Opinioni

Trump, il Covid-19 da fake news a emergenza: come sta l’America?

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(foto di Dominique A. Pineiro)

Trump si è svegliato e chiude l’America all’Europa. Da venerdì voli sospesi per 30 giorni dal vecchio continente. D’altra parte l’allarme dell’Oms sulla pandemia di Covid-19 e il continuo aumento dei casi americani non permettevano altri tentennamenti. Ad oggi il numero dei cittadini statunitensi risultati positivi al virus è arrivato a 1.019, con 31 decessi. Numero raddoppiato in appena tre giorni dato che sabato erano fermi a 500. I casi riguardano 38 dei 50 stati dell’Unione. Anche lo showbiz conta i primi infettati dal Covid-19: è notizia di ieri che l’attore Tom Hanks e la moglie sono positivi; e dopo il primo giocatore con il coronavirus, la Nba ha sospeso il campionato di basket.

Premesso che questa decisione sui voli sta ulteriormente affossando le Borse di tutto il mondo (compresa Wall Street), la domanda è questa: che cosa potrebbe succedere se i casi, com’è più che prevedibile, aumentassero in misura esponenziale come sta succedendo in Europa? Il problema è che chi sembra più impreparato a reagire è proprio il comandante in capo. Un Donald Trump impegnatissimo ormai nella campagna elettorale per la sua rielezione e che fino a pochi giorni fa aveva definito “fake news” le notizie sul Covid 19.

Il discorso sul coronavirus

Il blocco dei voli dall’Europa (Regno Unito escluso) annunciato dal presidente Usa non è che un pannicello caldo. È inutile che Trump definisca la pandemia “male straniero”. Ieri nel discorso alla nazione ha promesso massicci interventi di sostegno all’industria e l’estensione della copertura sanitaria per tutti. Ha criticato l’Europa per non aver agito in modo sufficientemente veloce. E ha sostenuto che i cluster Usa sono stati “seminati” da viaggiatori europei. “Abbiamo fatto una mossa salvavita con la Cina, ora dobbiamo intraprendere la stessa azione con l’Europa”, ha spiegato, elogiando la risposta “veloce e professionale” da parte degli Usa.

Il Congresso, nel quale si conta già il primo positivo, però non sembra convinto dal discorso del presidente. E chiede di dichiarare lo stato di emergenza nazionale e di utilizzare tutti i 40 miliardi di dollari disponibili nel fondo anti-calamità a disposizione della Fema, la Protezione civile americana.

Niente mappatura

Detto questo, oggi sappiamo che negli Usa non è stata disposta una mappatura di tamponi come in Cina, Italia e Germania. Per cui i mille casi scoperti potrebbero essere solo la punta dell’iceberg. E possiamo immaginare che una rapida diffusione di quella che da ieri si chiama pandemia porrebbe una seria ipoteca anche sulla rielezione di Trump, ridando fiato al democratico Joe Biden.
Al di là delle diatribe sull’abolizione dell’Obamacare, che di certo torneranno in campo, come si può conciliare lo slogan “America first” con un disastro che si prospetta di dimensioni epocali?

La forza dell’America

Val la pena ricordare però che gli States sono da sempre maestri di pragmatismo. E hanno risorse economiche e scientifiche praticamente illimitate. Nel momento in cui si rendessero conto di approssimarsi al disastro, basterebbe un ordine impartito dalla Casa Bianca per trasformare la sanità privata in pubblica, ancorché temporaneamente, dotandola di tutti gli strumenti necessari. Dipende solo da quando questo accadrà. Perché nella situazione attuale, senza voler essere profeti di sventura, non si può parlare di “se” ma di “quando” accadrà. E anche per Trump adesso il tempo stringe.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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