Sanità dell’Emilia-Romagna in crisi profonda: “La sola via di uscita possibile, e ci auguriamo non tardiva, sarebbe quella di un commissariamento dell’assessorato”. La pensa così Marta Evangelisti, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione. Manca l’ufficialità, ma sono parole che lasciano pochi dubbi sulle prossime mosse del partito di Giorgia Meloni. Perché? Semplice: a Bologna ci sarebbe un rosso da oltre 400 milioni di euro.
Il dito nella piaga
Un articolo comparso su Libero di Andrea Morigi parte dal disavanzo e dalla dichiarazione di Evangelisti, mettendo il dito nella piaga. Racconta che “le prestazioni in lista d’attesa nel 2021 avevano raggiunto la quota record di 1.175.816”. In viale Aldo Moro “la giunta si vanta di avere un piano per abbatterle”. Ma “in realtà consiste nello scaricare sulle Regioni vicine i costi del servizio ai propri assistiti”. Poi però “occorrerà pagare per visite, ricoveri, interventi e terapie svolti oltre i confini. L’unica priorità sembra tagliare i costi. Anzi, si chiudono addirittura i pronto soccorso, come si prevede di fare a Cento, nel Ferrarese; mentre si aboliscono 14 posti letto in terapia intensiva al Sant’Orsola di Bologna; e viene ridotto il numero anche all’Ospedale Maggiore. Il tutto per giustificare la mancanza di 5mila operatori nel comparto e di migliaia di medici”.
Intanto a Bologna “si prende tempo per non dover ammettere che il Piano sociale e sanitario regionale, illustrato nel gennaio del 2022 dall’allora vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein, e dall’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, è stato un buco nell’acqua”. Mentre dallo scorso novembre sempre Marta Evangelisti, insieme con i consiglieri regionali Giancarlo Tagliaferri e Luca Cuoghi, chiede “quali sono tempi e modi per mettere completamente in atto la riorganizzazione sanitaria ma soprattutto quali meccanismi sono stati previsti per il monitoraggio sull’efficienza del nuovo modello proposto”.
Da Bologna a Roma
Il partito che guida il governo a Roma si sta muovendo in Parlamento per evidenziare la crisi della sanità emiliana. Il deputato di FdI Mauro Malaguti ha presentato un’interrogazione al ministro della Salute, Orazio Schillaci. “Entro il 30 aprile deve essere trasmesso al ministero dell’Economia e delle Finanze il bilancio consuntivo della Regione, che dovrebbe illuminare anche sulla reale situazione di deficit del comparto sanità, dove normalmente è impiegato circa l’80% del bilancio regionale”. Sarebbe l’occasione buona, spiega Libero, “per svelare eventuali sprechi” nascosti “nelle voci di spesa delle singole direzioni sanitarie”. Non si dovrebbe far troppa fatica a farli emergere, visto che “periodicamente si apprende di altre assunzioni di nuovi dirigenti con stipendi molto elevati”.
La risposta del centrosinistra al governo della Regione? Chiedere l’intervento dello Stato per ripianare i conti. Di fatto anche con iniziative social a favore della sanità emiliana. Libero riprende infatti “un appello a Schillaci per iniziativa dall’ex governatore Vasco Errani che ha già raccolto oltre 42 mila firme su Change.org“. E sempre per il quotidiano è stato sottoscritto anche da Schlein, che in merito ha dichiarato: “Ci mobiliteremo in ogni modo contro ogni taglio o privatizzazione. Siamo di fronte a un pericolo incombente, il superamento di una sanità universalistica e l’avvio di fatto di una sanità selettiva che aggraverà le diseguaglianze tra chi può pagare e chi no”.
Blocchi e…
Tuttavia anche altri stanno mettendo in evidenza quanto la crisi della sanità dell’Emilia sia profonda. Sono state “bloccate le graduatorie concorsuali, non sono state pagate le indennità ai lavoratori del Servizio sanitario regionale e le assunzioni di personale stentano ad arrivare. A questo si aggiungono carichi di lavoro eccessivi e straordinari non pagati, al netto delle difficoltà per i professionisti di fruire di ferie e permessi”. Così “un mese fa abbiamo chiesto il commissariamento”, ricorda a Libero Alfredo Sepe, segretario della Fials Emilia-Romagna, “che annuncia una manifestazione a Bologna per il 15 aprile, in difesa della sanità pubblica e dei diritti di lavoratori e cittadini”.
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