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Estorsioni, boom di denunce: ma è un bene o un male?

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Estorsioni in aumento record. Dove? In Emilia Romagna, Veneto e un po’ in tutto il Nord-Est. L’allarme è lanciato dall’ufficio studi della Cgia di Mestre. Il trend si basa su questi numeri: l’aumento delle denunce per estorsione è stata del 64,2%, passando da 5.992 a 9.839. Tra il 2010 e il 2015 il Trentino-Alto Adige ha visto un aumento del 188%. In Emilia Romagna la crescita è stata del 172,8%, in Friuli del 125,4% e in Veneto del 79,5%. Il numero più alto di denunce all’autorità giudiziaria è della Lombardia: 1.336 nel solo 2015, contro le 1.277 della Campania e le 916 del Lazio. Ma come va letto questo andamento?

Estorsioni: un business da almeno 2,7 miliardi

Il fenomeno estorsivo è un tipico reato praticato dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso ai danni degli imprenditori”, spiega il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo. “Oltre ad acquisire illecitamente del denaro con la violenza e le minacce, l’obbiettivo principale è quello di controllare il territorio. Il fatto che nelle regioni del Nord siano in forte aumento le denunce per estorsione, segnala ancora una volta che questi gruppi criminali organizzati si sono diffusi in modo capillare in tutto il Paese. E in particolare nelle regioni più ricche”.
Per Transcrime i
l fatturato complessivo dell’estorsione organizzata in tutta l’Italia oscillerebbe tra i 2,7 e i 7,7 miliardi di euro l’anno.

Rapina o estorsione?

L’articolo 629 del codice penale parla chiaro.“Chiunque, mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da 5 a 10 anni e con la multa da 1.000 a 4.000 euro”. Il secondo comma prevede un aumento della pena da 6 a 20 anni. Quando? Se il fatto è commesso con armi, da persone “travisate”, da più persone o con finalità mafiose.
Le due tipologie classiche sono o la richiesta del “pizzo” al commerciante o all’imprenditore, con la minaccia di danneggiare la sua attività imprenditoriale. Oppure quella tra privati, che invece si avvicina di più alla rapina. La differenza infatti è molto labile. È rapina se strappiamo con violenza la pensione del vecchietto che esce dalla posta. È estorsione se, avvicinando lo stesso vecchietto, gli diciamo in un orecchio: “se non mi consegni subito i soldi che hai in tasca, non arrivi a casa con le tue gambe”.

Estorsioni: la riscossa degli imprenditori

Il problema che da sempre si accompagna a questo reato è l’emersione del sommerso. Chi ha un negozio o una fabbrica fa fatica a denunciare. Finché può, finché le richieste non sono esagerate, preferisce abbozzare. E ciò avviene soprattutto dove la criminalità organizzata esercita un grande controllo sul territorio.
È per questo che i dati della Cgia si possono leggere in due modi. Possono essere visti con preoccupazione, perché l’aumento vertiginoso delle denunce può significare un assalto della criminalità organizzata al Nord-Est, un tempo ricco salvadanaio dell’intera Italia, oggi più in crisi di altri territori. Ma può leggersi anche come una riscossa di imprenditori ed esercenti: con l’aumento delle denunce non vogliono permettere alla criminalità organizzata di installarsi nel loro territorio.

Estorsioni: l’aumento della prescrizione 

Più la risposta delle forze dell’ordine e della magistratura sarà rapida ed efficace, più gli imprenditori saranno spinti a denunciare. Di solito nessuno prende sottogamba una denuncia per estorsione. Facilmente polizia e carabinieri fanno scattare appostamenti o intercettazioni ambientali. Il tutto per riuscire a cogliere sul fatto gli estorsori che, una volta identificati, dovrebbero (in teoria) passare diversi anni nelle patrie galere.
Ricordiamo, infatti, che la pena massima così alta (20 anni per l’estorsione aggravata) non serve tanto come spauracchio per i delinquenti. Ma è finalizzata ad elevare la soglia della prescrizione del reato. E così a concedere più tempo alle procure per istruire i processi, evitando la situazione kafkiana dell’imprenditore che, una volta preso il coraggio a quattro mani e denunciati gli estorsori, rischi di trovarseli pochi mesi dopo ancora sotto casa.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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