Cultura

Galileo tra arte e scienza: a Padova in mostra un genio rivoluzionario

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Ritratto di Galileo Galilei: Justus Sustermans, 1636

Galileo e la sua rivoluzione. O meglio, “Rivoluzione Galileo”, come titola la mostra di Padova dedicata al genio che ha ridisegnato l’universo e messo in discussione i confini della conoscenza. Aperta fino al 18 marzo a Palazzo del Monte di Pietà, l’evento promette un viaggio unico nel mondo di un uomo che amava anche l’arte e la vita e non solo la scienza. Ma come mai a Padova si parla del genio pisano? Perché Galileo Galilei (1564-1642) insegnò in città per 18 anni, dal 1592 al 1610. Anni straordinari, da lui stesso ricordati come i più belli della sua esistenza.

Galileo, la scienza e tanto altro

“Vogliamo raccontare un uomo nominato da tutti, ma da pochi realmente conosciuto”, afferma Giovanni Villa curatore, con Stefan Weppelmann, dell’evento promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con l’Università di Padova. E quindi ecco il Galileo grande scienziato. Ma anche il letterato raffinato, il critico d’arte e l’imprenditore, che produceva cannocchiali e compassi militari, guadagnando fior di quattrini.

Galileo per tutti

Per tratteggiare la biografia galileiana, le scoperte e l’influenza che il genio ha avuto sui posteri, a Padova sono presenti opere d’arte, strumenti scientifici, stampe e manoscritti. Ma niente paura, il percorso è piuttosto divulgativo. Ci sono addirittura film e fumetti dedicati a Galileo. Poi si possono ammirare diverse opere di artisti straordinari. Tra loro, dipinti di Pieter Paul Rubens, Guercino, Jan Brueghel il Giovane. Ma anche Donato Creti, Giacomo Balla e Anish Kapoor. Senza dimenticare i disegni di Leonardo da Vinci, le incisioni di Albrecht Dürer per documentare qual era la conoscenza dell’astronomia prima di lui. E naturalmente i suoi scritti e i suoi disegni, sottoposti alla censura della Chiesa e al processo che lo portò all’abiura, a dire “che non vedeva quello che vedeva”.

Galileo, la luna e la Nasa

Infine, ecco la “scoperta” della Luna da parte di colui che Einstein ha definito come “il padre della fisica moderna“. Galileo infatti è il primo, nell’autunno del 1609, “a osservare con il cannocchiale da lui costruito – e presentato al Doge come efficacissimo strumento di guerra – quella Luna di cui narrerà ‘le catene di monti e le profonde valli’”. Attraverso le parole di Italo Calvino, racconta Villa, “la mostra affianca le gigantografie delle incisioni della luna di Galileo, tratte dal ’Sidereus Nuncius’, alle immagini della Nasa. In un parallelo immediato, si evidenzia quanto le sue osservazioni fossero precise e corrette”. E probabilmente, senza di lui, nessuno ci avrebbe mai messo piede.

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