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Caro Renzi, per tornare a vincere serve ascoltare la base

Renzi? Non è mai bello perdere. Ma la sua reazione alla tornata elettorale di domenica ha lasciato più di una perplessità. Quello che è successo alle elezioni comunali è sotto gli occhi di tutti. Prima del voto il Pd governava in 81 comuni dei 160 sopra i 15mila abitanti e il centrodestra in 41. Da ieri al Pd ne restano 67 e il centrodestra sale a 59. Quindi il Pd ne ha persi 14 e il centrodestra ne ha conquistati 18. Se poi andiamo nei 24 comuni capoluogo coinvolti dalle elezioni, il quadro è ancora più netto. Se prima il Pd ne governava 16, ora è il centrodestra ad averne altrettanti nel carniere. E fermiamoci qui. Il Pd ha perso e questo è un dato di fatto.

Frasi di rito

E il suo segretario che cosa fa? Si trincera dietro a frasi di rito come “sono risultati a macchia di leopardo”. Oppure Matteo Renzi spiega che alle comunali “i candidati contano più del dibattito nazionale nello scegliere un sindaco”. E che “le elezioni amministrative sono un’altra cosa rispetto alle elezioni politiche”. In sostanza, sa un po’ di voi avete perso, io no. E chi ne parla oltretutto è un ex sindaco ed ex presidente di provincia. E quindi un politico che di elezioni locali ne sa qualcosa.

Campanelli d’allarme

Probabilmente Renzi ha ragione su tutto. I candidati sindaco sono determinanti per la vittoria. Ed amministrative e politiche sono due partite diverse. Ma si corre sempre per vincere o no? E un risultato come quello di domenica è comunque un bel campanello d’allarme. Soprattutto se sommato al netto calo d’affluenza alle urne dei suoi elettori. E alla perdita di roccaforti storiche. Certo, sono sconfitte sul piano locale dalle storie diverse. Ma queste città “lasciate al nemico” rappresentano comunque il tessuto sociale che alla fine porta i voti anche sul piano nazionale. E tutto questo avviene tra l’altro dopo una serie di prove negative, anche se in ambiti diversi. Vedi il referendum costituzionale andato male. O la netta riduzione dei partecipanti alle primarie che hanno riconfermato Renzi alla guida del Pd. Senza dimenticare l’addio di Bersani e di altri leader storici usciti dal Partito.

I soldati di Napoleone

Insomma, da domenica sera il popolo della sinistra è quantomeno disorientato da un risultato ben più negativo del previsto. E poco conta che peggio stiano i 5 Stelle. O che il centrodestra che ha vinto sul piano locale sia tutto da costruire negli equilibri nazionali. L’unica soluzione dopo una sconfitta del genere è scendere tra le truppe e ascoltarne gli umori, le idee, e anche le critiche più feroci. Farne tesoro con umiltà e cercare nuove risorse in grado di rilanciare il partito e non solo a livello locale. Perché parafrasando Napoleone quando parlava dei suoi soldati, nello zaino di ogni iscritto del Pd ci può essere la stoffa di un leader.

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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