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Unione europea, ma quanto ci costi?

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La sede della Commissione europea a Bruxelles

L’Unione europea fa il pesce in barile o sta raschiando il barile perché è sull’orlo di una pericolosa crisi d’identità? Il senso di questa domanda è centrato anche sull’ultima questione che vede Italia e Francia su fronti opposti. Stiamo parlando dell’acquisizione dei cantieri d’oltralpe Stx/Saint Nazaire da parte della nostra Fincantieri. Un’operazione bloccata da Parigi, che non vuole la società italiana in maggioranza e ha nazionalizzato l’azienda. Ma il punto forte (o debole) della questione è un altro. L’arbitro, e cioè la Commissione europea, fa sapere che a suo parere l’operazione del governo francese “a una prima analisi” non si configura come un vietatissimo aiuto di Stato.

Macron e il de profundis europeo

A nostro parere invece gli euroburocrati di Bruxelles dovrebbero forse preoccuparsi per il loro futuro. Le 3 mosse recenti di Macron – incontro con i due leader libici, dichiarazione (poi smentita) di voler aprire hot spot in Libia e appunto nazionalizzazione dei cantieri Saint Nazaire – suonano un po’ come l’inizio di un de profundis per la Ue. Una serie di spallate del presidente francese che fanno il paio con un malcontento sempre più diffuso nei confronti di Bruxelles. E che spinge a chiedersi, al di là dei proclami di principio, se l’Unione europea così com’è sia utile ed equa nei rapporti con gli Stati membri. Oppure se vada riformata prima del suo naufragio tra veti incrociati e immobilismo. E allora cominciamo a fare un po’ di conti in tasca a Bruxelles.

Unione europea: il bilancio 2017

Partiamo da un dato certo: il bilancio 2017 dell’Unione europea vale 157,86 miliardi di euro come impegni di spesa, e 134,49 miliardi in pagamenti. Come verranno utilizzati? Per far fronte alla crisi migratoria e dei rifugiati e alla sicurezza dei cittadini sono disponibili circa 6 miliardi di euro. Quasi 75 miliardi serviranno a stimolare la crescita (che dovrà essere “intelligente e inclusiva”). Mentre per la crescita “sostenibile” ne saranno disponibili 58,58. Per raggiungere questi obiettivi il funzionamento delle istituzioni europee assorbirà “solo” 9,39 miliardi. 

Quanto ci costa l’Unione europea

Il leader della Lega Matteo Salvini afferma spesso “ogni anno diamo 20 miliardi all’Europa e ne recuperiamo poco più di 8”. Ha ragione? Secondo la Corte dei Conti, sulla base dei dati della Commissione Ue, non è così. Nell’esercizio 2015, spiega la Corte, l’Italia ha contribuito al bilancio Ue con 15,914 miliardi di euro (+0,2% rispetto al 2014). Mentre sul versante degli accrediti il nostro Paese ha incassato dalla Ue 12,07 miliardi, con un +15,7% rispetto all’anno precedente (10,4 miliardi). Come si spiega questo balzo? È “frutto di un più elevato assorbimento di risorse dai fondi europei”, sottolinea la nostra magistratura contabile. l’Italia resta comunque un contributore netto per 3,9 miliardi (erano 5,4 nel 2014). E nel periodo 2009-2015 il nostro Paese ha cumulato un valore negativo dei saldi per 37,7 miliardi. Ma non basta. A queste cifre si aggiunge un onere di altri 887,7 milioni. È dovuto all’entrata in vigore retroattiva dal 1° ottobre 2016 della decisione 2014/335/UE, che ricalibra i contributi degli Stati. Secondo la Corte questa variazione peggiora il disavanzo 2015 portandolo a 4,4 miliardi (-5,7 nel 2014), mentre quello sul periodo 2009-2015 aumenta a 38,6 miliardi.

Chi vince e chi perde nell’Unione europea

Inutile piangere sul latte versato. Guardiamo la virtuosa Germania: nel 2015 ha versato 28,1 miliardi di euro e ne ha ricevuti solo 10,8E la Francia? Ha versato 20,6 miliardi e ne ha avuti 14,1Ma allora, vi chiederete, dove finiscono tutti i soldi che non tornano né a Roma, né a Berlino, né a Parigi? D’accordo, c’è il fenomeno Spagna, che versa poco più di 10 miliardi e ne riporta a Madrid oltre 13. Ma buttiamo un occhio sull’Ungheria: contributo 1,1 miliardi e incassi per 5,6 miliardi. E la Polonia? Ha versato 4,2 miliardi, ma ne ha avuti 9 in più (13,3). Infine la disastrata Grecia: ha pagato 1,3 miliardi e ne ha ricevuti 6,2, con un “utile” di quasi 5 miliardi. E potremmo continuare con Slovacchia (incassati 3 miliardi), Repubblica Ceca (5,4), Romania (5,1), Bulgaria (2,2) e così via.

Doppio scacco all’Italia

I buoni di cuore ci diranno che è giusto così. Sono i “Paesi poveri” dell’Unione europea e hanno bisogno d’aiuto. Sarà, ma mentre l’Italia arranca sotto il sole cocente della crisi, con una disoccupazione a due cifre e un Pil in crescita asfittica, i Paesi dell’Est si rafforzano all’ombra dei finanziamenti Ue. E attirano gli investitori stranieri e italiani con manodopera a basso costo e tutti i vantaggi di produrre nell’Unione europea. Ma la questione brucia ancor di più per un altro motivo. Molti di questi Stati sono in prima linea contro la ridistribuzione nella Ue dei migranti e richiedenti asilo che sbarcano a frotte sulle nostre coste. E per non farci mancare nulla, vogliamo parlare dei 6 miliardi stanziati nel bilancio della Ue proprio per questa emergenza sempre e solo italiana? A rigor di logica dovrebbero arrivare quasi tutti nel nostro Paese. Per ora Bruxelles invece ci ha offerto ben 100 milioni. Vedremo se cambierà qualcosa. Ma di certo, un’Unione europea così, lascia molti dubbi. 

 

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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