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Sud: dall’oro dei Borbone alla ricetta di Briatore

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Il mare di Otranto e nel riquadro Flavio Briatore

Sud: “Quando il regno di Napoli era come la Germania”. No, non è una battuta. È un titolo del Sole-24 Ore. Nell’articolo del 2012 si dava conto dello studio di Stéphanie Collet sull’unificazione monetaria italiana del 1862: la docente belga equiparava per liquidità e ricchezza il regno delle Due Sicilie alla Germania.

Sud: l’oro di Napoli

Altri studi non sono meno sorprendenti. All’Unificazione il rapporto debito pubblico/Pil del Meridione era del 16,5% (oggi l’Italia è al 130%). L’indice di industrializzazione della provincia partenopea nel 1871, dieci anni dopo l’Unità d’Italia, segnava l’1,44%, contro l’1,41% di Torino. La metà delle attuali riserve auree della Banca d’Italia sono ancora targate Borbone. Non solo. Gli enormi debiti del Regno di Sardegna, contratti per finanziare le guerre d’Indipendenza, fare l’Unità d’Italia e costruire un moderno sistema di ferrovie e strade in Piemonte, furono scaricati sul Regno d’Italia. Secondo alcuni studi Cavour si era trovato a un bivio, o dichiarare bancarotta o perseguire l’Unità. E tutti sappiamo cos’ha scelto.

Ma questo è avvenuto a scapito del Sud che, prima dell’Unità, era effettivamente prospero, con tasse basse e dazi elevati. Fino a Garibaldi il Meridione non conosceva l’emigrazione, che iniziò subito dopo. Quindi l’unificazione non è stata un affare per il Sud, che dal 1861 in poi ha visto continuamente calare le sue potenzialità di sviluppo. Insomma, l’attuale divario con il Nord ha avuto origine dall’Unità d’Italia.

La forbice si allarga

Quasi 160 anni dopo, passando per i fallimenti dell’Italia regia, fascista e repubblicana, va sempre peggio. Secondo la Cgia di Mestre tra il 2007 il 2015 la forbice si è allargata. Il Pil pro capite al Nord è salito a quasi 33mila euro e al Sud è sceso sotto i 18mila. Il tasso di occupazione 2016 era al 43,4%, mentre Nord e Centro erano rispettivamente al 65,9 e al 62%. E la disoccupazione? Quella del Sud era al 19,6%: 12 punti in più rispetto al Nord (7,6%) e 9 rispetto al Centro (10,4%). Insomma, ormai quasi una persona su due nelle regioni meridionali è a rischio povertà.

Sud: un nuovo modello

Che cosa potrebbe significare applicare il reddito di cittadinanza a questa situazione? Anche commentatori non leghisti semplificano: “Il Nord dovrà mantenere un Sud inefficiente e sempre più lontano dagli standard europei”. In sostanza, l’ennesima ricetta a base di assistenzialismo. E allora? La radice del problema, a nostro parere, è il modello di sviluppo che va totalmente ripensato.

Briatore dixit

Le parole di Flavio Briatore, intervenuto a “Non è l’Arena” di Massimo Giletti su La7, paradossalmente sembrano più illuminanti di tanti poderosi studi socioeconomici. E vanno al di là dell’esperienza negativa che ha fatto in Puglia, dove a Otranto voleva aprire il beach club Twiga. “Il problema è il Sud in generale, perché mancano le infrastrutture. Abbiamo un Paese con 7mila chilometri di coste, mentre la Francia ne ha esattamente la metà con 200mila posti barca in più”, ha spiegato Briatore. “Ma al Sud non si può fare. Quello delle barche è un turismo vero, un turismo ricco. Il turista straniero va dove conosce il brand. Non bastano le masserie, se si vuole alzare l’asticella bisogna migliorare le infrastrutture”.

Briatore sostiene che il Sud ormai abbia assorbito tutto il turismo italiano possibile. Mentre manca quasi completamente il turismo ricco e internazionale. Quello disposto a spendere, ma che vuole resort di lusso, strade, ferrovie, aeroporti efficienti e posti barca accessibili. Infine l’imprenditore cuneese se la prende con la burocrazia: “È la vera cancrena di questo Paese. I burocrati per far vedere che esistono, bloccano i lavori”.

Sud: turismo o acciaio?

Dire che la rinascita del Mezzogiorno debba passare dal turismo e dai servizi più che dall’industria sembra un’ovvietà. Come sembra un’ovvietà paragonarlo a un enorme giacimento petrolifero che non siamo in grado di sfruttare. Il Sud è clima, mare, natura, arte, cultura, enogastronomia e tanta energia pulita che si può ottenere dal sole e dal vento.

La Florida d’Europa

Con un mix così il Sud ha tutte le carte in regola per diventare la Florida d’Europa. Ma vanno eliminati criminalità organizzata e malgoverno. E vanno fatte infrastrutture rispettose dell’ambiente. Un libro dei sogni? Forse sì, ma solo così il Mezzogiorno potrebbe diventare “il buen retiro” dei ricchi pensionati inglesi, tedeschi e scandinavi, scalzando le mete di Spagna, Portogallo e Grecia.
È una sfida epocale sul tavolo di Salvini e Di Maio. Ce la faranno dove non è riuscita la Democrazia Cristiana (con la disastrosa Cassa del Mezzogiorno), Mussolini (col prefetto Mori e le bonifiche), Berlusconi e Renzi?

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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