Economia

Ikea: sulla mamma licenziata nessun passo indietro

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Nel riquadro, Marica Ricutti

Ikea è uscita allo scoperto. E ha spiegato perché ha licenziato Marica Ricutti nel punto vendita di Corsico. Si tratta di una mamma 39enne separata, con due figli di 10 e 5 anni, di cui uno disabile. La nota della multinazionale svedese è piuttosto articolata. Ma vale la pena vederla punto per punto. Perché la scelta, a dire dell’azienda, è stata “difficile quanto necessaria, nel rispetto dei propri valori e alla luce dei fatti avvenuti”.

Ikea: 8 mesi difficili

La signora Ricutti, prima di tutto, “negli anni ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità“, sottolinea Ikea. E l’azienda “si è sempre dimostrata disponibile a concordare le migliori soluzioni per contemperare le necessità della lavoratrice con le esigenze connesse al suo lavoro”. Nonostante questo, “negli ultimi 8 mesi la signora Ricutti ha lavorato meno di 7 giorni al mese. E, per circa la metà dei giorni lavorati, ha usufruito di cambi di turno e spostamenti di orario, concordati con i colleghi e con la direzione del negozio”. Ma negli ultimi tempi, “in più occasioni, la lavoratrice – per sua stessa ammissione – si è autodeterminata l’orario di lavoro senza alcun preavviso né comunicazione di sorta. Mettendo in gravi difficoltà i servizi dell’area che coordinava e il lavoro dei colleghi, creando disagi ai clienti e disservizi evidenti e non tollerabili”.

La decisone del licenziamento

Non è finita. La multinazionale sostiene che “di fronte alla contestazione di tali episodi e alla richiesta di spiegazioni da parte dei suoi responsabili su questo comportamento, la signora Ricutti si è lasciata andare a gravi e pubblici episodi di insubordinazione“. A questo punto, “sulla base dei propri valori, del rispetto dovuto alla totalità dei propri collaboratori e della cura dei propri clienti, Ikea, pur avendo fatto il possibile per andare incontro alle richieste della lavoratrice, ha ritenuto non accettabili comportamenti di questo tipo che hanno compromesso la relazione di fiducia. Alla luce di questa insostenibile situazione, l’azienda è giunta alla decisione di interrompere il rapporto di lavoro“.

Paradiso Ikea

Poi l’azienda descrive le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti con dovizia di particolari. “Oggi in Ikea Italia lavorano più di 6.500 collaboratori diretti, in oltre 21 punti vendita, per i quali valorizziamo le competenze e garantiamo percorsi di crescita. I risultati della nostra indagine di clima interno confermano che l’82% dei nostri lavoratori si sente rispettato e valorizzato. E l’83% si dichiara orgoglioso di lavorare in Ikea. Il 90% è impiegato con un contratto a tempo indeterminato. E, nell’ultimo anno, oltre 100 donne e 100 uomini hanno avuto un avanzamento di carriera”.

Opinioni ben diverse

Ma torniamo alla signora Ricutti, che rispetto a quanto dichiara l’Ikea è di tutt’altro avviso. Sostiene di essere stata licenziata perché non ha accettato il turno delle 7 del mattino al ristorante del punto vendita. Un orario complicato per accudire i suoi due bambini. “Ho sempre cercato di comprendere le ragioni dell’azienda. Ma forse adesso sta venendo meno il valore della dignità umana”, ha detto all’Huffington Post. “Andrò avanti, impugnerò il licenziamento“.

Mediazione inutile

Sulla vicenda è intervenuto anche Marco Beretta della Filcams Cgil di Milano. Il sindacalista ha spiegato che “l’unica contestazione riguarda proprio quei pochi ingressi con due ore di ritardo”. Per Beretta la lavoratrice “cercava in quel modo di sollevare l’attenzione sul suo problema. Visto che tutti gli altri tentativi per trovare una mediazione si erano rivelati inutili. Quel che fa più male, è che stiamo parlando di una lavoratrice che ha diritto alla protezione della legge 104, che tutela le madri con figli disabili. Marica Ricutti non stava chiedendo un privilegio“.

Ikea, l’algoritmo e il caso Bari

Il sindacalista poi ha alzato lo sguardo oltre Corsico, dove il 5 dicembre ci sarà un presidio contro il licenziamento. “A dispetto delle campagne pubblicitarie sempre così sensibili ai temi sociali, l’Ikea dimostra di considerare i lavoratori soltanto dei numeri da tagliare per abbassare i costi. Come dei mobili. Da montare e smontare a piacimento”. In sostanza però la vicenda della signora Ricutti ruota tutta attorno ai turni di lavoro. Ma chi li decide all’Ikea? Lo svela la Stampa: è un algoritmo che li elabora due volte l’anno, a settembre e a marzo. Come? In base al flusso dei clienti, al numero dei lavoratori, alle esigenze dei reparti. E l’algoritmo svedese pare stia mietendo altre vittime. A Bari nei giorni scorsi è stato licenziato un dipendente, padre di due bambini piccoli. Il motivo? Sembra per una pausa più lunga del consentito. Gli sarebbero stati fatali 5 minuti di troppo.

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