Sacchetti bio: la querelle scatenata contro la norma che obbliga al pagamento dei sacchetti compostabili per frutta e verdura continua. Adesso il Governo annuncia che non è contrario alle buste portate da casa dai consumatori per utilizzarle negli esercizi commerciali. Ma solo se sono buste monouso.
“Il riutilizzo dei sacchetti determinerebbe infatti il rischio di contaminazioni batteriche con situazioni problematiche”, ha spiegato all’Ansa Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero della Salute. Il titolare dell’esercizio commerciale, ha aggiunto Ruocco, “avrebbe ovviamente la facoltà di verificare l’idoneità dei sacchetti monouso introdotti”.
E comunque niente sconti, ha confermato dal canto suo il ministero dell’Ambiente. Le buste prese al supermercato si devono pagare e “il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino”.
Sacchetti bio: dai 4 ai 12 euro
Questo il punto. Non osiamo pensare ai controlli da introdurre nei supermercati per verificare la verginità e la compatibilità ambientale dei sacchetti portati da casa. Ma forse ciò che incuriosisce di più della vicenda, e qualche sociologo ce lo potrebbe spiegare, è perché tutta questa isteria per un aumento del costo della spesa quantificato dai 4 ai 12 euro annui per famiglia.
Una questione di principio, con un costo da spostare sugli esercizi commerciali, che poi però in un modo o nell’altro lo ribalterebbero sempre sui consumatori? Una polemica scatenata contro il Pd, visto che ne produce in gran quantità anche la Novamont, guidata da Catia Bastioli, manager ritenuta vicina a Renzi?
Sacchetti bio: fanno bene all’ambiente
Polemiche più o meno sterili a parte (ci sono anche altri produttori in campo), e detto che le buste bio fanno bene all’ambiente, la questione sembra davvero un po’ strumentale, visto il costo dell’operazione. Ripetiamolo: 2 centesimi al sacchetto, dai 4 ai 12 euro annui. Una goccia nel mare degli aumenti che le famiglie italiane affronteranno in questo 2018. E allora non è male ricordarli. E qui sì che qualche vero motivo d’indignazione forse c’è.
Aumenti gas e luce: +5%
Da gennaio l’Autorità per l’energia ha ufficializzato gli aumenti di luce e gas per il primo trimestre 2018. La bolletta dell’elettricità cresce del 5,3%. Motivo? aumento dei costi produttivi (impianti idroelettrici a secco) e così dei prezzi all’ingrosso. Il gas, più caro in inverno, rincara invece del 5%. Totale: in media circa 80 euro in più per famiglia secondo i conti dell’Unione nazionale consumatori.
Autostrade al top
I pedaggi autostradali sull’intera rete secondo il ministero delle Infrastrutture salgono in media del 2,74%. Picco spropositato per l’Aosta Ovest-Morgex (+52,69%). Ma niente male anche gli aumenti di Milano-Serravalle (+13,91%) e Torino-Milano (+8,34%). Senza dimenticare la Strada dei parchi, da Roma all’Adriatico (+12,89%) e Autostrade meridionali (+5,98%).
Dai rifiuti alle banche
E per non farci mancare niente, ecco gli altri rincari calcolati in media dall’Adusbef. Circa 50 euro per la tassa rifiuti. Poco di più, 55 euro a testa, per i ticket sanitari. Oltre 155 euro tra aumenti delle tariffe degli artigiani e onorari dei professionisti. Poi ecco i costi in più per servizi postali (18 euro), bancari (38 euro) e per l’Rc auto (25 euro). In totale, si arriva così a quasi 1.000 euro in più che quest’anno usciranno dalle tasche delle famiglie italiane.
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