Cultura

Elisabetta Farnese: la grande regina “piacentina” che ha fatto la Storia del 700

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Elisabetta Farnese, Isabel in spagnolo, ma più che mai “piacentina”, è stata la donna più influente nell’Europa del 700. E giustamente i nostri Musei civici si apprestano ad onorarla con una mostra. Scriviamo piacentina tra virgolette perché in effetti Elisabetta è nata a Parma, nel palazzo della Pilotta, nel 1692, figlia del duca Odoardo e della principessa teutonica Dorotea Sofia di Neuburg. È lei stessa però a definirsi “piacentina” in diverse lettere, dalle quali apprendiamo che la sua corte trascorreva più o meno dieci mesi all’anno nel nostro palazzo Farnese.

La tela di Alberoni

Elisabetta aveva la ventura di essere l’unica erede del ducato in quanto gli zii, Francesco e Antonio, che regneranno sul ducato, non avevano figli. Destinata ad un matrimonio dinastico con una famiglia italiana sua pari grado come gli Este o i Gonzaga, Elisabetta ha invece avuto la fortuna di trovare sulla sua strada un altro piacentino, l’abate poi cardinale Giulio Alberoni che da ambasciatore parmense a Madrid era riuscito a farla scegliere come seconda moglie di Filippo V, grazie ad uno stratagemma che merita di essere raccontato.

Chi era Filippo V?

Nipote del re Sole, Filippo V doveva tutto a lui. Era riuscito a guadagnargli il regno di Spagna nonostante l’opposizione di tutte le altre monarchie europee. Così, dovendo il trono al nonno, Filippo V aveva portato la Spagna nell’orbita francese. Luigi XIV aveva mandato come garante la principessa Orsini, sua fedelissima, che aveva creato una vera e propria dittatura personale alla corte di Madrid.

Alberoni capisce che la scelta della nuova regina sarebbe dipesa tutta dalla Orsini, riesce ad entrare nelle sue grazie, anche col sistema alberoniano, già ben collaudato: omaggi di formaggi e insaccati piacentini e cene gourmande basate su anolini, pisarei e tortelli con la coda. Alberoni, indirizzando la scelta su Elisabetta, voleva aumentare l’influenza dei Farnese nel concerto europeo e non disperava che l’ascesa al trono di una piacentina avrebbe favorito anche la sua carriera personale, come poi è accaduto.

Capolavoro piacentino

Elisabetta, prescelta per il matrimonio, si mette in marcia. Per raggiungere Madrid da Parma passa da Sestri Levante, compie un breve tratto in nave fino a Genova, ma soffre il mal di mare e preferisce proseguire via terra in un percorso trionfale che dura oltre tre mesi. Poco dopo la frontiera spagnola le va incontro Alberoni (i due non si conoscevano) che ottiene la sua fiducia: per regnare indisturbata e fare la felicità del marito, Elisabetta però deve cacciare la principessa Orsini.

Alberoni non sarebbe stato il diplomatico consumato che era se avesse svelato subito l’arcano che aveva preparato. Dapprima dice all’Orsini che avrebbe dovuto imporre la sua influenza sulla giovane ed inesperta regina, che senz’altro si sarebbe lasciata guidare; poi consiglia Elisabetta di far valere da subito la sua autorità se non voleva soccombere agli intrighi di corte gestiti dalla principessa Orsini. In breve, al primo incontro tra Elisabetta e la sua “camarera major”, la più alta autorità della corte, Elisabetta la licenzia e condanna la Orsini all’esilio, col giubilo di Alberoni.

Regina di Spagna

Anche se Elisabetta era solo regina consorte, in poco tempo riesce ad imporre la sua volontà sul debole e suggestionabile marito. Raccontano gli ambasciatori stranieri che non si poteva incontrare il re senza la regina e che era lei a condurre le danze. Filippo aveva due figli di primo letto: Luigi e Ferdinando, che gli succederanno sul trono. Il che significava che i figli di Elisabetta (ne ebbe sette, di cui sei sopravvissuti oltre la tenera età) non sarebbero mai stati re. A quel punto Elisabetta individua il suo compito, che perseguirà fino al suo ultimo giorno di vita: dare un trono ai figli.

Riuscirà? Certo che sì: il primogenito, Carlo, sarà per poco tempo duca di Parma e Piacenza, poi diventerà re di Napoli e, alla morte dei due figli di primo letto di Filippo, anche re di Spagna col nome di Carlo III. E gli altri? Filippo diventerà duca di Parma e la sua dinastia (Borbone-Parma) regna ancora su Spagna e Lussemburgo; Marianna sposerà il re del Portogallo; Maria Teresa sposerà il figlio di Luigi XV di Francia, l’ultimogenita Maria Antonia diventerà regina di Sardegna. Solo il terzo maschio, Luigi, sceglierà la carriera ecclesiastica, diventando cardinale a soli 8 anni.

Per farla breve, Elisabetta è stata una donna di grande successo da ogni punto di vista, tanto che Federico di Prussia l’aveva definita così: «Il cuore energico di un romano, la fierezza di uno spartano, la pertinacia di un inglese, l’astuzia di un italiano, la vivacità di un francese. Non vi è cosa che sappia sorprenderla, nessuno che sappia arrestarla», come raccontiamo anche nel libro “Elisabetta, l’ultima Farnese Regina di Spagna”, che le abbiamo dedicato nel 2017.

I Fasti di Elisabetta

Per celebrare degnamente il matrimonio di Elisabetta, i Farnese nel 1714 avevano commissionato al pittore di corte, Ilario Spolverini, una serie di dipinti che celebrassero le nozze spagnole e la nuova regina. Questi dipinti oggi sono sparsi tra Piacenza, Parma e la reggia di Caserta (ricordiamo che il figlio Carlo era stato anche re di Napoli); e saranno riuniti a palazzo Farnese, quest’autunno, in una grande mostra che dovrebbe (speriamo) rilanciare la stagione turistica piacentina.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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