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Per l’Anac di Cantone adesso serve un salto di qualità

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Raffaele Cantone, presidente dell'Anac

L’Anac è sempre in primo piano perché la corruzione fa sempre notizia. Gli ultimi interventi di un’attività senza sosta sono dei giorni scorsi. L’invio alla procura di Roma di un nuovo dossier sul caso Consip, dove si ipotizza un accordo di cartello sul maxi appalto da 2,7 miliardi di euro. E la bocciatura senza appello delle procedure sull’appalto Zara-Expo attuate da Metropolitana Milanese e Comune di Milano.
Ma quanto ne sappiamo dell’Autorità nazionale anticorruzione?
L’Anac nasce con la legge 144/2014, sostituendo e incorporando la precedente Avcp (Autorità di vigilanza sui contratti pubblici), costituita nel 1994 dal governo Ciampi. Bilancio da 88 milioni di euro, 318 dipendenti e sede in Roma. È presieduta da Raffaele Cantone, al quale si affiancano altri 4 membri del tutto sconosciuti al grande pubblico. 

L’Anac dalla A alla Z

La legge istitutiva prevede espressamente che l’Anac abbia funzioni consultive, di vigilanza e di controllo. Deve analizzare le cause e i fattori della corruzione. E deve individuare gli interventi che ne possono favorire la prevenzione e il contrasto. Poi può esprimere pareri alle pubbliche amministrazioni che ne fanno richiesta. Deve anche riferire annualmente al Parlamento sulla sua attività e sull’efficacia delle disposizioni vigenti in materia di appalti e contratti pubblici. Tra i suoi poteri ci sono quello ispettivo e sanzionatorio. Così come quello di ordinare l’adozione di atti o provvedimenti per rendere più trasparente l’attività amministrativa o la rimozione di comportamenti e atti contrastanti con le regole sulla trasparenza.

Anac: sempre più compiti

Le norme che richiedono e regolano l’intervento dell’Anticorruzione sono quasi infinite. E continuano ad allargare l’ambito delle sue funzioni. Per fortuna finora tutte ribadiscono l’indipendenza dell’Autorità da tutti i poteri. Recentemente per esempio l’Anac è stata anche chiamata a sorvegliare la ricostruzione dopo il sisma dell’Italia centrale.
L’Autorità anticorruzione può anche emanare linee guida. E impugnare i bandi o i contratti di grande rilievo che a suo parere non siano a norma. Ma il suo potere, come scrive a chiare lettere lo stesso Cantone, rimane soprattuto quello della moral suasion. Dovrebbe essere sufficiente un suo pacato richiamo alla Pubblica amministrazione in errore perché la stessa modifichi la rotta.

Anac e Cantone, un rapporto strettissimo

Ma sarà sempre così? L’Anac, per tutti, è Raffaele Cantone. Un magistrato in aspettativa balzato agli onori della cronaca per le sue brillanti indagini sul clan dei Casalesi. Nominato dal governo Renzi come emblema di trasparenza e onestà, Cantone gode di stima unanimeMa il giorno che dovesse decidere di dimettersi, o quando, tra 3 anni, scadrà il suo mandato cosa potrebbe succedere? Il rischio è quello di una nomina governativa che porti in quel ruolo una figura più compiacente e allineata alle esigenze della politica. Una scelta che vanificherebbe quanto costruito fino a quel momento.  

Una nuova magistratura

Potrebbe convenire allora una modifica allo statuto dell’Anac che la trasformi in una magistratura inquirente vera e propria, mantenendo il ruolo fondamentale di consulente della Pubblica amministrazione? In questo caso il presidente, Cantone o chi per esso, godrebbe delle immunità che ai magistrati conferisce la nostra Costituzione, a partire dall’inamovibilità. Senza dimenticare che potrebbe ordinare indagini alla polizia giudiziaria o alla Guardia di Finanza, rendendo più efficaci e puntuali i suoi interventi.

L’esempio Consip

Facciamo un caso tipo. Il 6 agosto, come abbiamo già accennato, l’Anac ha manifestato il “sospetto” che esistesse un accordo di cartello tra le imprese Cns, Manutencoop e Romeo Gestioni per l’appalto Consip da 2,7 miliardi di euro. Ebbene, una volta esaurita la sua istruttoria, conclusa con un “sospetto”, l’Anac ha passato la pratica alla procura di Roma, competente per territorio. Sarà anche vero che una procura che riceve il “sospetto” dell’Anac non starà certamente con le mani in mano e approfondirà le indagini con i poteri propri. Ma sarà sempre così? E allora decidiamoci e diamo alla squadra di Cantone le armi che servono per combattere fino in fondo la corruzione nel settore pubblico. 

 

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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