Cultura

Castell’Arquato: che delusione vederla così, mentre a Carcassonne…

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Castell’Arquato: caro signor sindaco Giuseppe Bersani, non la conosco, né so quale partito l’abbia espressa; ma non voglio neppure saperlo, perché non ha importanza che lei sia di destra o di sinistra. Voglio proporle un gioco o un sogno, se preferisce.

Le piacerebbe che il suo borgo, fosse assediato giorno e notte da torme di turisti provenienti da tutto il mondo? Che i locali del paese avessero le file fuori? Che potessero far pagare senza colpo ferire 15 euro una pizza margherita e 350 euro una camera d’hotel? Le piacerebbe avere dieci parcheggi custoditi con tabelloni luminosi che informano su quanti posti disponibili ci sono? E che nelle sere d’estate (ma anche d’autunno, d’inverno e di primavera) la folla si aggiri nelle viuzze, dove nessun negozio è vuoto o sfitto, pronta a spendere?

La lezione di Carcassonne

No, purtroppo non è quello che succede a Castell’Arquato “la triste” ma nella francese Carcassonne. Mai sentita nominare? La sua storia è abbastanza interessante: nasce come presidio romano e poi visigoto, ma a noi interessa solo dal medioevo, quando viene cinta dalle mura e vengono costruiti un “castello comitale” e una “cattedrale”. Se nell’alto medioevo Carcassonne vive qualche assedio, dal 1300 in poi viene praticamente dimenticata. Tanto che all’epoca della Rivoluzione Francese i pochi abitanti decidono di costruire una nuova cittadina, ai piedi dell’altura, e lasciano la città vecchia, murata, al suo destino: cava per pietre da costruzione.

Questa deriva finisce grazie a Victor Hugo e al suo capolavoro Notre Dame de Paris. Siamo alla metà dell’Ottocento e il grande scrittore riesce a rendere nuovamente popolare il medioevo. Il suo romanzo attira l’attenzione di un grandissimo architetto, Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc, che prima restaura la cattedrale di Parigi e poi, sull’onda del revival gotico, butta gli occhi su Carcassonne. In pochi anni, grazie a fondi statali e locali, la città medievale riprende vita, fin troppa, perché i puristi ritengono che Viollet abbia esagerato con torrette, gargoyles e merli; ma è l’epoca dei castelli neogotici di Ludwig in Baviera e la gente adora il medioevo. Da lì la rinascita che porta Carcassonne ad essere una delle mete più visitate di Francia, con milioni di turisti ogni anno.

I fumi al cervello

L’altro giorno ero a Castell’Arquato per lavoro: sa, signor sindaco, quanti negozi chiusi ci sono? Sa quanti bar? Io ne cercavo uno non nel centro storico, nella piazza San Carlo. Ce n’era uno solo. L’impressione del borgo era spaventosa, sembrava colpito da un’epidemia.

Ne sono consapevole: non è affatto semplice cambiare un sistema logorato da anni di degrado e indifferenza e lei non penso sia un mago con la bacchetta magica. Per cambiare occorreranno anni e grossi finanziamenti. Ma da piacentino le assicuro che vedere il poco che hanno a Carcassonne e il molto che abbiamo a Castell’Arquato, il finto di Carcassonne e il vero, originale, artistico che abbiamo noi, fa salire i fumi al cervello.

Sa quanti hotel ci sono a Carcassonne? 180, secondo Booking. E a Castello? 5, sempre secondo Booking. Dal 1997 Carcassonne è nel patrimonio dell’Unesco. Noi abbiamo mai fatto domanda? Che marketing territoriale abbiamo fatto? In giugno, a Carcassonne, si è esibito Tom Jones. Da noi, forse, neppure un cantante di livello nazionale.

Gioiello nascosto

Le lancio un’idea: faccia un giro a Carcassonne, è vicina all’autostrada Marsiglia–Barcellona, ai piedi dei Pirenei. Cerchi l’ultimo cittadino che trova in giro, lo assuma come Gran Visir della rinascita di Castell’Arquato. Le assicuro che l’ultimo abitante di Carcassonne avrebbe le potenzialità per fare il miracolo, perché se vede le foto di com’era Carcassonne prima degli interventi di Viollet e com’è oggi, rimarrebbe esterrefatto. Pensi quanto costa oggi un immobile a Carcassonne, un hotel, un posto auto e pensi a quanto costa da noi. Pensi all’indotto che produce e pensi a noi.

Ci vorrebbe una visione che possa ispirare un cammino che, ripeto, durerebbe tanti anni, perché le infrastrutture necessarie, gli alberghi, i parcheggi, non nascono da soli. Però finché non iniziamo, resteremo sempre con qualche albergo e il vuoto del centro storico.

Un momento: forse la mia è solo ingenuità; magari gli arquatesi sono felici così, come i tanti liguri che odiano i turisti. Forse non vogliono “confusione” nelle stradine del Paese e vedono hotel e parcheggi come il fumo negli occhi. E magari lei, signor sindaco, è semplicemente l’interprete del sentimento generale. Se così fosse, mi scuso: proseguite pure a nascondere un gioiello straordinario come Castell’Arquato.  

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

1 commento

  1. È quello che penso e dico fin dai primi tempi che ho conosciuto il paese e in po’ di gente locale. Paese dormitorio, dove la gente non vuole essere disturbata, nella quiete delle loro case e qualsiasi giunta comunale lo ha sempre ben rappresentato.

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