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L’Anas, Foti e le polemiche sul ponte Lenzino: l’esperto, in sei mesi se ne fanno tre

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Il ponte Lenzino dopo il crollo e, nel riquadro, il deputato di Fratelli d'Italia Tommaso Foti

Ponte Lenzino: dopo il crollo di qualche giorno fa infuria la polemica tra l’Anas e Tommaso Foti. Il parlamentare piacentino di Fratelli d’Italia ha tuonato alla Commissione trasporti di Montecitorio: “Forse è meglio che Anas non faccia ulteriori ispezioni e indagini su ponte Lenzino. Perché la stessa società negli ultimi due anni ha eseguito sei ispezioni e come unico provvedimento ha elevato la portata del ponte al limite di 44 tonnellate per i camion. E il ponte è crollato”.

E ha proseguito: ”Lo dico perché c’è un limite all’essere ridicoli: non c’è stata un’ondata di piena nel Trebbia nel momento della caduta del ponte. Quando c’è stata l’ondata vera, durante l’alluvione del 2015, è crollato ponte Barberino e quello di Lenzino non ha fatto una piega. Evidentemente in questa occasione c’è stato un crollo strutturale a quello Lenzino”.

Il deputato ha concluso: “Fare un ponte provvisorio a valle o monte è indifferente. Perché non fare un ponte definitivo già adesso, che più o meno impiegherebbe lo stesso tempo? Basterebbe spostare di pochi metri la sede del ponte e non ci sarebbero spese inutili per due interventi”.

La posizione dell’Anas

Dal canto suo, l’Anas ha dichiarato che provvederà nel minor tempo possibile a costruire un ponte provvisorio per consentire l’accesso all’alta valle. Il “minor tempo possibile” è stato quantificato in sei mesi, così ripartiti: un mese per la progettazione e l’ottenimento delle autorizzazioni, quattro mesi per la costruzione delle spalle e il varo dell’impalcato metallico e ancora un mese per le finiture. L’Anas ha aggiunto che va tenuto presente che l’intera operazione si dovrà svolgere “in un contesto orografico particolarmente impervio” e “in una stagione sfavorevole”.

L’ingegnere piacentino

A questo punto, in attesa del sopralluogo del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, la piacentina Paola De Micheli, che dovrebbe portare alla scelta finale tra ponte provvisorio o definitivo, per chiarirci le idee abbiamo interpellato un ingegnere esperto in costruzioni stradali; un noto professionista locale che però ha chiesto di mantenere l’anonimato.

Ingegnere, meglio costruire il ponte provvisorio o definitivo?

“Ha ragione Foti: il costo e i tempi sono pressoché identici. Va anche tenuto presente che per fare il ponte provvisorio occorre prevedere il collegamento tra la sede stradale attuale e il ponte stesso. Dato che l’Anas parla di un ponte metallico ‘tipo Bailey’ prima di tutto occorrerà costruire due spalle in calcestruzzo su cui appoggiarlo”.

Che costi si possono prevedere per un ponte provvisorio?

“Per il provvisorio dai 150 ai 200mila euro, oltre al noleggio del ponte Bailey. Si potrebbe anche acquistare, ma così i costi lieviterebbero. L’affitto del ponte va dai 2 ai 3mila euro al mese. Il problema è che Anas, una volta installato il ponte provvisorio, facilmente lo dimentica e lo lascia in opera per anni”.

E per il definitivo?

“Anche qui dipende. Oggi si tende a costruire ponti ad unica luce, soprattutto per un ‘salto’ come quello del Lenzino che è di circa 50 metri. Un ponte di questo genere potrebbe costare sui 500mila euro, tutto compreso. Certo che se la Sovrintendenza vuole che si ricostruisca il ponte ‘com’era e dov’era’ il costo e i tempi possono lievitare. In più bisogna ricordare che oggi i ponti su pile si stanno abbandonando: ogni pila è uno stress per il ponte, tende ad accumulare detriti e fatalmente, se non è monitorata, diventa un problema”.

Si sente parlare indifferentemente di ponte o viadotto: che differenza c’è?

“Guardi, il ministro De Micheli ha sbagliato, parlando di viadotto invece che di ponte; quest’ultimo è quello che supera una distesa d’acqua, il viadotto è quello che corre sopraelevato sulla terra”.

E il ponte Bailey?

“Contrariamente a quanto afferma Anas, il ponte Bailey non porta qualunque peso ‘ad esclusione dei carichi eccezionali’: sopra le 20 tonnellate presenta dei problemi (il Lenzino portava, secondo Anas, fino a 44 tonnellate), a meno che non si facciano delle pile nell’alveo del torrente, ma a questo punto i costi lievitano ancora. Il Bailey pensato da Anas è strutturato a senso unico alternato. È vero che se ne possono prevedere due affiancati, ma in questo caso il costo semplicemente sarebbe raddoppiato”.

Perché si prevede un mese per le autorizzazioni? A chi vanno fatte le richieste?

“Alla Sovrintendenza e alla Regione Emilia-Romagna. Ma questo non rappresenta un problema: intanto che si aspettano le autorizzazioni si può progettare il ponte. In un mese si arriva comodamente al progetto esecutivo; il vero problema è l’affidamento dei lavori, gara, verifica dei requisiti, eventuali ricorsi, stipula contratto”.

E in sei mesi cosa si fa?

“Se ne costruiscono tre di ponti così. L’ho già fatto senza problemi. In quattro, massimo sei mesi da oggi si potrebbe sostituire il ponte crollato, ovviamente a campata unica e Codice dei Contratti permettendo”.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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