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Caso Apostolico: quello che un giudice può fare e non deve fare

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Caso Apostolico, per cominciare torno indietro di trent’anni. Ho conosciuto un magistrato che aveva litigato con la moglie sulla partecipazione ad una fiaccolata antimafia. Erano gli anni 90, quelli degli omicidi di Falcone e Borsellino e delle stragi di mafia. E il giudice, pur condividendo scopi e ragioni, in piazza non voleva scendere. “Io sono un giudice”, diceva alla moglie. E lei: “E altri giudici sono stati ammazzati”… “E io in piazza non ci vado lo stesso”.

Chi avrà avuto ragione? Secondo la giudice Jolanda Apostolico certamente la moglie, dato che anche lei è stata immortalata in piazza, nel 2018, durante una manifestazione di protesta contro i respingimenti degli immigrati. Ha fatto bene? Secondo il ministro della giustizia Carlo Nordio, già magistrato di lungo corso, un giudice “può manifestare ma non deve”.

La moglie di Cesare

Molti commentatori si sono esercitati (spesso citandolo male: qualcuno ha attribuito al grande giurista Piero Calamandrei la frase di Caio Giulio Cesare), commentando che “la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto”. In effetti quando io entro in un Tribunale devo essere convinto che il giudice che mi giudicherà sarà terzo. E se il mio giudice è stato ripreso mentre manifestava con la Cgil a pugno chiuso, non sarò sereno se dovrà giudicare un licenziamento.

In più, importanti giuristi (per tutti Sabino Cassese) dubitano che l’ordinanza del giudice catanese sia corretta. Sul punto, com’è ovvio, deciderà la Corte di Cassazione, ma il fatto che la giudice abbia disatteso il recente decreto governativo, ritenendo prevalente la legislazione europea, fa purtroppo coppia con la sua partecipazione alla manifestazione del 2018.

Opinioni e strumentalizzazioni

Legittimo manifestare, come ha affermato anche il Guardasigilli Nordio. Eccessiva e strumentale la reazione della Lega di Salvini che chiede le dimissioni della Apostolico: la sua ordinanza potrà essere esaminata dalla Cassazione che darà la sua autorevole interpretazione dell’intera vicenda.

Ricordiamo, però, che se il decreto disatteso dalla Apostolico fosse stato evidentemente in contrasto con la legislazione europea, Mattarella non l’avrebbe controfirmato. La dottoressa Apostolico avrebbe anche potuto rimettere gli atti alla Corte Costituzionale, per chiedere se la norma in contestazione fosse o meno in contrasto con la nostra Carta fondamentale. Certamente poteva, come ha fatto, rimettere in libertà i tre tunisini finiti sotto la sua giurisdizione; e questo, a nostro parere, non dovrebbe comportare per lei né ispezioni ministeriali, né reprimende della sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura.

Anzi, sia l’una che l’altra iniziativa cozzerebbero con la libertà del giudice garantita dalla Costituzione (articolo 101, 2° comma: “I giudici sono soggetti soltanto alla legge”; articolo 107, 1° e 3° comma, “I magistrati sono inamovibili” e “i magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni”). Però, una volta rivendicata la loro libertà, garanzia di tutti, non certo solo dei giudici, va anche detto che il giudice che non si ritiene, lui stesso, equanime e sereno, ha la possibilità di cambiare ambito.

Non solo immigrazione

A Catania non ci sono solo questioni relative all’immigrazione: la dottoressa Apostolico potrebbe chiedere di essere applicata agli sfratti, al diritto di famiglia, ad altre sezioni civili che trattino di risarcimento danni o di fallimenti, come potrebbe chiedere di tornare a fare penale.

È solo alla sua sensibilità che facciamo appello: ormai la frittata (il video) è stata fatta e qualunque cosa giudichi da adesso in poi sarà sempre sotto i riflettori. Ritorni nel cono d’ombra nel quale sono il 99% degli altri magistrati. Certamente il suo presidente del Tribunale, che decide la collocazione del magistrato nell’organico, sarà felice di accontentarla, anche per porre fine alla sua esposizione mediatica.
(articolo pubblicato su ItaliaOggi)

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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