri, distinti e premurosi, che hanno fatto loro il motto: “Avere ospiti è farsi carico della loro felicità nel tempo in cui sono a casa tua”.
Da Giovanni in tavola
Le certezze in ogni caso vengono dalla cucina, ispirata alla tradizione ma con attenzione a ricette di pesce: è il regno della signora Teresa, moglie di Renato, con la figlia Gaia e la brigata di preziosi collaboratori. Qui si tramandano alcuni piatti intramontabili, in carta da sempre (tortelli, i pisarei e fasò antica ricetta, l’anatra muta, il dolce freddo al croccante di mandorle…).
In tavola arriva il benvenuto della cucina: durante la mia visita Halibut e rapa rossa per sentirsi subito coccolati, predisposti a scorrere un menù (qui lo stampano diverso ogni giorno) da acquolina in bocca. Serve un consiglio? Renato sa interpretare perfettamente i gusti di chi ha davanti.
Già gli antipasti impressionano: quaglia spadellata al porto con spinaci, castagne e mele, ovviamente salumi della tradizione, ma anche diverse proposte di pesce di primissima scelta sono solo alcuni dei piatti di apertura.
I primi sarebbero da provare tutti: mi butto (e cado in piedi!) su cappellacci ripieni di gustoso vitello stufato, dove una riduzione di arrosto completa perfettamente il piatto. Provo anche i tortelli piacentini: il ripieno di ortica stufata e ricotta nostrana è di delicatezza rara; perfetta la sottilissima sfoglia e magistrale la cottura capace di far apprezzare anche quello che per alcuni è tasto dolente, cioè la chiusura della “caramella”.
Va provata l’anatra (materie prime selezionatissime e perizia esemplare nella cottura che la fa risultare croccante il giusto nella saporita pelle, ma anche succulenta nelle carni). Standing ovation per il filetto di vitello avvolto in pancetta (nostrana, serve dirlo?!) riduzione di Sherry, broccolo e cavolo giallo che completano in consistenza e gusto il piatto, bilanciandone quanto basta la meravigliosa morbidezza.
La Carta dei vini
Sono ormai più che rari i locali dove la cantina permette di andare a ritroso nel tempo tra pregiate vecchie annate: bene, quella che al Ristorante Da Giovanni ha concepito il patron Renato molti anni fa è così. Oggi continuamente ampliata e rinnovata da Nicola, degno erede del padre e generoso di graditi consigli, ha uno sguardo attento ai grandi vini e al territorio piacentino con un’ampia selezione internazionale. Ricarico medio assolutamente onesto. Cantina emblema, insomma, di una realtà con solide radici che sa ben guardare al futuro.
Star bene senza strafare
La sorpresa finale
Che altro dire: buona Pasqua!