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Europee, tutte le sentenze degli elettori: cosa succederà?

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Europee: le elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo hanno visto in Italia tre vincitori e tre sconfitti: Salvini, Zingaretti e Meloni sugli allori; nella polvere Di Maio, BerlusconiBonino.

Europee: da Salvini in giù

La Lega di Salvini col suo 34% ha superato ogni più roseo sondaggio. Zingaretti con quasi il 23% ha interrotto la lunga emorragia di voti del Pd che partiva dal referendum renziano. La Meloni, che secondo alcuni sarebbe stata in bilico sulla soglia di sbarramento del 4%, con oltre il 6,4% porta Fratelli d’Italia al suo massimo storico; ma, soprattutto, morde da vicino Forza Italia che si ferma ben al di sotto del 9%.

Prima delle Europee le soglie minime erano state fissate dai politologi nel 20% per il Pd, ancora in 20 punti e nel restare almeno il secondo partito per i 5 Stelle, e nel 10% Forza Italia. Di Maio invece è sprofondato a un umiliante 17% ed è passato in 12 mesi dal 1º al 3° posto tra i partiti italiani.

Infine, la Bonino e la galassia della sinistra oltre il Pd raccattano pochi voti e restano a casa. Se si fossero uniti avrebbero superato lo sbarramento, ponendosi tra Forza Italia e FdI; ma si sa, la sinistra più o meno estrema è da sempre vittima della sindrome di Bertinotti-Guzzanti, il cupio dissolvi.

Europee e governo

Ed ora come spenderà Salvini il suo tesoro? Ha già annunciato che per il governo non cambia niente. Sarà vero? Per ora sì. Sempre che, come si può facilmente immaginare, i 5 Stelle non disturbino il manovratore. Dunque, via con la Tav, la flat tax, l’autonomia delle regioni e con gli altri progetti cari alla Lega.

Poniamoci allora nella prospettiva di Di Maio. In un Paese normale un leader che passa in un anno da oltre il 32 al 17%, invertendo quasi esattamente i risultati col suo ex junior partner Salvini, si sarebbe già dimesso.

Di Maio adesso ha davanti a sé due sole scelte, entrambe catastrofiche. La prima è staccare la spina del governo e andare al voto. Con la prospettiva di non potersi più ricandidare per il blocco del doppio mandato riconfermato da Casaleggio (in tal caso, si stanno già scaldando Conte e Di Battista) e con la prospettiva che il trend disastroso non si fermi al 17% ma scenda ancora. E questo nonostante alle Europee i 5 Stelle siano stati i più votati nel Mezzogiorno.

La seconda scelta è continuare a governare con Salvini, ingoiando tutto quello che ha rifiutato finora e probabilmente andando verso una resa dei conti con Bruxelles sulla finanza pubblica. In entrambi i casi, le prospettive dei 5 Stelle appaiono nere. E anche guardando a una nuova alleanza col ringalluzzito Zingaretti la strada per Di Maio appare impervia.

Europee, Piemonte e Berlusconi

Salvini, oltre alla splendida notizia del trionfo elettorale alle Europee, dopo le parallele amministrative potrà contare su una nuova regione, il Piemonte, che completa l’arco del Pil italiano: Lombardia, Veneto, Friuli, Liguria e, tra qualche mese, molto probabilmente Emilia-Romagna.

In più, oggi ha a disposizione ben tre forni, lusso mai consentito neppure al più trionfante Craxi. Infatti oggi governa con Di Maio. Poi potrebbe candidarsi alle elezioni politiche con la sola Meloni, assieme alla quale supera già il 40%. Ma potrebbe anche candidarsi con l’intero centrodestra, anche per non destabilizzare i vari governi regionali. Con un vantaggio: oggi Berlusconi non fa più paura; il suo potere di interdizione in un eventuale governo di centrodestra sarebbe praticamente nullo, dato che il duo Salvini-Meloni è autosufficiente.

Europa ed Europee

Se alziamo lo sguardo all’Europa, però, tutto il trionfalismo di Salvini va a farsi benedire. Secondo le ultime proiezioni i popolari europei del Ppe sarebbero il primo raggruppamento con quasi il 24% e 180 seggi. I socialisti e democratici il secondo, col 20% e 150 seggi. Il liberale Alde sarebbe il terzo con più del 14% e oltre 100 seggi. Al quarto posto ecco i Verdi con oltre il 9% e una settantina di seggi. Poi seguono i sovranisti, con percentuali, seggi e collocazione definitiva ancora da calcolare.

Ma se ci fermiamo ai primi risultati, vediamo che socialisti e Ppe, che pure hanno perso la maggioranza che era in sella dal 1979 (prime elezioni del Parlamento europeo), possono facilmente associare i Verdi o l’Alde, o parte di esso per tornare sopra il 50% dell’assemblea.

Un… Consiglio europeo

Per i piani di Salvini occorre anche precisare che il Parlamento di Strasburgo è sì sovrano, ma relativamente, perché nella Ue conta moltissimo il Consiglio europeo, formato dai capi di Stato e di governo. E lì l’Italia conta uno su 27. Un po’ poco per picchiare i pugni sul tavolo. Né, lo si è già visto, il leader leghista per sconvolgere le regole europee potrà contare più di tanto sui suoi amici sovranisti, tutti molto critici sulle prospettive di una finanza pubblica allegra care al Carroccio.

Dunque, benissimo in Italia e male in Europa. Ma questo Salvini lo sapeva già; superata la campagna elettorale, adesso non gli resta che mettersi di buzzo buono a studiare le prossime mosse da fare a Bruxelles.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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