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Premier: Palazzo Chigi si tinge di rosa? Donne e incognite per il governo

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Premier: Mattarella ha parlato. Tra qualche ora farà il nome della personalità incaricata di formare il nuovo governo. E sarà il governo più del Presidente che ci sia mai stato. Perché, parola di Capo dello Stato, avrà addirittura la scadenza incorporata: 31 dicembre 2018. Ma dal Quirinale trapela anche un particolare illuminante: probabilmente sarà “una incaricata”.

Premier: l’identikit

Così, dopo l’elezione della Casellati, prima donna alla presidenza del Senato, potremmo avere anche la prima donna con l’incarico di formare il governo dalla nascita della Repubblica. A chi sta pensando Mattarella? Per ora sappiamo solo qual è il curriculum preteso dal Quirinale: grande esperienza, personalità stimata in Europa, possibilmente giurista e/o economista di chiara fama. In più, dovrebbe avere la capacità di trovare una maggioranza in Parlamento. 

Una premier per palazzo Chigi

E allora vediamo quali sono i possibili nomi per palazzo Chigi declinati al femminile.

  • Paola Severino. A nostro parere le manca l’ultimo requisito: essendo stata ministro della Giustizia dell’odiato governo Monti, difficilmente riuscirà a trovare i voti necessari. A parte il probabile voto favorevole del Pd, si scontrerebbe con la fiera opposizione di 5 Stelle e dell’intero centrodestra. Come mai? Perché anche Berlusconi, pur favorevole ad un governo del Presidente, non dimentica che Severino è stata l’autrice dell’omonima legge che lo ha buttato fuori dal Parlamento. Bene invece le competenze: giurista di chiara fama, è accreditata dai poteri forti di Bruxelles.
  • Marta Cartabia. Attuale vice presidente della Corte Costituzionale: giurista a tutta prova, è senz’altro tra le carte di Mattarella. Prima di diventare giudice della Consulta ha avuto diversi incarichi europei. Problemi: nessuna benché minima esperienza politica. Nel senso che la prima cosa di cui avrebbe bisogno, se nominata, è una mappa di palazzo Chigi. Il che potrebbe anche essere un vantaggio, dato che Mattarella ha parlato di “governo neutro”.
  • Elisabetta Belloni. Segretario generale della Farnesina, esperta in politiche di sviluppo, ha alle spalle un cursus honorum di tutto rispetto. Ma è un curriculum che farebbe di lei un ottimo ministro degli Esteri più che un buon presidente del Consiglio. Legata a Paolo Gentiloni, non sembra avere le caratteristiche giuste per ottenere una fiducia, a meno che non si creda nei miracoli.
  • Lucrezia Reichlin. Economista e docente alla prestigiosa London Business School. Avrebbe tutti i quarti di nobiltà richiesti, in quanto figlia di Alfredo Reichlin, partigiano e noto esponente del Pci e di Luciana Castellina, firma storica e fondatrice del Manifesto, giornalista, deputato e scrittrice. Il suo palmares è quasi imbarazzante: dall’Université libre di Bruxelles alla direzione della ricerca della Bce, membro della British Academy e dell’Academia Europea. La madre Luciana però cade dalle nuvole e spegne le speranze: “È sbigottita. Non l’ha chiamata nessuno, ogni tanto esce il suo nome”.

Il rebus fiducia

Il vero problema del prossimo governo – che per il Colle avrà l’obiettivo di fare le necessarie operazioni di finanza pubblica e di predisporre una nuova legge elettorale per il voto a primavera 2019 – sarà proprio la fiducia. Mattarella ha preannunciato che l’esecutivo presenterebbe le dimissioni nel momento in cui da qui a dicembre si trovasse una maggioranza politica in Parlamento. Ma per ora nessuno (escluso il Pd e, a certe condizioni, Forza Italia) si è detto disponibile a votarlo. Quindi il governo “neutro” si insedierà comunque e galleggerà senza una maggioranza stabile, da trovare di volta in volta sui singoli temi? E nelle commissioni parlamentari chi sarà maggioranza e chi opposizione? Cosa potrà fare questo governo? Con che forza si presenterà in Europa? Quali provvedimenti potrà prendere? 

Purtroppo (o per fortuna) la nostra rimane una Repubblica che vede nel Parlamento la forza legittimante anche se non propulsiva del potere esecutivo. E senza il Parlamento si fa poca strada. Forse quella di Mattarella è l’unica idea possibile. Il che non vuol dire che sia anche una buona idea.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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