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Zaia pigliatutto: un governatore per Palazzo Chigi

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Zaia non lo tiene più nessuno. Questo referendum è come il big bang, come il crollo del muro di Berlino”. Vola altissimo il governatore, sulle ali del risultato della consultazione in veneto, col suo 98% di sì all’autonomia e un quorum superato in scioltezza (57,2% di votanti). Vola sopra il collega Maroni, fermato da una fiacca affluenza (38,5%) alle sue urne elettroniche. Volteggia sopra i gufi del Pd (“referendum inutile e costoso”), della Cgil e del M5s. E vola anche sopra il suo “capo” Salvini, che solo il giorno dopo s’affretta a mettere il cappello sul risultato, dicendo che la vittoria referendaria “non mette in discussione la linea nazionale della Lega”.

Il governatore preferito

Ma chi è Luca Zaia da Conegliano, classe 1968? Viene alla ribalta tra il 2008 e il 2010 come ministro delle Politiche agricole del governo Berlusconi. È un quarantenne determinato che buca il video, nonostante la pettinatura demodé e il lieve accento veneto. Ed è stimato come uno dei migliori ministri di Berlusconi. Nel 2010 si candida a governatore del Veneto e stravince col 60% dei voti, diventando il governatore più giovane e più votato d’Italia. Nel 2015 viene ricandidato e riconfermato presidente della regione col 50,08% dei voti. Se nel 2015 è il secondo governatore più amato dopo il toscano Rossi, nel 2016 e nel 2017 è Zaia il più amato dagli italiani

Zaia studia da premier?

Negli anni di governo non viene mai sfiorato da uno scandalo, le sue posizioni su adozioni gay, pillola abortiva e cibi transgenici sono molto nette. E la sua coerenza riceve il plauso anche da chi non la pensa come lui. Per dirla in una parola, un vincente, Zaia-pigliatutto. Un numero uno. Tanto che nello scorso febbraio Berlusconi lo incorona: “Se non potrò tornare in campo, il centrodestra dovrà trovare qualcuno al suo interno. Il governatore del Veneto Luca Zaia si sta comportando molto bene. Dico Zaia o qualcun altro in grado di emergere e convincere tutti”. Oggi la profezia è ripetuta da Massimo Cacciari: “Se al voto gli equilibri tra Carroccio e Fi saranno a favore dei primi, potremmo aver la sorpresa di una candidatura a Palazzo Chigi per Zaia invece che per Salvini”. Ma Zaia-pigliatutto, ogni volta, si schermisce: “il capo è Salvini”.

La partita più difficile

Ora per il governatore del Veneto inizia la partita più difficile. Dopo l’ubriacatura referendaria deve dimostrare ai suoi veneti di riuscire a strappare qualcosa al governo centrale. E tutto dipende da chi siederà in primavera sulla poltrona di Gentiloni. Infatti il percorso di Zaia prevede prima l’approvazione di una legge regionale che sancisca una piattaforma di richieste da inoltrare a Roma. Ma quando la legge sarà approvata chi sarà l’inquilino di Palazzo Chigi? Se al governo avremo il centrodestra la strada autonomista di Zaia sarà in discesa. A maggior ragione, naturalmente, se su quella poltrona ci sarà seduto lui e qualcun altro governerà il Veneto. Ma se il posto di Gentiloni fosse ripreso da Renzi, o fosse destinato a Di Maio, dovrà passare molta acqua sotto il ponte di Rialto prima che Zaia possa vantare qualche risultato concreto.

Dal Trentino al portafoglio

Sappiamo già che l’idea di Zaia è il Trentino: una vasta autonomia che va dalla sanità al fisco alla sicurezza, all’educazione. E se per questi argomenti potrebbe anche trovare orecchie capaci di ascoltarlo, quando invece andrà a rivendicare il 95% del residuo fiscale e cioè la differenza tra quanto il Veneto versa a Roma e quanto riceve in cambio, oltre 15 miliardi, saranno davvero dolori.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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