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Peste suina, salumi a rischio: gli allevatori piacentini chiedono lo stato di calamità

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Peste suina africana: la situazione nel Piacentino è sempre più drammatica. E adesso, dopo l’arrivo dell’esercito con uomini e droni per rastrellare sul territorio montano le carcasse infette dei cinghiali, arriva il grido di allarme di una trentina di aziende suinicole, che firmano una lettera alle Istituzioni per chiedere che sulla Peste suina africana (Psa) sia dichiarato lo stato di calamità-emergenza. Lo rende noto Confagricoltura Piacenza, che ha avvallato la missiva, evidenziando tuttavia come la proposta sia giunta spontaneamente e trasversalmente dagli allevatori del territorio a fronte di una situazione che si fa sempre più grave.

La lettera è stata indirizzata al prefetto di Piacenza Paolo Ponta; al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini; all’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi; al direttore generale del settore Agricoltura caccia e pesca della Regione Valtiero Mazzotti; alla presidente della Provincia di Piacenza Monica Patelli; e a tutti i sindaci dei Comuni della provincia di Piacenza.

Rischi enormi  

“Le aziende suinicole operative nella provincia di Piacenza, sottoscrittrici di questo documento sono estremamente preoccupate per la diffusione incontrollata della Psa nel selvatico e sono a rilevare quanto segue: la Psa continua a diffondersi; recentemente è stata riscontrata in diversi cinghiali anche nella provincia di Piacenza, motivo per il quale la Commissione europea ha designato oltre l’80% dei Comuni piacentini zona di protezione. Il timore che l’epidemia possa allargarsi presso ‘il distretto di Langhirano’, snodo cruciale dei prosciutti Dop è indiscutibilmente realistico”, scrivono gli allevatori.

“Abbiamo dotato le nostre aziende dei necessari requisiti di biosicurezza rafforzata per poter continuare l’attività”, rilevano poi i titolari delle aziende; che ricordano come la Psa non sia una malattia trasmissibile all’uomo, ma abbia conseguenze letali per i suidi. “I rischi sono enormi per tutta la filiera. L’allargamento delle aree di infezione comporterà l’abbattimento di decine (centinaia?) di migliaia di suini allevati e la conseguente chiusura di numerosissime aziende; per molte delle quali sarà improbabile la riapertura, con forti impatti negativi sull’occupazione”.

Così, “per queste ragioni, unitamente al senso di responsabilità nei confronti di tutti i nostri dipendenti e delle aziende che saranno inevitabilmente coinvolte, avvertiamo la forte necessità di chiedere a tutti quanti in indirizzo il massimo sforzo per fermare l’avanzare di questa malattia”.

Abbattere i cinghiali

Tra le richieste, spiega Giovanna Parmigiani, presidente della sezione carni suine di Confagricoltura Piacenza, “c’è la proposta di decretare lo stato ‘calamità – emergenza’ da parte della Regione congiuntamente alla richiesta, potremmo dire disperata, di prevedere interventi straordinari come altri Paesi europei (Francia, Belgio, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Germania) hanno già attuato con positivi risultati. Anche il modello di contenimento della provincia di Cuneo è uno straordinario esempio di sinergia tra gli attori coinvolti ed ha ottenuto risultati concreti. Questi sistemi sono tutti fondati sulla logica, diremmo ovvia, degli abbattimenti eseguiti in maniera studiata, scientificamente applicati e organizzati in ogni loro fase, modalità e tempistica”.

A questo punto, sulla Psa “non abbiamo più tempo da perdere!“, sottolineano gli allevatori, che propongono la nomina di un Commissario Unico per il coordinamento nel territorio delle varie attività; con poteri decisionali anche in deroga all’attuale ripartizione delle competenze e piani di abbattimento dei selvatici gestiti dai cacciatori e dalle loro associazioni, anche in deroga alle vigenti normative (calendari venatori), coinvolgendo forze dell’ordine e militari e prevedendo rimborsi economici a capo abbattuto.

Scendere in piazza?

“Le previsioni drammatiche secondo le quali il virus potrebbe diventare endemico non devono assolutamente costituire un alibi!”, concludono i sottoscrittori della lettera sulla Psa. “Né tantomeno possiamo considerare come nella nostra Italia l’unica chance che abbiamo per essere ascoltati e attivare seriamente le Istituzioni sia scendere in piazza con i trattori. Infine, ricordiamo che i costi per l’eradicazione aumentano esponenzialmente ogni giorno che passa. Rinnovando la nostra richiesta di intervento urgente, invitiamo a non sottovalutare il problema e facciamo appello alle sensibilità individuali nonché, ovviamente, alle responsabilità dei ruoli”.

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