Attualità

Tribunale delle Imprese: a Milano c’è un esempio da seguire

tribunale-delle-imprese-milano-esempio-da-seguire
Palazzo di Giustizia a Milano

Tribunale delle Imprese: quando si parla dei motivi per cui gli investitori stranieri non vengono in Italia, si cita sempre il grave handicap della giustizia che non funziona, eterna e inefficace. Ma spesso si parla senza cognizione di causa. E se per una volta si tocca con mano una realtà diversa, ci sembra opportuno parlarne.

Tribunale delle Imprese: la storia

Nel 2012 il Decreto-legge 24 gennaio n.1 (convertito con modificazioni dalla Legge n.27 del 24 marzo dello stesso anno), sotto il pomposo titolo “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività” istituisce il Tribunale delle Imprese presso ogni sede di Corte d’Appello. Unica (lodevole) eccezione la Valle d’Aosta, per la quale è competente Torino. In pratica ne nasce uno per Regione, con Trentino-Alto Adige, Lombardia e Sicilia che invece ne hanno due.

A cosa dovrebbe servire? Questa sezione specializzata del tribunale deve decidere in materia di proprietà industriale e concorrenza. Il campo viene limitato solo alle Società per azioni con lo scopo di dirimere tutte le controversie tra i soci, e tra i soci e la Spa. E si tratta delle questioni più complesse ed astruse che si possono incontrare, anche perché spesso riguardano i rapporti con l’estero.

Le maglie si allargano

In seguito, una modifica che si può definire provvida o improvvida, a seconda delle circostanze, ha allargato la competenza del Tribunale delle Imprese a tutte le società di capitali. E così anche alle Srl, le Società a responsabilità limitata, che rappresentano la stragrande maggioranza delle aziende che operano in Italia.

Alla notizia gli operatori del diritto si sono messi le mani nei capelli. Allargando così a dismisura le competenze di un unico tribunale per regione, si sarebbe creato l’ennesimo carrozzone. Oberata di fascicoli, la nuova struttura sarebbe affogata in rinvii “sine die”, vanificando l’ennesima riforma della giustizia.

L’esempio di Milano

Eppure non è stato così. Proviamo ad esaminare la punta di diamante del settore, il Tribunale di Milano, che ha dedicato ben due sezioni alle imprese. La 14ª si occupa di brevetti, marchi, modelli e disegni, denominazione sociale, concorrenza sleale, diritto d’autore e cessioni d’azienda. La 15ª è dedicata invece al diritto societario, alle associazioni in partecipazione e ai consorzi.  In più si occupa anche di appalti pubblici di rilevanza comunitaria e di cessioni di azienda.

Nove giudici in tutto, che nel capoluogo lombardo riescono a gestire un contenzioso molto elevato con competenza e – udite, udite – con discreta velocità. Diciamo solo che, contro una media di 1.600 giorni per un processo civile di primo grado in un tribunale ordinario, la sezione Imprese impiega mediamente due anni per emettere la prima sentenza.

Imparare dalle eccellenze

Un esempio virtuoso dovuto anche al fatto che la stessa legge istitutiva stabiliva che i giudici che compongono queste sezioni specializzate debbano essere scelti tra magistrati dotati di specifiche competenze. Cioè con un alto livello di specializzazione. E alto livello di specializzazione in pratica vuol dire che il giudice conosce la causa fin dall’inizio e la sa gestire senza inutili lungaggini.

Un modello da seguire anche negli altri settori della magistratura, se il Guardasigilli Alfonso Bonafede riuscirà a far tesoro di queste good practice. Perché presto e bene è possibile anche in Italia, usando semplicemente il buonsenso e la buona volontà.

+ posts

Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.