Risparmiatori in ansia: scoppia una nuova grana con l’Unione europea. Bruxelles potrebbe bloccare il Fir, il Fondo di indennizzo ai risparmiatori, istituito con la legge di Bilancio (articolo 1, commi 493-507). Sembra infatti che la Commissione abbia minacciato l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia per aiuti di Stato non consentiti dalla normativa Ue. Ma andiamo con ordine e vediamo i punti chiave della vicenda.
Fir e banche
Il Fondo è nato per indennizzare i risparmiatori che hanno perso i loro soldi con l’acquisto di titoli di banche o loro controllate che sono finite in liquidazione coatta amministrativa tra il 17 novembre 2015 e il 31 dicembre 2017.
Quali istituti di credito sono coinvolti? Principalmente Banca Etruria, Banca delle Marche, Carichieti, Cariferrara, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca e le loro controllate. Oltre a queste, però, come ricorda anche altroconsumo.it, nello stesso periodo sono andate in liquidazione coatta amministrativa altre realtà del credito meno note. Come Banca Padovana, Bcc di Pelaco, Bcc Etrusca Salernitana, Bcc di Frascati, Banca Popolare delle Province Calabre, Bcc Banca Brutia, Bcc di Altavilla e Credito cooperativo Interprovinciale Veneto.
Risparmiatori e indennizzi
Il Fir ha in dotazione 1,575 miliardi di euro, cioè 525 milioni all’anno dal 2019 al 2021. Hanno accesso al Fondo persone fisiche, piccoli imprenditori e microimprese (eredi legittimi compresi) che avevano azioni oppure obbligazioni subordinate di queste banche alla data del provvedimento di liquidazione.
Chi è in possesso di azioni può ottenere al massimo il 30% del costo di acquisto delle azioni, con un tetto di 100.000 euro per risparmiatore. Chi invece ha in portafoglio obbligazioni subordinate vede salire l’indennizzo al 95% del costo di acquisto, sempre con il limite di 100.000 euro.
La cifra però si calcola al netto di altre somme ottenute dai risparmiatori attraverso transazioni con le banche o altre forme di risarcimento godute nel frattempo. Per le obbligazioni si stralcia anche quanto incassato in più rispetto alle cedole pagate dai titoli di Stato di uguale durata. Infine, chi ha un reddito Isee nel 2018 inferiore a 35.000 euro ha la priorità sugli altri risparmiatori.
L’indennizzo è automatico. Il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) sta preparando un decreto da emanare entro la fine di gennaio con la modulistica e la lista degli allegati per accedere al rimborso. Le domande dovranno essere inviate al Mef entro 180 giorni dalla pubblicazione del provvedimento.
Il no di Bruxelles
Proprio su quest’ultimo punto è caduta l’attenzione della Commissione europea. Secondo un documento del nostro Dipartimento del Tesoro di cui parla La Stampa, Bruxelles avrebbe messo in discussione il meccanismo automatico di rimborso ai risparmiatori.
La Commissione avrebbe puntato il dito sul fatto che l’indennizzo non sia più sottoposto a un arbitrato favorevole. Una procedura prevista dalla bozza della manovra che aveva avuto il suo via libera. Il nuovo automatismo previsto dal decreto (articolo 38), dovrà essere sottoposto così all’esame della Ue, per “evitare l’apertura di procedure di infrazione ed eventualmente la condanna al recupero delle erogazioni effettuate”. Senza dimenticare che potrebbe essere contestato il danno erariale.
Alla luce della vicenda, entra in gioco anche l’indennizzo a favore di coloro che hanno acquistato sul mercato o tramite intermediari i titoli azionari od obbligazionari delle banche coinvolte dal Fir. “In questo caso lo Stato, senza motivazione alcuna, solleverebbe dal relativo onere i soggetti responsabili del danno. Si tratta di una misura di aiuto a questi ultimi che determinerebbe con ogni probabilità l’apertura di una procedura di infrazione”.
Infine, ricorda Italia Oggi, il provvedimento è in contrasto con le norme della Ue pure sull’estensione degli indennizzi alle piccole società e alle organizzazioni non a scopo di lucro, perché di fatto viene riconosciuto un diritto di rimborso per gli investimenti finanziari.
Insomma, una bella grana da risolvere in fretta se si vogliono rispettare i tempi previsti dalla legge di Bilancio. E soprattutto per non scontentare ancora una volta i risparmiatori che attendono da anni di essere indennizzati.
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