Vaccino anti-covid: sì o no? È appena sceso dal Brennero e già innesca fior di polemiche. Stavolta non solo da noi. In Spagna ha suscitato scalpore la previsione di un registro contenente i nomi di “quelle persone a cui è stata offerta” la vaccinazione “e che semplicemente hanno rifiutato”, così “come si fa con altri trattamenti”. Lo ha detto in un’intervista televisiva a La Sexta il ministro della Salute spagnolo, Salvador Illa.
I dubbi francesi
A Parigi, secondo un sondaggio pubblicato su Le Journal du Dimanche, solo il 44% dei francesi vuole sottoporsi alla profilassi anti-Covid. Un dato che fa della Francia uno dei Paesi più riluttanti alla vaccinazione. Libano, Croazia e Serbia sono gli unici altri Paesi dove i contrari superano i favorevoli. L’adesione al vaccino è invece schiacciante negli Stati Uniti, in Germania, Danimarca, e molto alta in Gran Bretagna e Canada.
Per di più appena il 13% dei francesi si dice “certo” del fatto che si vaccinerà. E ha destato scalpore la proposta di legge avanzata dal premier Jean Castex: prevede che “il Presidente del Consiglio può subordinare la circolazione delle persone, il loro accesso a mezzi di trasporto o a determinati luoghi, nonché l’esercizio di determinate attività alla presentazione dei risultati di un test di screening” sulla positività o meno al virus o “a seguito di un trattamento preventivo, compresa la somministrazione di un vaccino, o di un trattamento curativo”.
Il portavoce del governo francese ha spiegato che questo progetto riguarda “la creazione di un quadro giuridico sostenibile di fronte alle crisi sanitarie”; anche oltre la fine dello stato di emergenza, pianificato per il 1° aprile 2021. Dunque non vale solo per il Coronavirus, ma più in generale per eventuali future nuove pandemie. Il disegno di legge sarà esaminato solo ad aprile. E per il momento nulla cambia per i francesi: chi vuole, può richiedere il vaccino. Inoltre, già alcune delle disposizioni della proposta di Castex sono in vigore, come l’obbligo di test per chi viaggia su mezzi di trasporto pubblici.
Il parere dei giuristi
Nel frattempo da noi destano altrettanto scalpore gli interventi di giuristi insigni. L’ex Pm torinese Raffaele Guariniello tuona: “Chi rifiuta il vaccino può essere licenziato”; e aggiunge: “Se l’infermiere della Rsa non si vaccina, non sarà più idoneo”. Gli fa eco il giuslavorista Pietro Ichino: “Licenziabile il dipendente che rifiuta il vaccino”. Per lui l’articolo 2087 del codice civile è chiarissimo: “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”. In pratica, per Ichino chi non si vuole vaccinare si pone da solo fuori dal “consorzio civile” e il licenziamento, naturalmente anche per tutti gli operatori sanitari, diventerebbe così inevitabile.
Infine, il costituzionalista Francesco Clementi afferma che “non è possibile rendere obbligatorio il vaccino senza una legge”; il che non ci sembra messo in discussione perché è quanto prevede la Costituzione all’articolo 32: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. Il che significa, in altre parole, che una legge approvata dal Parlamento potrebbe benissimo rendere obbligatorio il vaccino anti-covid.
La politica (al solito) si divide
Quali sono oggi le posizioni? La pentastellata ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone è contraria all’obbligo vaccinale per i dipendenti pubblici; invece la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa (Pd) è favorevole. Sia il premier Giuseppe Conte che il ministro della Salute Roberto Speranza in generale si sono sempre detti contrari all’obbligo; mentre il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha affermato in un’intervista che in futuro probabilmente ci saranno dei “passaporti sanitari” per chi ha ricevuto il vaccino; e che questi passaporti saranno necessari per svolgere una serie di attività.
Il punto sul vaccino
Ora non sappiamo se il vaccino avrà o meno conseguenze (al Pfizer BioNTech si aggiungerà quello di Moderna, mentre AstraZeneca è in ritardo). A lungo termine gli esperti affermano di no. A breve termine parlano di effetti modestissimi e passeggeri, simili a quelli degli altri vaccini (febbre per qualche giorno, indolenzimento del braccio).
Sappiamo però che, se il vaccino è inoculato due volte a distanza di qualche settimana, sarà efficace contro il Covid in percentuale molto alta. Chi scrive fa parte di quel gruppo della popolazione italiana che quando si inizia a parlare di Rna messaggero, proteina Spike e antigeni S ammette la sua ignoranza. E lascia parlare chi li ha studiati per tutta la vita. Ma poi scopre di essere un’esigua minoranza, perché fior di parrucchiere e fruttivendoli disquisiscono (sui social) di vaccini e delle loro conseguenze come se fossero altrettanti Albert Sabin o Edward Jenner.
Registro o patente per i vaccinati?
A nostro parere si dovrebbe:
- Come minimo registrare chi fa il vaccino e chi lo rifiuta. Ovviamente tale dato dovrà essere tenuto nel fascicolo sanitario del cittadino.
- Indicare, nello stesso fascicolo, chi non si è vaccinato perché presenta gravi patologie che lo sconsiglino, donne gravide, minori sotto i 16 anni.
- Consegnare ad ogni cittadino che si è vaccinato una “patente”, un certificato, un microchip che attesti la sua vaccinazione e gli eventuali richiami.
A quel punto, inevitabilmente, chiunque (gestori di bar, ristoranti, palestre, piscine, autobus, treni, aerei, impianti di risalita, uffici pubblici, cinema e teatri, musei…) potrà richiedere l’esibizione della “patente” per consentire l’ingresso nella struttura, rifiutando l’accesso a chi non potrà o non vorrà esibirla. Sono già di questo parere la maggior parte delle compagnie aeree internazionali.
E il Piano B?
Ma, soprattutto, vorremmo porre una domanda a tutti gli italiani scettici o contrari al vaccino (che per Euromedia Research pare siano al 25%): qual è l’alternativa? Qual è il vostro Piano B? Secondo illustri virologi il “V. day” del 27 dicembre è stata la prima “azione d’attacco” dopo un anno di battaglia in difesa.
Se l’alternativa è solo quella di proseguire con mascherine e distanziamenti senza un termine, ricordiamo che l’economia non potrà reggere ancora per molto. E allora chi non sarà morto senza il vaccino rischia di morire di fame.
Io voglio che il medico che mi cura, l’insegnante che interroga mio figlio, il poliziotto che mi ferma, ma anche il mio panettiere e il mio fruttivendolo siano vaccinati. Perché solo quando tutti quelli che possono lo saranno, potremo toglierci le mascherine. E tornare tutti a sorridere.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.