Economia

Dipendenti pubblici: nuove norme per i licenziamenti sprint

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Dipendenti pubblici senza scampo se faranno “i furbetti del cartellino“. Almeno questo è ciò che si prefigge il governo, che è alle prese con il rush finale sul decreto correttivo per la riforma della Pubblica amministrazione, richiesto dalla sentenza della Corte costituzionale n.251/2016. Il decreto fissa definitivamente le regole sul procedimento che in 30 giorni porterà al licenziamento del lavoratore assenteista. E allora vediamo che cosa è previsto per chi timbra l’entrata in ufficio, non va al lavoro e viene colto in flagrante.

Sospensione entro 48 ore

L’attestazione della presenza sul posto di lavoro viene considerata falsa quando i dipendenti pubblici attuano “qualunque modalità fraudolenta” per dimostrare di essere in servizio mentre in realtà sono a fare tutt’altro. A questo punto, verificato tale comportamento, il lavoratore coinvolto deve essere sospeso dal servizio entro 48 ore. Il termine è perentorio. Ma chi può procedere alla sospensione? Sia il responsabile dell’ufficio, sia il dirigente che è a capo dei procedimenti disciplinari.

Convocazione disciplinare

La comunicazione della sospensione viene inviata al lavoratore insieme con un altro documento. Si tratta della convocazione davanti all’ufficio dei procedimenti disciplinari. L’appuntamento viene fissato entro 15 giorni. Può essere ammessa una dilazione di altri 5 giorni per un impedimento “grave, oggettivo e assoluto”, come segnala anche Il Sole-24 Ore. Per ottenerla, però, i dipendenti pubblici devono presentare un’apposita certificazione. E comunque, verificata la presenza di tutte le condizioni, il licenziamento deve avvenire entro il termine di 30 giorni.

Responsabilità dei dirigenti

Il decreto prevede anche la responsabilità dei dirigenti che “coprono” i loro collaboratori. Il dirigente che viene a conoscenza di un comportamento fraudolento e non fa partire la procedura di sospensione rischia a sua volta di diventare “vittima” del meccanismo che porta al licenziamento. Un effetto domino che nelle intenzioni del decreto dovrebbe evitare complicità a danno del servizio pubblico.

Denuncia alla Corte dei conti

L’ente pubblico, entro 20 giorni dall’inizio del procedimento disciplinare contro il lavoratore, deve anche denunciarlo alla procura regionale della Corte dei conti per il danno causato dal suo assenteismo. Ed entro 90 giorni dalla denuncia, la Corte deve notificare al lavoratore l’invito a dedurre. Di che cosa si tratta? Si può definire l’avviso di garanzia in campo contabile: il lavoratore viene informato che è in corso un indagine contro di lui. In 5 mesi anche l’azione di responsabilità deve arrivare a conclusione. Ma in questo caso i termini non sono perentori. Come mai? Per evitare soprattutto che il difensore del dipendente possa attuare strategie dilatorie per far scadere i termini dell’azione di responsabilità.

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