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Fake news: ma sono davvero un pericolo?

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Maria Elena Boschi e Laura Boldrini

Fake news: l’ultima notizia falsa è la foto di Boschi e Boldrini al presunto funerale di Totò Riina, con la scritta “Guardate chi c’era a dare l’ultimo saluto a Totò Riina”. L’immagine (e il suo commento) è subito diventata virale, con l’aggravante che l’hanno condivisa anche i moltissimi che sapevano che il funerale del boss dei boss non c’è mai stato. E che Boldrini e Boschi nella foto erano a un altro funerale. Quello di Emmanuel Chidi Namdi, nigeriano ucciso a Fermo in una rissa con Amedeo Mancini. E allora perché tanto successo sul web dell’inverosimile fotomontaggio? Qualcuno c’è cascato, ma altri semplicemente l’hanno usato come scherzo per gli amici creduloni.

Allarme New York Times

E questa è solo l’ultima di una vera e propria valanga di fake news che circolano in rete nel nostro Paese. Che promette sempre di svelare verità nascoste dai media ufficiali. Sul problema è scattato anche l’allarme del New York Times che ha dedicato un articolo al rischio fake news sulle prossime elezioni politiche italiane. Una preoccupazione ripresa da Renzi. Il segretario del Pd alla Leopolda ha chiesto ai social di controllare meglio, promettendo un report ogni 15 giorni sulle “schifezze” trovate in rete e una legge ad hoc. Ma il tema agita tutti i partiti. Anche i 5 Stelle. Tanto che Di Maio ha chiesto all’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea, che vigili sulle elezioni italiane. Il problema è che certe false notizie, come quella che ha riguardato Boschi e Boldrini, sembra vengano diffuse da siti vicini proprio ai grillini e anche ai leghisti.

Come nasce una fake news

Ma tant’è: quando la notizia falsa parte, è molto difficile farla rientrare o censurarla. Bufale come quella dell’ex ministro kyenge che si augura che in Italia avvengano attentati, o quella sulla sorella della Boldrini (defunta da anni) a capo di centinaia di cooperative che assistono i migranti, diventano subito virali. Com’è possibile? La ricetta è semplicissima: basta mescolare una goccia di credibilità con un personaggio quantomeno discusso se non biasimato. Aggiungete un titolo accattivante e “rivelatore“, che colpisca la pancia delle persone, ed ecco che la fake news rasenta la perfezione.

Non solo Vip

Così si trova di tutto e non solo sui Vip. Da minorenni fuggite da casa a cani torturati. Da anziani assaliti in casa da efferati rapinatori (rigorosamente slavi o comunque extracomunitari) a ragazze violentate. E nella confusione generale, quando si naviga sui social non si sa mai cos’è vero e cosa è fake. E non ci si può neppure fidare dell’amico che la condivide. Spesso l’ha presa in luoghi improbabili o gli è arrivata da chissà dove e non l’ha minimamente verificata. Copia-incolla e condividi e la notizia vola da un social all’altro, scatenando le reazioni dei leoni da tastiera, che coi loro commenti ne avvalorano il contenuto.

Putin: vittima o carnefice?

E poi, dopo il Russiagate negli Usa e nel Regno Unito, dietro a tutto si può sempre sospettare che ci sia la mano di Putin. Con i suoi potenti mezzi, il leader si divertirebbe ad alterare il gioco democratico occidentale. E certo, Putin! Non ha ai suoi ordini il Kgb? Lui stesso non era una spia prima di conquistare il Cremlino? Non odia l’Occidente per le sanzioni della guerra in Ucraina? È il cattivo perfetto, con quei suoi occhietti gelidi e la sua forza erculea. Non è lui che per rilassarsi combatte con gli orsi siberiani a mani nude? E così il presunto colpevole di tutte le fake news ne diventa immediatamente vittima, come noi, come tutti.

Rischio Italia

Secondo alcuni osservatori il rischio in Italia è estremamente limitato. Siamo troppo scettici su tutto per cadere in questo tipo di trappole. E comunque fin che le notizie false riguardano la vituperata classe politica, gli estimatori sono certamente coloro che non andranno a votare. Secondo altri commentatori, comunque, la repressione servirà a poco. Anche se andare a caccia di chi crea fake news con gli scopi più diversi è molto importante per contrastare il fenomeno a 360 gradi.

Fake news e scuola

E allora dove si combatte la vera battaglia? Nella scuola, creando un adeguato spirito critico nei ragazzi. Insegnando loro cos’è la rete, come si usa, quali pericoli nasconde. E soprattutto, che non bisogna mai prendere le notizie come oro colato. Un’operazione vincente solo se la scuola saprà colloquiare con gli studenti, spiegando senza imposizioni come usare correttamente lo smartphone che hanno costantemente in mano. Ma i dubbi restano, perché questa lezione servirebbe anche a molti adulti.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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