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Maltrattamenti: il caso Piacenza e una norma da cambiare

Maltrattamenti verso bambini, disabili o anziani: il fenomeno fa sempre scalpore. L’ultimo caso si è verificato a Piacenza. Due insegnanti di una scuola elementare, la Vittorino da Feltre, sono finite ai domiciliari per abusi nei confronti degli alunni. Le docenti, una 45enne e una 58enne, sono state prelevate a seguito di un blitz della polizia municipale della città emiliana.

Telecamere spia

Tutto era partito dalla segnalazione di un’insegnante di sostegno. La collega aveva notato comportamenti eccessivi da parte delle docenti. La polizia – coordinata dal sostituto procuratore Antonio Colonna – aveva immediatamente installato telecamere di controllo. E dall’esame dei filmati era giunta ben presto alle conclusioni: le due insegnanti compivano vere e proprie angherie nei confronti di alcuni alunni.

Piacenza: terzo caso in pochi mesi

Purtroppo negli ultimi mesi la città emiliana è stata teatro di altri casi. È di qualche giorno fa l’arresto di un sacerdote accusato dello stesso reato. Ma questa volta ai danni dei disabili affidati alle sue cure. Ed è di qualche mese fa l’arresto di altre due maestre di un asilo nido piacentino, sempre per maltrattamenti verso i bambini loro affidati.

Maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione

Al di là degli aspetti sociologici e dell’eterna domanda sul perché tali fatti avvengano, incentriamo l’attenzione sul reato di “abuso dei mezzi di correzione e disciplina”. È regolato dall’articolo 571 del nostro codice penale. “Chiunque abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, ovvero per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito, se dal fatto deriva il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente, con la reclusione fino a sei mesi”. Abuso significa eccesso. Il che vorrebbe dire che è consentito usare mezzi di correzione e di disciplina nei confronti dei figli o degli alunni “sottoposti alla propria autorità”. E che la legge punisce solo l’eccesso degli stessi.

Un relitto del passato

L’articolo 571 è uno dei rari casi nei quali il nostro codice dimostra tutta la sua età (1930). E mentre alcuni articoli e alcune parti del codice penale sono stati più volte modificati, questo è rimasto integro. A ricordo dei tempi nei quali ai maestri e agli educatori era consentito usare mezzi di correzione. Oggi di abuso può parlarsi, per esempio solo nei casi di uso improprio o abnorme di mezzi leciti (note sul diario, espulsioni dalla classe e simili metodi non cruenti). Mentre se si usano mezzi illeciti (percosse, ingiurie e minacce) si applicano i reati corrispondenti, aggravati dall’abuso.

Maltrattamenti da rileggere

Ma è sufficiente, di fronte alla frequenza di denunce e arresti per maltrattamenti e soprattutto alla luce del proliferare di strutture dedicate a disabili e anziani? Forse il reato di maltrattamenti andrebbe riletto in termini contemporanei. Certo, serve una formazione degli addetti a bambini, disabili e anziani più adeguata. Ma con un inquadramento giuridico e deterrenti più forti i maltrattamenti verso le categorie più deboli si potrebbero combattere in modo più adeguato.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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