Roberto Vannacci: il generale è un ufficiale dell’esercito dalla carriera ineccepibile. A 54 anni può vantare un curriculum d’eccezione: ha comandato la task force 45 durante la guerra in Afghanistan, il 9° reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin e la brigata paracadutisti Folgore, oltre ad essere stato a capo del contingente italiano nella guerra civile in Iraq. È stato consigliere militare presso l’ambasciata italiana a Mosca e ha svolto incarichi in Libia e in Bosnia Erzegovina. Nel giugno 2023 è stato nominato comandante dell’Istituto geografico militare di Firenze. In ogni incarico ricoperto è stato giudicato capace e efficiente.
Il libro dello scandalo
Il generale Vannacci ha recentemente pubblicato un libro «Il Mondo al contrario» che ha autoprodotto in vendita su Amazon. Non è che si vende, di più: a pochi giorni dalla sua pubblicazione, è un bestseller. E ha messo a rumore tutto l’establishment.
Cosa scrive il generale? Svela delicati segreti di Stato? Per niente: rivendica il suo diritto “all’odio” e se la prende con gay, immigrati, persone di colore, stranieri e qualunque altra “minoranza”. Ora, occorre premettere che non abbiamo letto il libro, né vorremmo concorrere, anche con una somma minima, al successo editoriale del generale e ci basiamo sui suoi virgolettati, coi quali il generale, sommerso dalle critiche e destituito dal comando dell’Istituto geografico militare, rintuzza tutte le critiche.
L’autodifesa
In certe dichiarazioni dice che le frasi messe sotto accusa sono state decontestualizzate; però difende fino all’ultimo non solo il contenuto del libro, ma anche il suo diritto di scrivere quello che vuole. Il generale richiama l’articolo 21 della Costituzione: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure».
Eppure, a seguito della controversa pubblicazione, non solo è stato immediatamente destituito, ma è stato lapidato da tutta la stampa e l’intellighenzia nazionale. Immediatamente si sono rispolverati le dichiarazioni sulla sostituzione etnica del ministro Lollobrigida; i busti del Duce di casa La Russa; le dichiarazioni del sottosegretario Fazzolari che voleva insegnare a sparare nelle scuole.
A favore
Insomma, ad oggi lo difendono per esempio Gianni Alemanno («Crosetto lo ha sacrificato per il politically correct») e, con qualche distinguo, Nicola Porro («difendo la libertà del generale, il free speech è come il garantismo, non si applica solo agli amici»). Porro, in particolare, prende le distanze dalle dichiarazioni omofobe e razziste del generale-scrittore, ma difende il suo diritto di dire e scrivere quello che vuole.
Le reazioni sui social
Ripeto, non ho letto il libro, ma – sia dalle difese del generale che dalle accuse della stampa e della politica – non credo sia quella gran perdita. È ovvio che non condivido le sue posizioni omofobe o razziste. Registro il fatto che sui social molti italiani hanno visto questo libro come una liberazione: «Finalmente! Vannacci ha avuto il coraggio di scrivere quello che molti di noi pensano».
Insulti personali
Non ha insultato nessuno il generale Vannacci, se non, in misura molto limitata, la pallavolista Paola Egonu: «Anche se è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità». Orrendo, ma indubitabilmente vero. Nessuno può dire che Paola Egonu sia bianca. Basterebbe aggiungere che il colore della sua pelle non modifica in nulla la sua bravura o il suo essere italiana, ma questo non è quello che pensa il generale Vannacci.
Dal giudice del lavoro
Era giusto “avvicendarlo”? Che sia diventato un caso mediatico è fuori discussione; ma al comando dell’Istituto Geografico di Firenze un razzista omofobo può fare qualche danno? Secondo noi l’intera vicenda finirà davanti a qualche giudice del Lavoro, e lì vedremo se la destituzione del generale Vannacci era legittima. Si dice: ha giurato sulla Costituzione. Sì, e quando ha lavorato l’ha fatto con dignità e onore. Quello che racconta al bar o scrive su un libro sono, come per tutti, fatti suoi.
(articolo pubblicato su ItaliaOggi)
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.