Maestre senza laurea e caos graduatorie: i giochi sono aperti. Ma il tempo stringe dopo la sentenza del Consiglio di Stato. A dicembre ha stabilito che per essere insegnati di ruolo il diploma non è sufficiente. E che per salire in cattedra serve la laurea. Così la tensione nella scuola è salita alle stelle, perché senza una sanatoria i diplomati coinvolti dalle conseguenze della sentenza sono migliaia.
I posti a rischio
Circa 2mila maestri e maestre senza laurea da subito verrebbero esclusi dalle graduatorie, secondo il parere fornito dall’Avvocatura dello Stato al ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Miur). Ma per i sindacati questa cifra è solo la punta dell’iceberg. Nei prossimi mesi le sentenze di Tar e Giudici del Lavoro metterebbero a rischio tra i 10 e i 15mila posti oggi assegnati ai diplomati magistrali. E ben 5.665 maestri e maestre senza laurea sono già di ruolo. Tutti docenti che hanno nel curriculum tanti anni di insegnamento. E che magari per sedersi in cattedra hanno accettato pesanti spostamenti dalle regioni d’origine, cambiando radicalmente la propria vita. Ma il numero complessivo dei docenti coinvolti sarebbe ancora maggiore.
Diplomati contro laureati
In totale, secondo diverse valutazioni, nel caos delle Graduatorie ad esaurimento sarebbero coinvolte dalle 43 alle 55mila persone. Come mai? Si tratta soprattutto dei diplomati magistrali che fino al 2001-2002 avevano avuto l’opportunità di iscriversi alle liste. E questo, come ricorda anche quotidiano.net, nonostante una legge del 1990 avesse stabilito che anche per l’insegnamento alle elementari servisse la laurea. Tra l’altro, nel contratto dei diplomati era prevista una clausola risolutiva espressa che ne metteva a rischio il posto a tempo indeterminato. Così sono partiti i ricorsi, perché dall’altra parte della barricata ci sono circa 23mila laureati che ambiscono alle cattedre dei diplomati. E molti di loro magari hanno già vinto il concorso.
Chi si salva
Nel frattempo sale la tensione anche per le differenze di trattamento tra gli stessi diplomati. Gli unici “al sicuro”, secondo il Miur, sarebbero quelli che sono stati destinatari di una sentenza già passata in giudicato, che ne sancisce il diritto acquisito. Chi invece ha ottenuto la cattedra, sebbene con riserva, sarà licenziato e dovrà tornare alle supplenze. Infine, come sottolinea anche ilfattoquotidiano.it, chi era precario ma iscritto alle graduatorie sarà inserito in quelle d’Istituto.
Maestre: scontro aperto
Dal 28 aprile i docenti diplomati inizieranno uno sciopero della fame davanti al Miur. E l’Anief ha confermato anche lo sciopero previsto per il 2 e 3 maggio: “L’Avvocatura di Stato espelle le maestre, mette a rischio il prossimo anno e mina lo stato di diritto”.
Tutti gli occhi naturalmente sono puntati sul Miur, a capo del quale siede ancora Valeria Fedeli. Per sanare la situazione, al ministero ipotizzano una soluzione legislativa da trovare in sede parlamentare. E quindi i tempi si allungano.
“La vicenda delle maestre diplomate dimostra il fallimento della 107 che voleva eliminare il precariato ed ha soltanto eliminato le graduatorie”, ha affermato Pino Turi segretario della Uil scuola. “È evidente che c’è un buco e la politica lo deve colmare. Non occorrono rivoluzioni, ma buon senso. Il nuovo Governo è invitato a fare una sola norma legislativa: eliminare l’organico di fatto, che genera precariato e non garantisce i diritti degli alunni in termini di continuità didattica”. Sarà tutto chiaro, ma la strada per ora sembra ancora in salita.
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