Gaza City: “Abbiamo avviato le operazioni preliminari e le fasi iniziali dell’attacco”. l’annuncio che segna il colpo finale per la Striscia abitata da oltre due milioni di persone arriva direttamente dal portavoce dell’esercito israeliano, Effie Defrin. Così Tel Aviv va avanti, nonostante le condanne dei leader del mondo, gli scioperi e le grandi manifestazioni di protesta dei giorni scorsi avvenute nel Paese.
L’obiettivo dichiarato dell’operazione è quello di sradicare definitivamente Hamas e i suoi militanti che restano presidiati tra i palestinesi a Gaza City, spiega l’Agenzia Dire. Solo 24 ore fa, le forze militari israeliane avevano esteso il periodo di servizio a 20.000 riservisti, richiamandone altri 60.000, proprio dare avvio “alla fase successiva dell’operazione Gideon’s Chariots”. E ora i carri di Gedeone 2 sono già alla periferia della città principale della Striscia.
Il Nyt: Israele sfida l’indignazione globale
Il New York Times, pubblica l’articolo a firma di Lara Jakes, intitolato “Con le mosse in Cisgiordania e Gaza City, Israele sfida l’indignazione globale”. Alla notizia dell’avanzamento delle truppe su Gaza City affianca quella dell’approvazione definitiva di Israele ai 3.400 nuovi insediamenti nella Cisgiordania occupata. “Entrambi gli sviluppi gettano ulteriori dubbi sulle possibilità di un cessate il fuoco o della creazione di uno Stato palestinese”, si legge sul quotidiano americano. Non solo: “Gli esperti hanno affermato che le mosse suggeriscono come il primo ministro Benjamin Netanyahu si stia piegando alle ideologie degli estremisti della sua coalizione per rimanere al potere, anche a costo di isolare Israele a livello internazionale”.
Un milione di palestinesi spinti a Sud
L’occupazione di Gaza City va di pari passo con lo svuotamento della città: i funzionari militari israeliani hanno affermato che delle tende sono state spostate nelle zone sud, per le persone che sarebbero state sfollate. Secondo il piano, le truppe avrebbero circondato la città e permesso alla popolazione di spostarsi verso sud attraverso i posti di blocco installati “per catturare i militanti”. Successivamente, sarebbe stato previsto l’intervento con la forza militare. Sono circa un milione i palestinesi rimasti ammassati a vivere tra le macerie di Gaza City: i militari israeliani li spingeranno verso sud quindi, verso Rafah e i confini egiziani.
Il progetto che affossa l’idea dei due Stati
L’annuncio dell’avvio della fase due dell’operazione Carri di Gedeone arriva all’indomani dell’approvazione definitiva del controverso progetto di Ma’ale Adumim, che prevede la costruzione di 3.400 unità abitative nell’area E1 della Cisgiordania. A dare il via libero formale, spiega il quotidiano israeliano Times of Israel è stata l’Alta commissione di pianificazione dell’Amministrazione civile, un dipartimento del ministero della Difesa.
Lo stesso quotidiano riporta poi i commenti entusiasti del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich che ha definito “storica” l’approvazione del piano. Non solo, ha descritto il piano di costruzione come un “passo significativo che cancella praticamente l’illusione dei due stati e consolida la presa del popolo ebraico sul cuore della Terra d’Israele”. E ancora, per chiarire la portata dell’iniziativa: “Lo Stato palestinese viene cancellato dal tavolo non con slogan, ma con i fatti. Ogni insediamento, ogni quartiere, ogni unità abitativa è un altro chiodo nella bara di questa pericolosa idea”, ha evidenziato il ministro di estrema destra. .
Il piano è stato ovviamente bocciato dall’Autorità nazionale palestinese per cui si tratta di “una mossa che divide la Cisgiordania in prigioni”. Lo stesso quotidiano di Tel Aviv riporta la contrarietà di associazioni per i diritti umani e dei Paesi europei: “Affermano che la costruzione di un insediamento in quella zona dividerebbe sempre più in due la Cisgiordania centrale, rendendo ancora più precaria la possibilità di un futuro Stato palestinese”.
L’ennesimo appello dell’Onu
Sugli ultimi sviluppi in Medio Oriente interviene infine il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, lanciando l’ennesimo appello. “È fondamentale raggiungere immediatamente un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, per evitare la morte e la distruzione di massa che un’operazione militare contro Gaza inevitabilmente causerebbe”, scrive in un post su X. “Allo stesso tempo, la decisione delle autorità israeliane di espandere la costruzione di insediamenti illegali, che dividerebbe la Cisgiordania, deve essere revocata. Qualsiasi costruzione di insediamenti costituisce una violazione del diritto internazionale”, conclude Guterres.
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