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Sicurezza: cara sindaco Tarasconi, Piacenza non può più aspettare e chiede cose concrete

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Sicurezza a Piacenza: dopo i fatti più eclatanti degli ultimi giorni – stupro in via Scalabrini, rissa in Largo Battisti, l’altra sera tentata violenza sessuale sullo stradone Farnese – non sarà il caso di fare il punto, tralasciando le strumentalizzazioni dal sapore elettorale? Il sindaco Katia Tarasconi in un comunicato di ieri ha parlato della necessità di azioni incisive e ad ampio raggio; per le quali, aggiungiamo noi, nel campo della sicurezza non ha certo brillato chi l’ha preceduta, vista la situazione odierna. Ci proponiamo allora sommessamente di offrire qualche suggerimento concreto per cominciare a cambiare le cose.

Le forze in campo

Da quanto è dato sapere, la polizia municipale di Piacenza ha in forza circa 110 agenti, dei quali una quarantina seduti in ufficio. Il che significa una settantina sulle strade, vero? Ma vanno ripartiti in turni, mica lavorano 24 ore al giorno. Diciamo tre turni da otto ore? Meglio quattro da sei? Togliamo qualche permesso sindacale, qualche legge 104, qualcuno in ferie o in malattia. Togliendo un 20%, parliamo di poco più di 50 “vigili” ripartiti in quattro turni e cioè una ventina di agenti in servizio di pattuglia. Li vediamo? 

Senza indulgere all’adagio tutto piacentino che se sta piovendo, puoi anche parcheggiare un camion sotto il cavallo di Alessandro e sei sicuro che nessuno ti multerà, tanti agenti tutti assieme li vediamo solo quando si celebrano i caduti o per il 25 aprile. Due sul mercato, due in moto sulla via Emilia, due o tre davanti alle scuole quando escono i bambini… e gli altri?

Allora, al di là dei servizi straordinari delle forze di polizia disposti nella riunione di ieri del Comitato per l’ordine e la sicurezza in Prefettura, guardiamo avanti: dato che la nuova amministrazione Tarasconi sta pensando ad assunzioni di massa (pare circa 130 persone), non sarebbe il caso di partire al più presto da una corposa iniezione di giovani agenti negli organici della polizia municipale?

Carabinieri e poliziotti

A Piacenza abbiamo anche stazioni dei carabinieri e una faraonica Questura. Per motivi di sicurezza non sapremo mai quanti ci lavorano con precisione: diciamo almeno altri cento per istituzione? Se anche per loro facciamo lo stesso ragionamento (20% assente, quattro turni da sei ore…) dovremmo anche in questo caso trovare in giro, di pattuglia, una ventina di carabinieri e altrettanti poliziotti.

Quanti ne vediamo? Due carabinieri in Tribunale, due sul Corso quando c’è il passeggio, due a un posto di blocco a Montale. Poliziotti ancora meno, ma siccome spesso sono in borghese, sono più difficili da identificare. Certamente, in un giorno di lavoro normale, 40 rappresentanti delle forze dell’ordine statali non si notano neppure quando è in corso una caccia all’uomo.

Forcaioli no, ma…

Li vorremmo? Forse una città militarizzata sarebbe meno vivibile, per carità. Nessuno vuol essere circondato dalle forze dell’ordine. Ma dal troppo al quasi niente ce ne corre, no? Senza essere forcaioli, viviamo in una città che detiene quasi il record di extracomunitari. Nessun accenno al razzismo: sono uguali a noi, ma vanno integrati sul piano sociale.

Intanto però le bande di giovani nordafricani, le gang dei sudamericani o quelle miste, spesso senza permesso di soggiorno e al centro di episodi non solo di microcriminalità, sono un problema che per i piacentini è diventato quotidiano; un’emergenza da risolvere con decisione, senza aspettare che ci scappi il morto. E sappia, signor sindaco, che molti di questi stranieri, lungi dall’essere ammirati dal nostro Stato di diritto, ci irridono dicendo: “A casa nostra se sgarriamo ci buttano in galera e gettano la chiave. Processo? Quale processo. Da voi, il giorno dopo siamo liberi…”.

Slum vecchi e nuovi

Non pretendiamo pene esemplari, uno Stato di polizia, o un sindaco sceriffo: spesso sono rimedi peggiori del male. Chiediamo solo un minimo di rispetto e applicazione delle regole: che i giudici non rilascino il giorno dopo il reo; che in giro, soprattutto negli slum dalle parti di via Roma, via Pozzo, alla stazione, ci sia un controllo notturno anche a turno tra carabinieri, polizia e polizia municipale; che più forze pattuglino la zona della Farnesiana, che facciano qualche giro in piazza Cavalli o dalle parti di Barriera Genova e in periferia anche dopo le nove di sera. Sempre, e non solo per qualche settimana in via straordinaria o emergenziale.

Dalla tempestività alla prevenzione 

Occorre riconoscere, come emerge dagli ultimi accadimenti, che l’intervento delle forze dell’ordine è molto tempestivo ed efficace, tanto che hanno sempre assicurato i presunti colpevoli alla giustizia. Però non basta: occorre prevenire partendo subito da deterrenti ben più incisivi. Dare alla città un maggior senso di sicurezza percepita. Vedere qualche gazzella anche nelle strade più buie e meno frequentate di Piacenza non è proprio possibile? Non ci sembra difficile, né ci pare di chiedere molto, signor sindaco. E speriamo di non essere anche stavolta una “vox clamantis in deserto”.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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