Economia

Leonardo a Piacenza: con Mae svilupperà una nuova fibra di carbonio nell’aerospaziale

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La piacentina Mae grande protagonista nello sviluppo della fibra di carbonio. Leonardo Spa ha scelto l’azienda di Fiorenzuola d’Arda per un progetto di ricerca dedicato a questo materiale sempre più strategico. Ed è la prima volta che la principale holding industriale italiana del settore aerospazio, difesa e sicurezza – tra i primi dieci player a livello mondiale – sbarca a Piacenza.

Il progetto Lampo

L’idea del progetto di ricerca e sviluppo triennale denominato “Lampo” nasce nel 2019 e ruota attorno alla realizzazione di un impianto pilota che è stato affidato all’azienda piacentina. L’obiettivo principale di Leonardo – partecipata al 30,2% dal ministero dellEconomia e delle Finanze – è l’ampliamento e potenziamento del suo stabilimento di Foggia, divisione aerostrutture, dove inserire la produzione di una fibra di carbonio dalle nuove proprietà per i suoi velivoli, sfruttando anche le competenze e gli equipment del Leonardo Lab dei materiali presente a Grottaglie (Taranto). Sul piano finanziario Leonardo coinvolge nell’operazione Invitalia (l’Agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa) e l’investimento si concretizza attraverso un contratto di sviluppo industriale dal valore complessivo di circa 84 milioni di euro (di cui 39,8 a fondo perduto).   

Know-how completo

Mae è stata scelta da Leonardo come partner del progetto (gli altri sono Aviorec Srl e il Cnr, Consiglio Nazionale delle Ricerche) perché l’azienda di Fiorenzuola è una delle poche al mondo che vanta un know-how completo, dalla progettazione alla produzione, lungo tutta la filiera della fibra di carbonio. Realizzata all’estero, la fibra di carbonio è un materiale dalle proprietà straordinarie, leggerissimo e molto resistente, in continua evoluzione e sempre più strategico sul piano produttivo nell’aerospaziale e in altri campi come l’automotive, il settore energetico, il tessile e l’edilizia.

Impianto pilota da 17 milioni

Mae, che ha un fatturato di oltre 75 milioni di euro, 90 addetti, filiali in Cina e negli Stati Uniti, è specializzata nella ingegnerizzazione e costruzione di impianti e linee complete per la produzione di monomeri e polimeri sotto forma di fibre o schiume. Per la realizzazione a Fiorenzuola dell’impianto pilota nell’ambito del progetto “Lampo” l’azienda investirà complessivamente 17 milioni di euro, di cui 7 arriveranno a fondo perduto.

Mae, l’aerospaziale e…

Un’occasione unica per sviluppare ulteriormente il suo know-how in questo comparto della chimica. E non solo in rapporto all’aerospaziale, dove si stanno aprendo interessanti opportunità anche a livello regionale, ma guardando anche alle prospettive in altre filiere produttive che puntano sulla fibra di carbonio con sempre più convinzione. Basti pensare alla Motor Valley emiliana, dove tra Modena e Bologna, a poche decine di chilometri da Piacenza, si producono auto da sogno, come Ferrari, Lamborghini, Maserati o Dallara, solo per citare alcuni brand, che utilizzano già questo materiale per le loro fuoriserie. Un settore dove Mae, tra le associate di Confindustria Piacenza, potrebbe diventare un player di primo piano, capace di creare fibre di carbonio ad hoc per migliorare prestazioni e performance dei prodotti automobilistici.  

Lo sviluppo locale

Il tutto offrirà naturalmente notevoli vantaggi anche sul piano locale, con lo sviluppo in Val d’Arda di un settore sperimentale e produttivo che potrebbe irrobustire ancor di più le già solide radici dell’azienda della famiglia Rovellini a Fiorenzuola, attirando nuovi investimenti, partnership con università e poli di ricerca, e generando anche una domanda delle figure tecniche necessarie con importanti ricadute sul piano della formazione delle risorse umane. 

Il museo di Mae

Una serie di prospettive che in tempi di ripartenza non possono che far pensare all’epoca del boom economico, quando negli anni 50 e 60 del secolo scorso la chimica italiana è stata una delle protagoniste principali della crescita industriale del Paese su scala mondiale, nobilitata dal premio Nobel a Giulio Natta nel 1963. Una storia indimenticabile, che Mae ricorderà regalando ai piacentini anche un Museo dedicato alla fibra di carbonio, affidato a due archistar come Carlo Ratti e Italo Rota. 

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