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Macron: da Bardonecchia lettera aperta a Monsieur le Président

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Paolo Gentiloni con Emmanuel Macron

Caro Macron, stavolta non possiamo proprio stare zitti. Vede, Monsieur le Président, la puntura di spillo di Bardonecchia – perché di puntura di spillo si deve parlare – si aggiunge a una serie di episodi che risalgono alla notte dei tempi. E ripercorrerli può aiutarLa a capire perché ci siamo tanto arrabbiati.

Da Brenno a Francesco I

Cominciamo dal 390 avanti Cristo. Il Macron dell’epoca si chiama Brenno ed è il capo dei Galli Senoni. Arriva fino a Roma. E se non ci fosse stato Furio Camillo, forse oggi sul Tevere si mangerebbero baguettes e paté di fois gras.
Da quel primo e fugace incontro passano oltre 1500 anni, ma attorno al 1250 un tal Carlo d’Angiò riesce a farsi incoronare re di Sicilia. Poi si prende Napoli e ci vogliono gli Aragonesi per cacciarvi dall’Italia.

Nel 1494 arriva a Bardonecchia un tipo armato fino ai denti. È Carlo VIII, professione re di Francia, e va ancora fino a Napoli. A Fornovo gli diamo una bella lezione, sperando che voi “cugini d’Oltralpe” avreste finalmente capito. Ma no. Passano pochi anni, il successore Luigi XII si incapriccia di Milano e ovviamente se la piglia. Dura poco anche in questo caso, perché stavolta le prendete dagli Spagnoli e tornate a casa con le ossa rotte.
1525: a Pavia un altro sovrano francese, Francesco I, fa lo splendido: “Tutto è perduto tranne l’onore”. Ma eravate ancora una volta sul suolo italico. 

Il Re Sole e Napoleone

1600: ancora truppe francesi alla conquista dell’Italia. Stavolta tocca al Piemonte. A Enrico IV piace il marchesato di Saluzzo. Sconfitte, tornano in Francia.
1706: è il Re Sole in persona che ordina l’invasione. L’assedio di Torino è rimasto famoso per il sacrificio di Pietro Micca. Ma i “cattivi”, caro Macron, eravate sempre voi.

Non passa neanche un secolo, quando un tipo non troppo alto – stavolta passando dalla riviera ligure – ripete il solito copione. Il tipo, Buonaparte, Bonaparte, non ricordiamo bene, si ferma parecchio, diciamo una ventina d’anni, e se ne va portando con sé quasi la metà delle opere che oggi fanno l’orgoglio del Louvre.

Il nipote di tanto generale, Napoleone III, se da una parte ci dà una mano a scacciare gli Austriaci, dall’altra ci impedisce di arrivare a Roma. Che sarà anche ladrona, ma secondo noi era il posto giusto per farci una capitale. Insomma, Roma riusciamo a prenderla solo quando Napoleone III viene sconfitto dai tedeschi a Sedan.

Le invasioni italiane 

Caro Macron, vogliamo fare una statistica senza disturbare l’Istat o la Cgia di Mestre? Noi vi abbiamo “rotto le scatole” solo due volte in 2500 anni. La prima con Giulio Cesare e la seconda durante la Seconda guerra mondiale, quando vi abbiamo fatto il solletico tra Briga e Mentone. E voi, malati da sempre di Grandeur, ci avete risposto: “È un colpo di pugnale ad un uomo in terra. I tedeschi sono padroni duri, ve ne accorgerete anche voi”.

Gheddafi e la Gioconda

Monsieur Macron: vi siete comprati la Gioconda, Nizza e Savoia, la Corsica, tutta roba indubbiamente italiana. E vogliamo parlare delle nostre aziende sulle quali cercate sempre di fare shopping selvaggio? E la storia di Gheddafi? Noi italiani la vediamo così: quando la nostra Eni soppianta la vostra Total in Libia, voi fate partire i Mirage. Oggi sappiamo che forse Sarkozy, il Suo predecessore, l’ha fatto anche per far tacere un testimone scomodo, che avrebbe potuto rivendicare qualche milione di euro passato di mano. Resta il fatto che avete fatto un bel casino e si è riverberato su di noi.
Arrivando ai giorni nostri, vogliamo parlare di Ventimiglia? O di quella madre incinta che è stata respinta, sempre a Bardonecchia, trovando la morte?

Bardonecchia e i cugini antipatici

Vede, Monsieur le Président, a noi Italiani la Francia piace molto. Ci veniamo volentieri. Non ci siete molto simpatici, con questa vostra aria da primi della classe. Ma ci piacciono Parigi, Nizza e la Costa Azzurra, e anche Chamonix. Però ci sono dei nervi scoperti da 2500 anni, sui quali avete continuato a “sconfinare”. Ecco perché bastano 5 gendarmi che a Bardonecchia chiedono ad un rifugiato di fare pipì a farci venire il fumo negli occhi.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

3 Commenti

  1. Splendido articolo.
    In verità i “pseudo” cugini sono estremamente antipatici oltre che presuntuosi e gran provocatori.
    Caratteristiche proprie del loro DNA.
    Sarebbe il caso di non farci calpestare da una politica estera di qs. basso livello.

  2. Credo che la cosa sia più grave di una violenza privata. I gendarmi sono entrati armati in territorio straniero. È un’aggressione bella e buona. Non sono sconfinati per “errore” e freddo che l’avvocato possa adire le vie legali contro quanti hanno violato la sovranità italiana.

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