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Stranieri a Piacenza: perché non istituire un assessorato all’integrazione?

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Stranieri a Piacenza: i conti sono presto fatti. Se in provincia si parla di un’incidenza superiore al 15%, in città siamo vicini se non sopra al 20. Caratteristiche che pongono il capoluogo emiliano in prima fila non solo su scala regionale. E il dato è ancor più eclatante se si guarda al parterre multietnico degli stranieri presenti, che arrivano, lo si può ben dire, da tutte le parti del mondo: Balcani ed Est Europa, Asia ed Estremo Oriente, Sud America e naturalmente Africa, dal Maghreb al resto del continente.

Chi conosce chi?

Sono elementi portati alla luce anche in senso prospettico dalla Provincia di Piacenza in un report sulla popolazione del territorio al 2042, dove quella di origine straniera gioca un ruolo da protagonista. Ma quanto sappiamo di loro, che incontriamo quotidianamente in ogni dove e sono attivi in tanti contesti, dai servizi pubblici, vedi la sanità, all’artigianato e al commercio, alla tanto vituperata logistica? E quanto loro stessi sanno l’uno dell’altro? Diciamoci la verità, poco. E diciamoci la verità anche su un altro fronte: spesso i temi della sicurezza vengono associati alla presenza degli stranieri, collegandoli a volte in modo un po’ grossolano, perlopiù a causa di qualche scheggia impazzita che comunque da quelle comunità in generale proviene.

Guardando infatti agli stranieri che vivono a Piacenza, in molti casi parliamo di comunità strutturate, con associazioni e referenti, sul piano sociale, culturale e anche religioso. E allora perché non farle sedere attorno a un tavolo e aprire un vero dialogo, per ascoltarle, conoscerle, aiutarle a capire meglio quelle che sono le nostre leggi e le nostre regole, fatte di diritti ma anche di doveri sociali e individuali, spesso dimenticati pure da noi?

Insomma, forse sono maturi i tempi per riflettere su un processo di accoglienza, integrazione e inclusione sociale, economica e culturale, che mai si è visto prima come una necessità così attuale, a maggior ragione sul piano demografico. Una necessità che cresce di giorno in giorno per la Piacenza del futuro: basta andare all’uscita di una scuola per vedere chi attende i più piccoli ai cancelli, o passeggiare in città a ogni ora del giorno.

I buoni frutti

Chi potrebbe farsi carico di un’iniziativa del genere con le dovute risorse? Non ci sono dubbi. Guardiamo in primis al Comune di Piacenza e alla Provincia. Perché allora non istituire un vero e proprio assessorato all’integrazione, nell’uno e nell’altro caso, che dialoghi con le comunità straniere a tutti i livelli? Certo, sarebbe una sfida imponente, perché si tratta di temi che attraversano tutto il novero della convivenza civile. Ma sarebbe almeno un punto di partenza, politicamente molto pragmatico, cercando la collaborazione di tutti; anche di chi nel volontariato, nel mondo della scuola e del lavoro affronta quotidianamente questi problemi, a partire dalla formazione propedeutica all’entrata nella vita lavorativa a tutti i livelli.

Si dirà, quello dell’integrazione degli stranieri è un processo naturale, scontri e tensioni sono nell’ordine delle cose, e cercare di controllarlo e incanalarlo non è facile e magari nemmeno giusto. Di sicuro le difficoltà sarebbero tante e il rischio è quello di aggiungere altra burocrazia o nuove inutili cabine di regia. Tuttavia, perché un albero dia buoni frutti va curato come si deve. E oggi questi frutti Piacenza non li coltiva.

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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