Opinioni

Green economy, la rivoluzione verde dev’essere alla portata di tutti

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Green economy: più che una necessità per tutti, la sostenibilità ambientale sta diventando una moda per pochi. A causa dei suoi costi, la necessità di verde, non è sempre “a impatto zero”, soprattutto per le tasche dei più poveri.
In questo modo il pianeta verrà veramente salvato, e con lui anche il futuro dei giovani, oppure gli interessi economici avranno maggiore importanza?

È noto a tutti che il nostro pianeta sia malato. Lo sfruttamento selvaggio delle materie prime, la deforestazione, l’inquinamento delle acque e l’immissione di gas serra nell’atmosfera sono le cause principali di questa malattia. Il poeta ed ecologista statunitense Henry David Thourou, a metà del diciannovesimo secolo, ha scritto: È più facile scoprire un nuovo mondo come ha fatto Colombo, che entrare in una piega di questo“.

Noi, nel 2020, sappiamo bene che non c’è un nuovo mondo da scoprire o se non altro non c’è un nuovo mondo che possiamo lasciare in eredità alle generazioni future.
Gli ecologisti, come Thourou, hanno sempre sostenuto che l’essere umano deve imparare a vivere a contatto con la natura, ad amarla e rispettarla.

Green economy, giovani e politica

La relazione con l’ambiente non riguarda però solo l’agricoltore, il naturalista o l’ecologo, riguarda tutti quanti. Rispettare la natura vuol dire rispettare la nostra casa e noi stessi. Per questo migliaia di attivisti in tutto il mondo ripetono un messaggio chiaro: bisogna intervenire, è ora di cambiare rotta. Tra loro ci sono giovani come la diciassettenne svedese Greta Thunberg che con il suo movimento, il Friday For Future, ha mobilitato milioni di ragazzi in tutto il mondo e continua a portare avanti la sua protesta per chiedere un cambiamento immediato e a livello globale. La sua protesta contro il cambiamento climatico ha riempito le pagine dei rotocalchi e i programmi delle tv di tutto il mondo. Anche star della musica come Bono Vox e attori di Hollywood come Leonardo DiCaprio non nascondono il loro impegno a favore dell’ambiente. 

Tra i punti fondamentali dei piani economici di molte Nazioni ci sono investimenti per un futuro sempre più verde e sostenibile. Come ad esempio Ursula von der Leyen, a capo della Commissione Ue, ha varato il Green New Deal, un massiccio piano a base di risorse finanziarie che nei prossimi anni dovrebbe far orientare gli Stati membri verso un futuro sempre più “ecologico” e a zero emissioni.

La provocazione di Elvia Wilk

Ma tutto questo basta a fare la differenza? Quello che vediamo alla tv o leggiamo sulle pagine dei giornali più che una sensibilizzazione può finire per essere una strumentalizzazione. L’attivista e scrittrice tedesco-americana Elvia Wilk denuncia per esempio come dietro la Green economy si possa nascondere anche il capitalismo più selvaggio.

In un romanzo dal titolo Oval (Zona42 editore), la Wilk racconta di una multinazionale tedesca che trova in questa corsa al verde solo un motivo di guadagno. Come? Demolendo interi quartieri alla periferia di Berlino per ricostruire case ecosostenibili, ma che chi abita in quei quartieri non può più permettersi perché troppo costose. La Wilk mette in luce così il rischio che il “voler vivere in armonia con la natura e a impatto zero” diventi una moda chic per pochi e non una scelta o una necessità a cui tutti devono aderire e di cui tutti devono godere.

Green economy e responsabilità

Quella raccontata dalla Wilk è un’ecosostenibilità sterile. Per l’élite e non per i giovani e le famiglie, che sono alla base delle future generazioni. Secondo molti ecologisti di sinistra non basta una presa di coscienza individuale. E chi sostiene che il cittadino può fare la differenza, cambiando il proprio stile di vita, agisce come uno scarica barile, solo per non prendersi le proprie responsabilità.

Le grandi imprese multinazionali, ma anche quelle minori, con i giusti guadagni, insieme ai governi nazionali possono fare la differenza incentivando l’economia circolare, la sostenibilità ambientale, e rendendola accessibile a tutti. Aiutando le Nazioni più povere e tutelando le popolazioni bisognose per salvaguardare i loro habitat e le loro risorse.

Il cittadino può fare la differenza, solo se viene messo nelle condizioni per farla. Incoraggiare la tutela della natura e scoraggiare l’antropizzazione selvaggia, evitando il consumo del suolo, è importante; ma a loro volta anche le amministrazioni locali devono impegnarsi perché tutti i cittadini possano beneficiare delle nuove tecnologie ecosostenibili. Solo così si possono avere dei veri risultati.

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Caterina Pagani è laureata in Scienze della Natura e dell’Ambiente all’Università di Parma. Pur avendo un percorso di studi scientifico, ha sempre amato la letteratura.
Studia il pianoforte ed è appassionata anche di cinema e viaggi. Ha gestito un caffè letterario collaborando con artisti emiliani, lombardi e provenienti da altre regioni d’Italia. Da quasi un anno ha aperto un blog personale, il Barile dello Zucchero, dove scrive articoli sugli argomenti che le piacciono e diari di bordo dei suoi viaggi.

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