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Di Maio alle grandi manovre: arriva il ribaltone con Zingaretti?

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Di Maio: nei 5 Stelle si sta preparando il terreno a un nuovo governo con il Pd di Zingaretti? Che sia per il caso Siri, per il Salva-Roma o per il decreto crescita, se le cose continuano così, presto Conte potrebbe salire davvero al Quirinale e rassegnare le dimissioni nelle mani del presidente Mattarella.

Il capo dello Stato avrebbe due scelte davanti: sciogliere subito le Camere e indire nuove elezioni, o verificare se in Parlamento ci sia un’altra maggioranza di governo. Va da sé, anche sotto il profilo costituzionale, che in prima battuta l’Uomo del Colle propenderebbe per quest’ultima soluzione.  

Occhio ai numeri

A Palazzo Madama Forza Italia (61), Lega (58) e Fdi (18) contano 137 senatori. Movimento 5 Stelle (104) e Partito democratico (52) insieme ne fanno 156. Con una maggioranza fissata a 161 su 320 seggi, né il Centrodestra unito né l’accoppiata 5 Stelle-Pd sulla carta possono avere la fiducia.

In Senato però siedono anche 14 senatori del Gruppo misto e altri 8 del Gruppo per le autonomie, più i senatori a vita Carlo Rubbia e Renzo Piano che non sono iscritti ad alcun gruppo parlamentare. Per esempio, nel misto troviamo i senatori a vita Liliana Segre e Mario Monti assieme ad Emma Bonino, al comandante De Falco, a Pietro Grasso e Vasco Errani. Il presidente emerito Giorgio Napolitano ed Elena Cattaneo, sempre senatori a vita, sono con Pierferdinando Casini nel Gruppo per le autonomie. Un totale di oltre 20 voti “a disposizione”. In teoria, quindi, molti potrebbero favorire l’inedita coppia Di Maio-Zingaretti.

E alla Camera, come stanno le cose? 219 sono i seggi dei 5 Stelle e 112 quelli del Pd; totale 331 contro una maggioranza di 315. Se si aggiunge una parte dei 46 iscritti al gruppo misto e ai gruppi minori, il governo Di Maio-Zingaretti avrebbe ancora meno problemi a Montecitorio. 

Sondaggi e Realpolitik
Si dirà, Zingaretti ha appena vinto il congresso del Pd giurando che non si sarebbe mai alleato con i 5 Stelle, spara a zero sul reddito di cittadinanza tanto caro a Di Maio e ha il problema dell’ostica minoranza renziana ben rappresentata alla Camere. Vero, però tutti sappiamo che in politica vale il principio del “mai dire mai”; soprattutto quando si spalancano le dorate porte del Potere e del Governo, per giunta con la missione di “salvare il Paese dalle destre”.

Se così fosse, Di Maio e Zingaretti saprebbero anche che un Salvini lasciato libero all’opposizione potrebbe aumentare il suo consenso nei sondaggi, oggi già superiore al 30%. Come si dice, gli aprirebbero un’autostrada. Ma di sondaggi appunto si tratta. E se la legislatura continua, le intenzioni di voto restano tali e niente di più.  

La forza di Di Maio oggi è tutta qui. Viene dai numeri che ha in Parlamento. E il leader dei 5 Stelle sa benissimo che li perderebbe per sempre se si andasse presto a nuove elezioni. Soprattutto da questa consapevolezza può consolidarsi l’idea di abbandonare Salvini al suo destino e di cambiare compagno di ballo. Un corteggiamento “ideologico” al segretario del Pd iniziato da un po’, che ha avuto l’ultimo afflato con la presa di posizione di Di Maio sul 25 aprile. 

Nuovo smalto

La scelta di guardare ai Dem e di abbandonare la Lega ricompatterebbe i 5 Stelle sul piano interno, dando nuovo smalto a Di Maio. E probabilmente non sarebbe sgradita nemmeno dalle parti del Quirinale, dove il sovranismo leghista non è molto amato.
Una sponda che di sicuro avrebbe un certo effetto sulle ritrosie di Zingaretti ad affrontare i problemi economici del Paese a braccetto con i 5 Stelle.
In più, se l’alternativa è quella di nuove elezioni con un Salvini vincente a mani basse, Zingaretti potrebbe trovare altri seri motivi per valutare positivamente un’alleanza con Di Maio e far continuare così la XVIII legislatura.

Ovidio docet

Proviamo a pensarci: un nuovo esecutivo, un Conte bis con un nuovo contratto di governo stavolta giallo-rosso. A ben guardare niente di molto diverso da quello che sembrava impossibile dopo il 4 marzo 2018, quando in molti pensavano che fosse lunare vedere i 5 Stelle in maggioranza con la Lega. 

Ovidio duemila anni fa diceva “Nec tecum nec sine te vivere possum”: non posso vivere né con te né senza di te. E chissà se Salvini avrà capito che questa massima, che fino a ieri sembrava perfetta per descrivere il suo rapporto con Di Maio, domani potrebbe essere superata, lasciandolo solo con un pugno di mosche in mano.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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