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Savona: ecco la risposta dell’economista al rifiuto del Quirinale

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Il professor Paolo Savona

Savona non ci sta. E le canta al Presidente della Repubblica. Con il no al suo nome per il ministero dell’Economia, Sergio Mattarella ha fatto naufragare la nascita del governo giallo-verde di Giuseppe Conte. E l’82enne economista ha reso pubbliche le sue critiche a questa scelta del Quirinale.

Savona e la scusa dell’euro

“Ho subito un grave torto dalla massima istituzione del Paese sulla base di un paradossale processo alle intenzioni di voler uscire dall’euro e non a quelle che professo e che ho ripetuto nel mio Comunicato, criticato dalla maggior parte dei media senza neanche illustrarne i contenuti”, scrive Paolo Savona su su scenarieconomici.it. “Insieme alla solidarietà espressa da chi mi conosce e non distorce il mio pensiero, una particolare consolazione mi è venuta da Jean Paul Fitoussi sul Mattino di Napoli. E da Wolfgang Münchau sul Financial Times“.

Fitoussi e la teoria dei giochi

“Il primo, con cui ho da decenni civili discussioni sul tema, afferma correttamente che non avrei mai messo in discussione l’euro. Ma avrei chiesto all’Unione Europea di dare risposte alle esigenze di cambiamento che provengono dall’interno di tutti i paesi-membri. Aggiungo che ciò si sarebbe dovuto svolgere secondo la strategia di negoziazione suggerita dalla teoria dei giochi che raccomanda di non rivelare i limiti dell’azione, perché altrimenti si è già sconfitti. Un concetto da me ripetutamente espresso pubblicamente. Nell’epoca dei like o don’t like anche la Presidenza della Repubblica segue questa moda”.

Münchau e la miopia tedesca

“Più incisivo e vicino al mio pensiero è il commento di Münchau”, afferma Savona. “Egli analizza come deve essere l’euro per non subire la dominanza mondiale del dollaro e della geopolitica degli Stati Uniti, affermando che la moneta europea è stata mal costruita per colpa della miopia dei tedeschi. La Germania impedisce che l’euro divenga come il dollaro ‘una parte essenziale della politica estera’. Purtroppo, egli aggiunge, il dollaro ha perso questa caratteristica. L’euro non è in condizione di rimpiazzarlo o, quanto meno, svolgere un ruolo parallelo. E di conseguenza siamo nel caos delle relazioni economiche internazionali. Queste volgono verso il protezionismo nazionalistico, non certo foriero di stabilità politica, sociale ed economica. È il tema che con Paolo Panerai ho toccato nel pamphlet recentemente pubblicato su Carli e il Trattato di Maastrich, dove emerge la lucida grandezza di Paolo Baffi”.

Savona e l’occasione mancata

“L’Italia registra fenomeni di povertà, minore reddito e maggiore disuguaglianze”, prosegue Savona. “Il 28 e 29 giugno si terrà un incontro importante tra Capi di Stato a Bruxelles: chi rappresenterà le istanze del popolo italiano? Non potrà andarci Mattarella. Né può farlo Cottarelli. Se non avesse avuto veti inaccettabili, perché infondati, il Governo Conte avrebbe potuto contare sul sostegno di Macron. Così incanalando le reazioni scomposte che provengono dall’interno di tutti indistintamente i paesi-membri europei verso decisioni che aiutino l’Italia a uscire dalla china verso cui è stata spinta”.

Münchau, conclude Savona, “giustamente afferma che ‘teme non vi sia un sostegno politico nel Nord Europa’ e quindi non ci resta che patire gli effetti del protezionismo e dell’instabilità sociale. Si tratta di decidere se gli europeisti sono quelli che stanno creando le condizioni per la fine della Ue o chi, come me, ne chiede la riforma per salvare gli obiettivi che si era prefissi”.

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