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5 Stelle e Di Maio: il contratto di governo in 10 punti sarà un boomerang?

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5 Stelle: mentre l’esploratore Roberto Fico si aggira nella giungla delle correnti del Pd per cercare il bandolo di una matassa sempre più complicata, il professor Giacinto della Cananea ha consegnato un documento al premier in pectore Luigi Di Maio. In totale è composto da 28 pagine e numerosi caveat. Proviamo ad esaminarlo nel dettaglio.

I 5 Stelle e il professore

Le prime 3 pagine del corposo elaborato dell’ordinario di diritto amministrativo all’università di Roma Tor Vergata sono una lettera di trasmissione. Caro Di Maio, ti invio quanto mi hai richiesto. E cioè un’analisi delle possibili convergenze di programma tra 5 Stelle, Lega e Pd. E, in caso di risposta positiva, come si possa predisporre un’agenda di governo per il Paese.
La prima immagine, malevola, è quella di Di Maio che digita su Google: “cosa fa il presidente del Consiglio”. La seconda: Andreotti, Craxi, De Gasperi e Spadolini  – da dove sono – si danno alle matte risate. Un tempo erano loro a spiegare ai professori come si fa un governo. Chi si sarebbe mai permesso di dire al Divo Giulio come si compone una maggioranza?

I programmi, questi sconosciuti

Ma entriamo nel dettaglio dell’elaborato (disponibile sul blog delle stelle). Alla lettera di trasmissione seguono tre distinti documenti. E a pagina 5 del primo, dal titolo “Convergenze tra i programmi delle forze politiche: prime indicazioni”, il team del professore, composto da altri 6 docenti, si imbatte in qualche problema.
Quali sono i programmi elettorali dei partiti? Chi ne aveva uno, chi 3, chi li ha cambiati in corsa. Dunque, il professore si limita a “sottolineare l’esistenza di una notevole disomogeneità”. E mette le mani avanti: “Per poter pervenire a risultati più affidabili, occorrono verifiche ulteriori”.
Comunque, dopo aver esaminato a volo d’uccello convergenze e divergenze, si conclude con un auspicio: esistono delle convergenze sia con Lega che con Pd. È possibile formare un governo sia con gli uni che con gli altri. Dipende solo dalla volontà politica. Della serie, come scomodare monsieur de La Palisse.

I puntini di sospensione

Continuando in questo solco, il documento consegnato ai 5 Stelle diventa paradossale (e non per colpa dell’estensore, ma proprio per il tipo di incarico conferito). Alla pagina 1 del terzo e ultimo capitolo il titolo recita: “Un accordo per il governo dell’Italia tra Movimento 5 Stelle e….”. Passino per lo statuto della Bocciofila, li accettiamo anche per il verbale dell’assemblea di condominio, ma i puntini di sospensione associati al “governo dell’Italia” – con chi non si sa – fanno male al cuore. E ci ricordano quel “Franza o Spagna purché se magna” che tanta parte ha avuto nella nostra storia.

5 Stelle in 10 mosse

Alla pagina 2 di “Un accordo per il governo dell’Italia tra Movimento 5 Stelle e….” però si entra nel vivo. Punti di programma forti come macigni:

  1. sostegno alle famiglie
  2. Contrastare povertà e disoccupazione
  3. Eliminare gli squilibri territoriali
  4. Sicurezza e giustizia per i cittadini
  5. Difendere il servizio sanitario nazionale
  6. Proteggere le imprese e incoraggiare l’innovazione
  7. Un nuovo rapporto tra cittadino e fisco
  8. Un paese da ricostruire: le infrastrutture
  9. Salvaguardia dell’ambiente 
  10. Per un’amministrazione efficiente e trasparente

Ovvio. C’è chi ha commentato dicendo che manca solo “la pace nel mondo” e “voglio bene alla mamma”. Chi ha detto che mancano del tutto la lotta alla mafia e alla corruzione. E chi non trova nulla su Europa e problemi migratori. Se è per quello, mancano anche flat tax e reddito di cittadinanza, le due bandiere di Lega e 5 Stelle. La flat tax diventa una estremamente generica “maggiore equità pressione fiscale sul ceto medio”. E il reddito diventa “politiche attive di sostegno al reddito e riforma centri impiego”.

La svolta di Frankenstein

E dopo l’elenco dei 10 punti, della Cananea scrive: “Questo accordo segna una svolta nella politica italiana”. No, professore. Siamo sempre gli stessi. Non cambiamo mai. Purtroppo, neppure sotto l’egida del giovane Di Maio. E ci sembra inutile che poi il professore si sbracci e si affanni parlando di “senso della responsabilità” e di “leale collaborazione”.

Tra l’altro, della Cananea e il suo team provano – novelli Frankenstein – a prendere brani dei programmi elettorali dei singoli partiti e a cercare di farli combaciare con Europa (di cui nessuno aveva parlato) ed economia (pure). Il programma finale, purtroppo, sembra uno zombie con le stesse facoltà mentali della stellina che, infilata la fascia di miss, cinguetta, appunto, “Vorrei la pace nel mondo”. E sbatte gli occhioni bistrati in favore di telecamera.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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