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Ponte Morandi: con 20 indagati la Procura di Genova si copre le spalle…

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Ponte Morandi: per il crollo che ha causato 43 morti la Procura di Genova ha iscritto 20 persone nel registro degli indagati. Persone che presto riceveranno un avviso di garanzia.
Ma saranno tutti colpevoli? Non lo pensa neppure la stessa Procura. Vediamo perché.

Meccanica del processo penale

Proviamo a capire che cosa succede: il processo penale è diviso in due parti, l’istruttoria e il dibattimento. L’istruttoria è di competenza dei magistrati della Procura, mentre il dibattimento è demandato al giudice che deve essere terzo rispetto ad accusa e difesa.

Ma il nostro sistema penale prevede che la prova si formi in dibattimento e con la partecipazione delle parti, che in legalese si chiama principio del contraddittorio. In pratica cosa vuol dire? Che tutto il materiale che la procura raccoglie per diventare “prova” deve passare al vaglio del giudice che deve assumerla davanti alle parti. Che si tratti di una testimonianza, di un sopralluogo o di una perizia, le parti hanno diritto a partecipare e a dire la loro. Fino a quel momento è un semplice “indizio”.

Ponte Morandi: le fasi del processo

Torniamo alla tragedia di Genova: ipotizziamo che la Procura ordini una perizia tecnica sui monconi del viadotto. I periti (della Procura) stabiliscono che la colpa del crollo è del fatto che gli stralli erano fatti di un acciaio troppo “debole”. La Procura così chiede il rinvio a giudizio del titolare della ditta fornitrice dell’acciaio. Ma al processo l’imputato ha il diritto di contestare la perizia della Procura e di produrre perizie contrarie. A quel punto il tribunale può (o meglio, deve) ordinare una nuova perizia. Nomina un perito (d’ufficio) che torna ad esaminare l’acciaio assieme ai periti (di parte) di accusa e difesa.

L’incidente probatorio

Per fare questo, direte, occorre che il ponte rimanga com’è e dov’è per anni e anni. Infatti! Anche perché la stessa richiesta di perizia potrebbe essere rinnovata in appello, com’è accaduto ad esempio per il Dna di Bossetti nel processo per l’omicidio di Jara Gambirasio. Ma c’è un rimedio, l’incidente probatorio, regolato dall’articolo 392 del codice di procedura penale.

In qualunque momento dell’istruttoria difesa o pubblica accusa possono chiedere al giudice (in questo caso il Gip, Giudice delle indagini preliminari) di ammettere l’incidente probatorio. In concreto cosa accade? Che se il Gip lo ritiene opportuno – e in questo caso sarebbe strano che la pensasse diversamente – parte un mini-processo: il giudice nomina il suo perito (d’ufficio) e le parti nominano i loro. La perizia che viene depositata, e alla quale hanno partecipato tutte le parti, avrà in seguito valore di prova, anche durante il giudizio.

L’ingegner Pinco Pallino

È per questo che la Procura genovese è stata di “manica larga” nell’invio delle informazioni di garanzia, cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di soggetti responsabili. Perché – non sia mai – se fra qualche anno, demolito e conferito in discarica il ponte, dovesse saltar fuori che tutta la responsabilità era dell’ingegner Pinco Pallino, ma la Procura non l’aveva iscritto nel registro degli indagati, l’intera inchiesta potrebbe finire nel nulla.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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