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Mattarella: col no a Savona crisi mai vista. E adesso?

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Mattarella ha posto il veto sulla nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia. E Giuseppe Conte ha rinunciato al mandato di formare il nuovo governo. La crisi istituzionale è senza precedenti nella storia repubblicana. Mai era avvenuto ciò che abbiamo visto consumarsi in questi giorni. E allora cerchiamo di capire di chi sono le responsabilità di quanto accaduto e quali scenari si aprono di fronte agli italiani.

I poteri di Mattarella 

La Costituzione (articolo 92) identifica nel Presidente della Repubblica il titolare della nomina dei ministri. Aggiungendo “su proposta del Presidente del Consiglio”. Cosa vuol dire? Che il Presidente del Consiglio incaricato presenta al Quirinale una lista di ministri e che Mattarella può scegliere se nominarli o no. E fin qui siamo tutti d’accordo. Il problema si complica se vogliamo scendere a capire quali sono i poteri del Presidente che non sono né assoluti né arbitrari. Quando rifiuta, ed è cosa accaduta molto raramente, il Presidente deve motivare la sua decisione presa in veste di garante della Costituzione.

Mattarella e il no a Savona

Il curriculum di Savona è senza falle. Uno dei migliori economisti italiani. Allievo del premio Nobel Franco Modigliani assieme a Mario Draghi. Ministro di Carlo Azeglio Ciampi, che di economia se ne intendeva. Ma Savona, dopo tanti anni di aderenza all’ortodossia, si è smarcato, suscitando gli entusiasmi di Salvini e la simpatia dei 5 Stelle. Sostiene che l’Europa così com’è non va bene. Le regole troppo stringenti dell’Eurozona soffocano la ripresa economica. Bisogna cambiare che piaccia o no a Bruxelles o alla Germania. E queste posizioni hanno creato il caso dell’economista anti-euro e la fiera opposizione di Mattarella alla sua nomina.

Il puntiglio del Presidente

Ma quello che il Quirinale dimentica è che il pensiero di Savona risponde sostanzialmente a quello di Lega e 5 Stelle. E così, occorre ammetterlo, a quello della maggioranza degli italiani che hanno votato il 4 di marzo. Con la sua posizione Mattarella espone il Paese non solo a nuove elezioni, ma a mesi di incertezza, con i mercati pronti alla speculazione finanziaria.

Sembra invece che il Presidente, nel superiore interesse dell’Italia, sia convinto del contrario: la nomina di Savona al ministero dell’Economia sarebbe stata ancora più dirompente. Sottintendendo in sostanza che “Lui” la sa più lunga della maggioranza degli italiani. Il che è senz’altro vero: quanti possono vantare un curriculum prestigioso come il suo? Ma in questo caso il curriculum e l’esperienza non sono sufficienti. Oppure ammettiamo di non essere più una democrazia parlamentare e di essere diventati un Paese a sovranità limitata. Scatenando tra l’altro le richieste di impeachment nei confronti di Mattarella, arrivate da 5 Stelle e Fratelli d’Italia.

 Le “colpe” di Salvini

Mattarella però non sarebbe stato contrario al leghista Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Matteo Salvini, al posto di Savona. E quindi in realtà tutto si sarebbe bloccato per l’aut-aut sul nome di quest’ultimo imposto dal tandem Salvini-Di Maio.
Se così fosse, soprattutto il puntiglio del leader leghista lascerebbe più di qualche sospetto. Perché forse Salvini sta già intravedendo verdi pascoli alle prossime elezioni. Anzi, come ha detto Massimo D’Alema a Pietro Grasso in un fuori onda che ha fatto il giro del web, “Se torniamo alle elezioni questi prendono l’80%”. Salvini dunque ha insistito all’inverosimile su Savona perché non aveva voglia di governare come junior partner di Di Maio? Un’ipotesi assolutamente da non sottovalutare.  

Mattarella e Cottarelli

Al 90%, dopo il no di Mattarella, si tornerà a votare. Con un “governo neutro” a gestire il Paese nei prossimi mesi. Mattarella ha già convocato Carlo Cottarelli. E il possibile esecutivo guidato dall’economista, se dirà sì al Quirinale, sarà certamente tecnico e di minoranza. Ma con compiti difficili: dovrà portare l’Italia al voto e affrontare le emergenze finanziarie, dalla sterilizzazione dell’aumento dell’Iva agli altri nodi della prossima legge di Bilancio.

Salvini sempre più king maker

Ma veniamo alle prospettive politiche, che ruotano tutte attorno a Salvini. Il leader leghista potrebbe ricompattare la coalizione di centrodestra, Silvio Berlusconi permettendo, cercando di superare il 40% nelle prossime elezioni e ottenendo così una solida maggioranza. A guardare i sondaggi, una prospettiva non lontana, grazie all’aumento esponenziale dei consensi della Lega (dal 17,6% del 4 marzo è data al 24,5% nelle intenzioni di voto).

Tuttavia c’è anche un’altra carta sul tavolo del Carroccio. Tenendo presente la frenata dei 5 Stelle nei sondaggi, scesi al 31%, Salvini fa saltare il rissoso banco del centrodestra. E prova a candidarsi in tandem con Luigi Di Maio. Con la stessa clausola applicata a Berlusconi: chi raccoglie più voti fa il premier. Se Di Maio (e Casaleggio) ci dovessero stare, le prospettive giallo-verdi sono tutte da vedere. E lasciano presagire anche una possibile caduta dalla padella nella brace. Se Mattarella ha fermato Savona per tutelare i risparmi degli italiani contro i pruriti anti-euro, come risponderanno i mercati di fronte a una campagna elettorale con populisti e sovranisti schierati all’unisono per cambiare tutto?

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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