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Islam: il partito musulmano nato in Belgio ha un futuro anche da noi?

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Islam: alle prossime elezioni amministrative in Belgio, fissate per il 14 ottobre 2018, sarà in lizza anche il primo partito islamico. Il programma della forza politica, che si chiama appunto Islam ed è guidata da Redouane Ahrouch (consigliere comunale di Anderlecht), prevede l’applicazione della sharia. Tra le altre proposte, autobus separati per uomini e donne, cibo halal nelle mense scolastiche e velo per le donne nei luoghi pubblici.

Ahrouch, che nella vita fa il conducente di autobus, minimizza. Afferma che “tra la sharia e la costituzione del Belgio ci sono già analogie per l’80%”. E che dunque si tratterebbe solo di piccoli aggiustamenti. Ma, per esempio, recentemente l’esponente politico non ha dato la mano alla conduttrice di un programma tv che l’aveva intervistato, “perché toccare una donna è contrario alla mia religione”.

Islam: la spinta demografica

Se la notizia riguardasse solo il Belgio potremmo anche archiviarla tra le curiosità. Ma purtroppo l’intento di diverse forze di questo genere, presenti in molti Paesi europei, è abbastanza inquietante. A differenza dei partiti neo-nazisti, che raccolgono di solito poche centinaia di voti da settori ben precisi e non sono suscettibili di improvvisi aumenti, il movimento islamico può contare su due fattori scatenanti. Da una parte, la notevole propensione all’aumento demografico. Dall’altra, il continuo arrivo in Europa di migranti da Paesi musulmani.

Quanti islamici in Italia?

È molto difficile stimare con esattezza il numero dei musulmani presenti in Italia. Come mai? Perché non esiste nessun obbligo di dichiarare il proprio credo religioso. Si procede dunque per approssimazione, stimando quante persone provengono da Paesi a maggioranza musulmana. Secondo i dati della fondazione Ismu, al 1° gennaio 2017 i musulmani residenti in Italia erano circa 2.500.000, pari al 4% della popolazione.

Ma non tutti sono cittadini italiani con diritto di voto. Non tutti sono radicalizzati e molti non si recherebbero a votare. Quindi per ora, nonostante in Italia sia presente un movimento dal nome Costituente islamica che parla di 900mila musulmani italiani, il rischio che un partito islamico possa ottenere qualche risultato da noi è estremamente basso.

E in Europa?

Passiamo agli altri big continentali. In Francia i musulmani sono 5,7 milioni, pari all’8,8% della popolazione. In Germania arrivano a 4,9 milioni, il 5,5% degli abitanti. E nell’intera Europa sono circa 25,7 milioni, pari al 4,9%. Secondo alcune stime i musulmani però potrebbero raddoppiare entro il 2050, arrivando attorno all’11% della popolazione continentale.
In sostanza, il rischio di vedere applicata la sharia in qualche Stato europeo però è abbastanza lontana. E anche in caso di improvvise escalation, con l’arrivo di nuovi migranti e altre crisi internazionali come quelle di Libia e Siria, dovremmo ancora dormire sonni tranquilli.

Islam: che rischi corriamo?

Smontata la notizia, di per sé allarmante, poniamoci una domanda: l’Italia ha nel suo Dna istituzionale gli anticorpi per prevenire eventi del genere? Riteniamo, infatti, che neppure il più fiero difensore dell’accoglienza indiscriminata sarebbe felice di vedere applicata la sharia in Italia.
La nostra Costituzione prevede all’articolo 49 che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Di conseguenza, nessuno potrebbe opporsi alla nascita di un partito islamico che si presenti alle elezioni.

Lunghe diatribe erano nate negli anni passati sull’interpretazione dell’articolo 49. C’era chi affermava che la dicitura “con metodo democratico” volesse intendere che ogni partito doveva essere democratico al suo interno. Altri   sostenevano che, essendo i partiti organismi privati, potevano anche essere dittatoriali. E che il “metodo democratico” era riferito solo alla competizione elettorale. La nascita di Forza Italia prima e del Movimento 5 Stelle poi hanno fornito la pietra tombale alla prima interpretazione. Un partito azienda da una parte e un partito sostanzialmente controllato da un’altra società privata dall’altra hanno ben poco di democratico al loro interno.

Islam e democrazia

Purché l’ipotetico partito islamico si conformi alle regole del gioco democratico in sede elettorale, potrà essere ammesso alle elezioni. Nel caso invece intendesse prendere il potere con la forza, scatterebbero anche nei suoi confronti le Leggi Scelba e Mancino, che porterebbero al suo scioglimento. E comunque, una volta avesse anche preso il potere democraticamente (stiamo parlando ovviamente di fantascienza), la Corte Costituzionale vigilerebbe per annullare nuove leggi contrastanti con i principi della Carta.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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