Soumahoro: facciamo un passo indietro. C’era una volta Cicciolina, anche se è difficile ricordare chi sia stato il primo o la prima ingaggiati dai partiti. Siamo negli anni 80, quelli di Bettino Craxi e della Milano da bere e il Parlamento si riempie di quelli che Rino Formica, çi devant ministro delle finanze socialista, avrebbe definito «nani e ballerine».
Gli acchiappa voti
Nessun partito è escluso e può dirsi esente dal richiamo televisivo e della notorietà per riempire le sue liste elettorali: la Dc candidava Gianni Rivera e Umberto Agnelli e i repubblicani di Ugo La Malfa la sorella Susanna detta Suny; Craxi aveva candidato Gerry Scotti, il Pci Gino Paoli. Poi Berlusconi porta in Parlamento Iva Zanicchi, Gabriella Carlucci, Elisabetta Gardini e Mara Carfagna. Sì, anche l’ex ministro proviene dalle reti Mediaset, dove conduceva “la domenica del villaggio” in coppia con Davide Mengacci.
Ancora: il leader del Msi, Giorgio Almirante aveva candidato Vito Miceli, capo dei servizi segreti e l’ammiraglio Birindelli, già comandante navale Nato del sud Europa. Avrebbe voluto in lista anche la sorella del re Umberto II, Jolanda di Savoia, ma la principessa aveva declinato. Pannella, oltre alla celebre Cicciolina, aveva fatto eleggere Enzo Tortora e Toni Negri, ufficialmente per poterli proteggere con l’immunità parlamentare, ma senz’altro attirato anche dalla fama raggiunta dai loro casi mediatici.
Ad ogni tornata elettorale si apriva la caccia: Pippo Baudo ha più volte affermato di aver rifiutato le profferte democristiane. Parere contrario per l’altrettanto mediatico Antonio Di Pietro, candidato (eletto) nel Mugello tre anni dopo le sue dimissioni dalla magistratura. Anche Ilaria Cucchi non è stata eletta solo per le sue doti politiche ma per la sua notorietà. E crediamo che pure Rita Borsellino sia stata favorita dall’importante cognome che porta.
L’appeal sindacale
Vogliamo parlare dei sindacalisti passati dalla fabbrica al Parlamento? Anche qui l’elenco non è breve, dal monumento Giuseppe Di Vittorio all’ineffabile Fausto Bertinotti. Ecco Franco Marini e Pierre Carniti, Guglielmo Epifani e Luciano Lama, Sergio Cofferati e Bruno Trentin. Insomma, quasi tutti i leader sindacali a fine carriera hanno seguito le sirene del seggio parlamentare.
Poi arriva lui: Aboubakar Soumahoro. È perfetto: sindacalista, buon oratore, ospite fisso di tutti i talk che contano, portatore di indubbi valori di sinistra. Se ne innamorano tutti, da Corrado Formigli a Marco Damilano, da Fabio Fazio a Diego Bianchi. E allora chi meglio di lui da candidare, si sono detti Fratoianni e Bonelli, leader dell’alleanza Verdi-Sinistra pericolosamente in bilico sulla soglia del 3%.
Il j’accuse di Fattori
Oggi dieci dirigenti dell’alleanza, capitanati da Elena Fattori, hanno dichiarato che prima di candidarlo i vertici «sapevano tutto» sui tanti dubbi legati alle cooperative in cui sono coinvolte suocera e moglie del deputato. Fratoianni e Bonelli, in evidente imbarazzo, negano, ma ormai la frittata è servita.
Giusto dire – lo stanno ripetendo tutti come un mantra – che Soumahoro non è indagato; ma una situazione del genere, sulla quale non ritorniamo perché occupa da oltre una settimana tutte le prime pagine dei giornali, era davvero imprevedibile? Elena Fattori sta ripetendo a tutti coloro che la intervistano che aveva personalmente avvertito i vertici di Sinistra Italiana che in quella situazione c’era qualcosa che non andava e rincara la dose: «Lo hanno cercato per la candidatura, sapendo chi era».
Ora il deputato con gli stivali sporchi di fango, abbandonato da tutti, autosospeso dal partito col quale è entrato in Parlamento, avrebbe bisogno di un buon ghostwriter per tentare, se non di risalire una china che si è fatta scivolosa, almeno di non cadere in altre trappole mediatiche sul tipo del “diritto alla moda”, o ai richiami a Di Vittorio, che oggi, onestamente, per lui ci sembrano un po’ troppo alti.
(articolo pubblicato su ItaliaOggi)
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.