A Piacenza la nuova amministrazione di centrodestra ha già il fiato corto. “Visti i tempi ristretti stiamo tentando l’impossibile, ma per onestà mi tocca far presente che non sarà semplice”. Queste le parole pronunciate dal sindaco Patrizia Barbieri a proposito della candidatura di Piacenza a Capitale della Cultura 2020. Il 15 settembre infatti scadono i termini per la presentazione di un progetto di massima. Ma nel dossier ereditato dall’amministrazione di centrosinistra, secondo Barbieri “c’è solo una lettera d’intenti di Dosi”, il primo cittadino che l’ha preceduta.
La replica degli ex
Immediata la risposta dell’ex assessore alla cultura, la Pd Tiziana Albasi, che ha convocato una conferenza stampa con la partecipazione anche dell’ex sindaco Dosi. “Ho già dato la mia disponibilità a collaborare al progetto al mio successore, l’assessore Polledri. Così come posso darla al Sindaco”. La Albasi ha contestato l’accusa che non sia stato fatto niente. C’è un sistema integrato di musei, teatri e biblioteche. Nel 2018 si sta parlando della mostra su Annibale della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Deve essere terminata la sezione romana dei musei di palazzo Farnese. E altri progetti sono in itinere. Mancherebbe solo la progettazione di una mostra sul Pordenone per il 2020. Secondo l’ex assessore, insomma, Piacenza avrebbe tutte le carte in regola per non sfigurare rispetto alle altre candidature.
Tesoretto da un milione di euro
Se vogliamo saperne di più, la Capitale della Cultura è stata Mantova nel 2016, è Pistoia nel 2017, sarà Palermo nel 2018. Ma nessuna nel 2019. Tra due anni ci sarà infatti il “regno” di Matera, proclamata Capitale della Cultura europea. Nel 2015 furono Capitali italiane della Cultura contemporaneamente Ravenna, Cagliari, Lecce, Perugia e Siena. Ma dopo quell’anno il ministero dei Beni culturali, il Mibact, ha deciso che una sola città potrà usufruire del tesoretto, pari a un milione di euro con l’esclusione dal patto di stabilità delle spese per gli investimenti necessari a realizzare i progetti. Chi la sceglie? Una commissione ministeriale composta da 7 esperti che deve valutare i progetti presentati. Se vogliamo apprendere da qualche esperienza precedente, Ravenna ha speso il corrispettivo per aprire il parco archeologico di Classe. Perugia ha puntato su una serie di spettacoli per le strade. E anche Siena e Lecce hanno investito su un cartellone ricco di musica e danze per attirare i turisti.
Fare squadra per Piacenza
Per il 2020 sono ben 46 le città in gara, non tutte capoluogo di provincia. Nella sola Emilia si batteranno Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Scandiano. Tra le altre, ci sono Merano in Alto Adige, Tivoli per il Lazio e Treviso per il Veneto. In corsa anche un “parterre de rois” siciliano, con Messina Siracusa, Catania, Noto, Agrigento e Ragusa. E poi Macerata e Ancona per le Marche, senza dimenticare Caserta e Benevento che spiccano in Campania. Insomma, non sarà facile spuntarla.
Indubbiamente il tempo stringe. Ma dipenderà molto da quello che si vorrà mettere in campo. E cioè se le istituzioni locali, dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano all’Opera Pia Alberoni, dal Comune alla Provincia, dalla Camera di Commercio alla Banca di Piacenza, decideranno finalmente di “fare squadra”. In città circolano già diverse idee, come quella di riportare a Piacenza la Madonna Sistina per un evento di valore internazionale. E comunque l’esempio della mostra sul Guercino e dei suoi 100mila visitatori è ancora caldo. Ce ne siamo già dimenticati?
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.