Consorzio di Bonifica di Piacenza: nel 2024 si festeggiano i 90 anni della diga di Mignano (Vernasca). Un’opera che dalla sua inaugurazione continua ad essere strategica per la Val d’Arda. Costruita per trattenere acqua utile all’agricoltura, contribuisce alla sicurezza idraulica dei territori di valle e approvvigiona le famiglie di 7 Comuni, spiega una nota del Consorzio. Negli anni è diventata un simbolo della vallata e per questo è anche utilizzata come luogo di eventi ludici e sportivi.
Camminata col vescovo
Per celebrare questa ricorrenza, dopo l’evento del maggio scorso con gli studenti di Cortemaggiore vincitori del premio “Acqua e territorio”, il Consorzio di Bonifica ha organizzato una camminata alla scoperta dell’Alta Val d’Arda e della sorgente del torrente che, più a valle, è sbarrato proprio dalla diga di Mignano. Organizzatore dell’escursione anche il Comune di Morfasso che ha proposto di partire dalla frazione dei Teruzzi per arrivare alla sorgente dell’Arda. A rendere la mattinata ancor più ricca di significato, la presenza del vescovo della Diocesi di Piacenza-Bobbio, monsignor Adriano Cevolotto.
Calestani: sinergie importanti
Ad accogliere i partecipanti, il sindaco di Morfasso Paolo Calestani: “In questi anni si è creata una sinergia importante tra i Comuni del territorio piacentino e il Consorzio di Bonifica che, tramite i tecnici impiegati, è sempre pronto a recepire le segnalazioni e a metterle in priorità secondo quanto possibile. Insieme cerchiamo di mantenere e migliorare le strutture esistenti perché se manteniamo solida la montagna ne giova anche la pianura”.
Bisi: risorse per la montagna
Il presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza Luigi Bisi si è soffermato sul ruolo dell’ente nel comprensorio montano: “Cogliendo l’occasione dei 90 anni della diga di Mignano, abbiamo pensato di far conoscere quella che è la sorgente del torrente e il territorio circostante nel cuore delle nostre montagne. Qui noi gestiamo strade consortili, acquedotti rurali e principalmente cerchiamo di dare risposte, mediante attività di presidio ed intervento, ai fenomeni di dissesto idrogeologico. Le risorse che servirebbero per una completa messa in sicurezza e per il soddisfacimento di ogni esigenza, purtroppo, sono infinite ed esulano dalla capacità contributiva del territorio”.
Per questo, ha aggiunto Bisi, “facciamo programmazione e provvediamo ad acquisire ulteriori risorse messe a disposizione da Europa, ministeri e Regione Emilia-Romagna tramite bandi. Fondamentali sono il lavoro continuo dei nostri tecnici e la collaborazione con i sindaci con i quali facciamo monitoraggio e lavoriamo per priorità. Altrettanto importante è la relazione con la cittadinanza che abita le nostre montagne perché anche loro portano avanti una parte di manutenzione ordinaria che serve soprattutto a prevenzione del dissesto. A loro, e chi vorrebbe tornare ad abitare questi luoghi magnifici, va il nostro supporto che si traduce in opere e nella loro gestione e manutenzione”.
Cevolotto: grandi responsabilità
Il vescovo Cevolotto ha impartito una benedizione alla sorgente, all’acqua e a tutti quelli che se ne prendono cura: “Abbiamo la responsabilità di non sprecarla e di viverla con responsabilità perché non è infinita. Anche questo momento fa parte di un tempo dedicato al servizio pastorale ed è un segno di attenzione verso questi territori. Come ha ricordato Papa Francesco ‘tutto è connesso’ e le relazioni sono importanti, come è importante questa pozza d’acqua da cui parte un torrente che arriva ad irrigare 10mila ettari di campagne”.
I panorami della Val d’Arda
A guidare il nutrito gruppo di camminatori, sabato scorso, il gruppo “Eva – Esploratori Val D’arda” che ha impostato il percorso in modo da toccare i punti più panoramici da cui si è potuto vedere: l’oratorio di Sant’Anna; la diga di Mignano; i campanili di Pedina e Settesorelle; la Rupe dei tre gradini; i monti Lama, Castellaccio, Groppo di Gora, Menegosa, Cravola e Carameto. Per arrivare al punto più alto (1.232 metri) con la sorgente dell’Arda che è considerata tale in quanto la più alta tra una serie di risorgive (in dialetto piacentino dette “sortum”).
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