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Pd, inizia l’era Schlein: rilancio o de profundis per i dem?

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Pd: inizia l’era di Elly Schlein. Ma domenica sera la grande festa che doveva incoronare la prima donna segretaria del Partito democratico è stata rovinata e attutita dalle notizie che arrivavano dalla costa calabrese, dove era avvenuta una tragedia che oscurava il risultato delle primarie dem. Un barcone di migranti, moltissimi minori e molti bambini, si era spezzato in due nei pressi della costa, provocando un’ecatombe di morti.

Accadrà, mutatis mutandis, lo stesso nel Pd? L’arrivo della Schlein rappresenterà lo schianto finale del partito già di Letta, Zingaretti e Veltroni? Certo, molti rappresentanti del centrodestra al governo si fregano le mani: un Pd moderatamente riformista posto nelle mani sicure del già rodato Bonaccini sarebbe stato un osso ben più duro. La Schlein rappresenta ai loro occhi quella “sinistra della Ztl” che sarà destinata a perdere per i prossimi anni, lasciando un’autostrada alle forze della maggioranza.

Tra Lugano, Bologna e Chicago

Ma sarà davvero così, oppure ci sarà un rilancio? Elly Schlein, 37 anni, è nata a Lugano, con cittadinanza statunitense naturalizzata svizzera. Entrambi i genitori sono docenti universitari. Dopo la laurea in legge a Bologna, la Schlein è a Chicago sia nel 2008 che nel 2012 e collabora ad entrambe le campagne elettorali di Obama.

Nel 2013, tornata in Italia, fonda #OccupyPD per contestare il voto dei famosi 101 contro l’elezione di Prodi al Quirinale. Sempre nel 2013 si schiera con Pippo Civati (altro esponente della sinistra milanese Ztl) e nel 2014 diventa europarlamentare del Pd (2014-2019), alla faccia della vulgata secondo cui Schlein sarebbe un “papa straniero” arrivata solo ieri a chiedere la tessera Pd.

I suoi programmi? Più che altro, per la deputata ed ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna proprio con Bonaccini, possiamo parlare di parole d’ordine. Come “i diritti non sono negoziabili”, “salario minimo”, “ambiente”, “no Job act”, “sì all’immigrazione”…

Da Conte a Renzi e Calenda

Altri due gruppi si stanno fregando le mani: da una parte Conte e i 5 Stelle, perché sembra finita, con la Schlein, la lite a sinistra. Molte parole d’ordine sono comuni, compresa una virata sull’atteggiamento del Pd nei confronti della guerra in Ucraina e non si esclude un prossimo abbraccio tra i due schieramenti. Ma sembrano soddisfatti anche Renzi e Calenda, perché è evidente a tutti che la svolta massimalista che la Schlein vorrà imprimere al Pd lascerà sul campo molte defezioni (oggi ha già cominciato l’ex ministro Fioroni, si parla anche del sindaco di Bergamo Gori e della stessa capogruppo Serracchiani).

Quali moderati di sinistra si potranno ritrovare in un partito barricadero e velleitario come l’immagina la nuova segretaria? Probabilmente pochi. E allora troveranno braccia aperte nel terzo polo, che spera così di risollevarsi dalla recente débâcle elettorale alle regionali.

Novità e condizionamenti

Per l’ennesima volta il Pd ha scelto la novità, il nuovo che avanza; ed ha scartato, anche se per poco (54% Schlein, 46% Bonaccini), l’usato sicuro rappresentato dal governatore dell’Emilia-Romagna. La linea Schlein è decisamente più di sinistra rispetto a quella di Bonaccini, che era arrivato nei giorni scorsi a difendere il governo Meloni (“non è fascista; è capace, lasciamola lavorare”) ed è sostenuta da importanti esponenti dem, da Franceschini al vicesegretario Provenzano, da Boccia allo stesso Letta, da Orlando a Zingaretti.

Invece moltissimi sindaci e amministratori locali erano schierati con Bonaccini. Il problema, da molti sottovalutato, è che Schlein ha promesso una svolta epocale, che comprende già alcune vittime sacrificali, prime tra tutte le capogruppo alla Camera e al Senato Serracchiani e Malpezzi. Ma secondo noi si illude chi, avendola sostenuta, è convinto di riuscire a condizionarla: il mandato “popolare” delle primarie conferisce alla Schlein un incarico molto forte. Lei appare ben determinata a dare una svolta su molti temi identitari. E non ci sembra il tipo da fermarsi di fronte ad eventuali defezioni.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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