Vincolo di mandato: la proposta di Luigi Di Maio di “blindare” i parlamentari è giusta o potrebbe rivelarsi un boomerang? Tutti i partiti in campagna elettorale sembrano più guidati da spietati specialisti di marketing che dai rispettivi leader. Le promesse elettorali sono tutte studiate per attirare il maggior numero di elettori. E la recente proposta dei 5 Stelle sembra collocarsi nella stessa scia.
Il vizio del trasformismo
Certo, chi non ricorda i vari Razzi e Scilipoti, come i più titolati Lupi e Alfano? Eletti da una parte, nel corso della legislatura vengono trafitti dalla “Rivelazione” sulla via di Damasco e cambiano casacca. Le statistiche riferiscono di 566 casi dall’inizio dell’ultima legislatura, che hanno coinvolto 347 parlamentari. Se sommiamo i 630 deputati ai 315 senatori, quasi il 37% dei rappresentati del popolo “sovrano ha cambiato casacca.
E i record personali si sprecano. Il deputato Adriano Zaccagnini, eletto nei 5 Stelle è passato al gruppo Misto, poi a Si-Sel, al Misto, a Mdp e ancora al Misto. Il collega Ivan Catalano ha invece danzato dai 5 Stelle al Misto, poi è entrato nel gruppo Psi-Pli. A seguire è stato in Scelta Civica, Civici e Innovatori, Misto, e ancora in Civici e Innovatori- Energie per l’Italia. Ma il vero recordman è il senatore Luigi Compagna: eletto con il Popolo della Libertà si è spostato ben 10 volte (Misto, Grandi autonomie e libertà, Nuovo centrodestra, Gal, Nuovo centrodestra, Gal, Conservatori e Riformisti, Misto, Gal, Federazione della Libertà).
Il dettato costituzionale
I difensori del vincolo di mandato sostengono che sia quantomeno scorretto essere eletti a destra e passare poi a sinistra o viceversa. I difensori della libertà degli eletti ritengono invece sempre valido il principio sancito all’articolo 67 della Costituzione. Afferma che “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Entrambi i punti di vista meritano rispetto, anche se molto spesso i cambi di campo vanno nella stessa direzione: dall’opposizione alla maggioranza. I parlamentari, insomma, sembrano molto più attratti dalla poltrona del governo che da quella, indubbiamente scomoda, dell’opposizione.
Un direttorio in Parlamento
Detto questo, è chiaro che a tutti noi piacerebbe che il “nostro” deputato, quello che abbiamo votato, per esempio, solo perché contrario alla Tav o ai vaccini, restasse per 5 anni al suo posto. Ma l’eventuale approvazione della proposta di Di Maio potrebbe comportare seri problemi.
Il primo e più devastante? L’irrilevanza dell’intero Parlamento. I nostri rappresentanti sono già scelti più o meno a caso (come nel Movimento 5 Stelle) o dal leader del partito. E che sia Renzi, Salvini o Berlusconi poco importa. Dunque il Parlamento è già formato da nominati molto più che da eletti, impresentabili compresi. Se ponessimo anche mano alla Costituzione per trasformare i parlamentari in soldatini agli ordini del rispettivo capo, cosa ne sarebbe del potere legislativo? Potrebbe tranquillamente essere abolito e sostituito da un direttorio di cinque o sei persone.
Il tavolo delle leggi
A questo punto infatti basterebbe mettere attorno a un tavolo un rappresentante del Governo assieme a Berlusconi, Salvini, Renzi, Di Maio e Grasso. Il ministro presenta la sua proposta di legge alla Camera, dicendo “Maggioranza richiesta per l’approvazione 316 voti”. Berlusconi interviene: “I miei 200 deputati sono favorevoli”. Renzi: “I miei 110 sono contrari”. Salvini: “I miei 120 sono favorevoli”. Di Maio: “I miei 150 sono contrari”. Grasso: “Anche i miei 50 sono contrari”. E il ministro riassume: “310 contrari, 320 favorevoli. La legge è approvata”. Punto.
La guerra Franco-Turca
Ma non basta. Provate a immaginare: durante la legislatura, poniamo, a seguito dell’ennesimo attentato terroristico, la Francia dichiara guerra alla Turchia. E chiede all’Italia di scendere a sua volta in guerra. L’argomento non era neppure stato considerato nel programma elettorale (e come avrebbe potuto?). Renzi e Berlusconi decidono di appoggiare la Francia. E i loro deputati e senatori devono comunque seguirli?
L’attuazione del programma
La norma contro il vincolo di mandato era stata inserita nella Costituzione per dare dignità agli eletti. È infatti bellissima la sintesi “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione”. Tutta insieme, nord e sud, est e ovest, no vax e monarchici (se ce ne fossero ancora). E adesso vogliamo trasformare il parlamentare in un burattino? Lo sappiamo, i Razzi e gli Scilipoti non hanno dato il buon esempio, ma la loro vicenda forse non è sufficiente per umiliare tutti gli altri. La soluzione potrebbe essere una via di mezzo basata sul programma elettorale: obbligati ad attuarlo, ma liberi di scegliere in tutti gli altri casi.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.