Piacenza

Comitati difesa sanità pubblica: i politici del Piacentino non ascoltano i cittadini

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Comitati per la difesa della sanità pubblica di Piacenza: il Coordinamento dell’organizzazione va all’attacco dei politici locali e della Conferenza sociosanitaria, prendendo spunto dal caso del Pronto soccorso di Castel San Giovanni, per poi allargare il campo alle vicende dell’ospedale di Fiorenzuola d’Arda. Nell’intervento, che riportiamo integralmente, si sottolineano gli allarmi inascoltati dei cittadini contro il depotenziamento della sanità pubblica e della medicina territoriale in tutto il Piacentino. Un disegno che per i Comitati è in corso da anni.

«In merito alle ultime dichiarazioni di alcuni amministratori e rappresentanti di spicco della politica castellana in ordine alla riapertura del Pronto Soccorso e al mancato coinvolgimento e alla mancata informazione sull’organizzazione dei servizi all’interno del Presidio ospedaliero di Castel San Giovanni, desideriamo fare un po’ di chiarezza sulla sequenza degli eventi e sulle responsabilità di chi avrebbe potuto o dovuto intervenire per condizionarli a favore dei cittadini.

A Castello nel 2016 si costituì il Comitato “I castlan i disan no”, Comitato di cittadini che con grande senso civico aveva raccolto i campanelli di allarme che venivano segnalati da autorevoli operatori sanitari interni al nosocomio stesso.

Allarmi che traducevano una forte preoccupazione di depotenziamento dei reparti e dei relativi servizi al territorio. Da quel momento i banchetti, raccolte firme, incontri con la cittadinanza, proiezione di filmati, presenza nelle Conferenze sociosanitarie (aperte ai cittadini) e collaborazione con altri Comitati locali, hanno sistematicamente trovato tutte le porte chiuse al dialogo, non solo da parte della massima autorità sanitaria del luogo, rappresentata dal Sindaco, ma purtroppo anche da quasi tutti i rappresentanti politici locali.

Sono state raccolte, solo a Castello e Val Tidone, ben 16.200 firme, che sommate alle firme raccolte in tutta la provincia dai vari Comitati che si erano costituiti, a Fiorenzuola e a Villanova, raggiungevano circa 40mila.

Viene dunque spontaneo chiedersi dove fossero al tempo gli ‘eletti dei cittadini’, che oggi rivendicano la priorità del proprio ruolo istituzionale rispetto a quello dei tanto disprezzati membri dei comitati.

Come mai non sono state raccolte le istanze dei Comitati e come mai nessuno si è mai fatto avanti per dare voce a quanto si era delineato già nel 2014 con il clamoroso abbattimento dell’Ospedale di Fiorenzuola?

L’ex Assessore regionale della sanità Venturi più volte aveva ribadito che nulla può essere cambiato se non concordato con il territorio.

Infatti la Conferenza Socio Sanitaria oggi presieduta dalla Sindaca di Castelsangiovanni ha il potere di approvare, criticare e proporre alternative alle proposte che ASL porta in quella sede.

La domanda che ci poniamo allora è: perché stupirsi oggi di Unità operative ridotte all’osso, Pronto soccorso chiusi e depotenziamento costante dei servizi offerti quando già dal 2016 i Comitati avevano previsto, dati alla mano, l’esito di questo infausto processo di depotenziamento?

Se a quell’epoca la politica locale non si fosse preoccupata solo di screditare chi ci metteva anima e corpo per limitare i danni, ma avesse ascoltato le preoccupazioni e i bisogni dei cittadini e dei pazienti, oggi non saremmo qui a lamentarci o di chiudere i recinti quando i buoi sono ormai scappati….

Agitarsi oggi, manifestare per pretendere la riapertura del Pronto Soccorso a Castelsangiovanni h24, senza il corollario dei servizi che nel frattempo sono stati chiusi o ridotti, sa di pura e vuota propaganda, tanto più inaccettabile alla luce di un periodo di sofferenza così duro che ci ha coinvolto tutti.

Il Coordinamento dei Comitati, ormai da più di un anno ha segnalato alla Conferenza socio sanitaria la carenza e i ritardi della risposta diagnostica (visite, esami, ecc.) e altri disservizi su cui non è arrivata alcuna risposta evidenziando una mancanza di trasparenza e di disponibilità inaccettabili.

Mentre veniamo bombardati da proclami, da parte del Governo e della Regione, sulla necessità di invertire la rotta, di nuovi investimenti sulla medicina territoriale, e via dicendo, i processi reali vanno nella direzione opposta.

Invece di manifestare oggi inutilmente, sarebbe invece corretto e produttivo riprendere il contatto con i cittadini, discutere pubblicamente sulla sanità, approfondire i problemi e le difficoltà, anche con il contributo degli operatori sanitari, per cercare di guardare il futuro con maggiore consapevolezza, a partire dalla revisione del Piano Socio Sanitario approvato nel lontano 2017.

Lontano non nel tempo ma per il contesto completamente mutato e che richiede risposte profondamente diverse da allora.
Per lavorare in questa direzione, con serietà e caparbietà, noi c’eravamo e ci saremo sempre, perché il diritto alla salute è troppo importante per diventare mero strumento propaganda o di vacuo conflitto politico».

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