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Coronavirus, in Cina la crisi si aggrava e in Italia rischio psicosi

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Coronavirus: in Cina la crisi si aggrava di ora in ora. Dopo le ammissioni del presidente Xi Jinping, a parlarne in modo allarmante stavolta è il ministro Ma Xiaowei. Il responsabile del dicastero della Sanità cinese ha affermato che la capacità di diffusione del coronavirus (2019-nCoV) partito da Wuhan sembra diventare più forte. E soprattutto che non sono ancora chiari i rischi della sua mutazione. Il ministro ha detto che il periodo di incubazione è tra 1 e 14 giorni. E per Ma è probabile che il numero di casi continui ad aumentare.
È una dinamica degli eventi che fa il paio con le valutazioni riportate su The Lancet. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica britannica, sostiene infatti che il coronavirus potrebbe diffondersi da uomo a uomo anche senza sintomi.

Coronavirus a Shanghai

Gli ultimi dati ufficiali parlano di 56 morti e quasi 2.000 contagiati. Ma sono numeri destinati a crescere e non solo nelle 18 città coinvolte nel cordone sanitario attorno a Wuhan (capoluogo dell’Hubei) che interessa già 56 milioni di persone. È stata annunciata infatti la prima vittima a Shanghai. E anche nella metropoli cinese, tra le principali piazze finanziarie del mondo e frequentatissima dagli stranieri, si contano già 40 casi accertati e si teme il possibile contagio. Una situazione che consiglia l’evacuazione degli stranieri presenti nel Paese. Come riporta anche l’Ansa, gli americani l’hanno avviata per i propri cittadini e i francesi di Peugeot per i propri dipendenti in Cina.

Tra i provvedimenti presi dalle varie autorità locali continua ad ampliarsi la sospensione di viaggi e tour a lunga percorrenza in concomitanza con il capodanno cinese. Come a Pechino, anche Tianjin, Xi’an e la provincia di Shandong hanno deciso lo stop dei mezzi pubblici destinati a questo scopo. E da lunedì 27 gennaio scatterà la sospensione dei tour organizzati all’estero. Intanto anche i siti di grande aggregazione pubblica cominciano ad essere chiusi come nel caso di Disneyland Hong Kong.

Coronavirus: l’origine e il vaccino

Secondo l’analisi genetica pubblicata sul Journal of Medical Virology, e ripresa anche da Nature, il coronavirus cinese sarebbe arrivato all’uomo dai serpenti. La ricerca è stata condotta su campioni del virus arrivati da diverse località della Cina e diverse specie ospiti. Per gli autori dello studio (Wei Ji, Wei Wang, Xiaofang Zhao, Junjie Zai, e Xingguang Li, delle università di Pechino e Guangxi) i serpenti sarebbero gli animali in cui il virus, veicolato dai pipistrelli, si sarebbe ricombinato, passando poi all’uomo. Il contatto si sarebbe verificato in un mercato di animali vivi di Wuhan subito chiuso. Sono molto comuni in tutta la Cina e sui loro banchi si possono acquistare non solo animali d’allevamento, ma anche specie selvatiche, come appunto serpenti e pipistrelli.

Intanto continua la corsa contro il tempo per trovare il vaccino al coronavirus che vede coinvolte non solo le aziende cinesi. Per l’immunologo Anthony S. Fauci, “i progressi della tecnologia collegati alla Sars hanno notevolmente compresso i tempi per il suo sviluppo”. E i test sull’uomo potrebbero arrivare “in meno di tre mesi, a fronte dei 20 necessari per il vaccino sperimentale della Sars”. Fauci è il direttore del Niad, l’Istituto per le allergie e le malattie infettive del National Institutes of Health, l’agenzia del governo Usa per ricerca e salute pubblica. Il gruppo di Fauci oltre al suo istituto vede coinvolte le aziende americane Moderna Therapeutics e Inovio Pharmaceuticals e l’Università australiana del Queensland.

Coronavirus e influenza

In Italia nel frattempo sono rientrati anche i casi sospetti segnalati a Milano, dopo quelli di Bari e Parma. L’allerta sul coronavirus resta alta: sono stato rafforzati i controlli aeroportuali a Fiumicino e Malpensa e il ministro della Salute Roberto Speranza ha convocato i responsabili delle Regioni per coordinare le attività di prevenzione. Nel nostro Paese “abbiamo una grande esperienza, grazie alla Sars”, ha sottolineato Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero della Salute e capo dei servizi sanitari sui casi internazionali. “Poi c’è un test diagnostico, che invece con quella sindrome arrivò dopo mesi”.

Tuttavia, dopo i tre casi di coronavirus francesi confermati da Parigi, nel nostro Paese si sta diffondendo una psicosi ingiustificata, aggravata dal concomitante picco dell’influenza che ha sintomi simili. Un corto circuito che sta creando problemi in diversi reparti di pronto soccorso. Prima di portare i dubbi in ospedale, gli esperti consigliano di chiamare il medico di famiglia o la guardia medica. “Evitiamo attese inutili e lasciamo lavorare gli operatori sanitari dei reparti di emergenza, senza creare tensioni”, raccomanda su quotidiano.net, Antonio De Palma presidente di Nursing up, il sindacato degli infermieri.

 

 

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