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Vittime del Salvabanche all’attacco: perché Di Maio e Salvini sono come il Pd

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Nel riquadro, Letizia Giorgianni, presidente dell'associazione Vittime del Salvabanche

Vittime del Salvabanche sul piede di guerra contro la manovra del governo. A quanto pare, non è solo lo stop mancato ad alcune grandi opere a deludere parte degli elettori della maggioranza. C’è anche un altro focolaio di tensioni, attizzato ai tempi dell’opposizione e che ora presenta il conto ai giallo-verde governativi. L’articolo 38 della Legge di Bilancio trasmessa alle Camere, sebbene istituisca il Fondo per il ristoro dei risparmiatori, non va giù a Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione “Vittime del Salvabanche”. Per lei, Lega e 5 Stelle non hanno fatto meglio del Pd a favore degli investitori. Anzi, non avrebbero concluso niente di nuovo.

Sia il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio sia i deputati 5 Stelle della Commissione Bilancio della Camera hanno prontamente replicato alle accuse delle Vittime del Salvabanche. Il primo rinnovando inviti al tavolo e disponibilità alla collaborazione con le associazioni rappresentative dei risparmiatori. I secondi rivendicando la bontà del lavoro già svolto e delle prospettive aperte in futuro a più ampi risarcimenti.
Vediamo allora cosa dispone al riguardo la manovra, che si accinge a un lungo iter parlamentare per l’approvazione.

Più soldi per i risarcimenti 

Le nuove norme ampliano anzitutto la disponibilità del fondo messo a disposizione dallo Stato. 525 milioni di euro all’anno per 3 anni (2019-2021). 1,5 miliardi provenienti per lo più dai conti “dormienti” (Fondo interbancario di tutela dei depositi), a disposizione dal 30 marzo prossimo. Gli aventi titolo a beneficiarne sono i risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto dall’acquisto di azioni di banche messe in liquidazione coatta tra il 16 novembre 2015 e il 31 dicembre 2017.

Si tratta dei soggetti travolti dalle crisi di Etruria, Carife, Marche e CariChieti, nonché di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Sono inclusi anche gli azionisti di Banca Apuleia e Banca Nuova, legate alle due venete. Quanto non erogato al termine di ogni esercizio verrà accantonato e conservato per gli anni successivi al medesimo scopo. Ricordiamo che l’ingiustizia del danno va riconosciuta da una sentenza o da una pronuncia arbitrale.

Consob e Anac

Altre disposizioni vanno nella direzione auspicata dai risparmiatori. Sono previste una procedura fortemente semplificata per l’accesso e la possibilità di definire i giudizi sulla base della sola documentazione prodotta dai ricorrenti. L’Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) istituito presso la Consob sarà il solo a occuparsi degli azionisti delle banche fallite. Invece, quello operativo presso l’Autorità anticorruzione (Anac) continuerà a occuparsi dei possessori di obbligazioni subordinate. Inoltre, l’Acf metterà a disposizione 10 collegi arbitrali dedicati e verranno assunte a tempo determinato 55 unità di personale.

Non sono esclusi dal nuovo mezzo di ristoro neanche quanti avessero ottenuto un modesto rimborso (pari a circa il 15% dell’investimento) per effetto delle proposte transattive fatte dagli istituti veneti prima della liquidazione coatta. Potranno ottenere la differenza tra quanto già ricevuto e quanto riconosciuto dalla sentenza o dalla pronuncia, ma il loro credito sarà postergato.

Vittime del Salvabanche all’attacco

Le dolenti note, secondo Giorgianni, riguardano però altri 3 aspetti importanti.

  • I paletti posti al risarcimento dei possessori di obbligazioni acquistate direttamente dalle banche. Si tratta del livello di reddito e della data d’acquisto dei titoli. Cioè: obbligazioni possedute alla data del 25 giugno 2017 e (alternativamente) reddito Irpef 2015 inferiore a 35.000 euro, ovvero patrimonio immobiliare al 31/12/2015 inferiore a 100.000 euro (esclusi i titoli azzerati).
  • La mancata inclusione nel novero dei ristorati di quanti avevano acquistato obbligazioni bancarie attraverso intermediari finanziari. Secondo l’associazione Vittime del salvabanche, distinguere questi ultimi da quanti hanno subito scorrettezze direttamente allo sportello non ha senso, perché il difetto evidenziato dai crack è di sistema.
  • Il doppio limite al ristoro previsto a beneficio degli azionisti. Il 30% dell’importo riconosciuto dalla sentenza del giudice o dal pronunciamento arbitrale. Il tetto massimo complessivo di 100 mila euro per ciascun risparmiatore. Inoltre, la proposta del governo prevede anche la decurtazione dai risarcimenti dei dividendi azionari storicamente percepiti.

Aspettative legittime e troppo ottimistiche

Di Maio invita il fronte dei risparmiatori a non dividersi dai 5 Stelle, ricordando come siano stati loro a tenere alta la guardia sul fronte al tempo dei governi Renzi e Gentiloni. I deputati del Movimento in Commissione Bilancio alla Camera difendono la proposta governativa. Nel merito, in particolare, giustificano il tetto dei 100 mila euro come garanzia che la preoccupazione dello Stato è per i piccoli risparmiatori. E sottolineano l’importanza di una norma che consente alla Consob di ottenere dal sistema bancario i documenti che i risparmiatori non riescono a produrre.

La critica della Giorgianni, peraltro, appare almeno per il momento isolata nel panorama dei risparmiatori arrabbiati. L’accusa rivolta ai partiti di maggioranza di aver esagerato nelle promesse e lesinato nei provvedimenti è facile da provare. Ma, come e più che nel caso degli investimenti in titoli bancari, nessuno è esonerato dall’esercizio di un prudente discernimento. Anche perché nessuno ha mai osato ipotizzare processi per “truffe elettorali”.

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Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.

1 commento

  1. AI risparmiatori truffati,deve essere riconosciuto per intero il danno subito.I vari responsabili puniti severamente.Se chi aveva l’obbligo di controllare e non lo ha fatto e ha girato la testa dall’altra parte, deve essere sanzionato.

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